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Bertinotti: ’’L’accordo sui contratti? E’ una gabbia’’ |
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L’accordo sui contratti "è una gabbia" e l’esito che si sta delineando "è catastrofico" per il sindacato. E’ "sorprendente che non ci sia indignazione" di fronte a uno "strappo alla democrazia". Lo sostiene Fausto Bertinotti. L’accordo firmato dalle parti sociali, spiega, "ha concesso in termini di sistema generale tutto ciò che l’ispirazione della Fiat aveva messo in campo: il contratto nazionale può essere in qualunque momento modificato in peggio sulla base dell’esigenza dell’impresa, con un rovesciamento della contrattazione". Ora il contratto svuotato "dà la possibilità alle aziende di imporre un peggioramento delle condizioni in nome della competitività". Secondo Bertinotti, a perdere sono, insieme, i lavoratori e il sindacato. "E’ messa fuori gioco la volontà dei lavoratori, che non possono più votare, e quella del sindacato, che se non aderisce ad un accordo non può più adire al conflitto". In sostanza, l’accordo "è una gabbia contro la pratica sindacale", perché "i lavoratori sono deprivati della possibilità fondamentale di esprimersi con il loro mandato". La svolta, in negativo, sembra epocale. "Passiamo dal principio liberale di una testa un voto al principio corporativo del voto ’per stati’. E’ un’operazione sconvolgente", dice ancora Bertinotti. Il sindacato, secondo l’accordo, "assume la funzione di una associazione fra soci e diventa cinghia di trasmissione per estendere condizioni peggiorative". L’ex presidente della Camera continua a descrivere quello che ritiene innanzitutto "uno strappo alla democrazia" e trova "sorprendente" che "non ci sia indignazione nei confronti dell’intesa". L’alternativa a quanto fatto, fa notare, "sarebbe stata la strada del consenso, perché la competitività si fa o con la frusta o con la fantasia". Ora, avverte Bertinotti, "non ci si dovrà stupire se movimenti come quello no tav prenderanno corpo anche in fabbrica. Perché governare senza consenso ha un prezzo, l’insubordinazione". Riguardo alla Fiat, Bertinotti commenta così le richieste dell’ad Marchionne: "Non solo si vuole mettere fuori gioco il lavoratore, ma anche il magistrato. E’ il massimo dell’autoritarismo possibile". Dal punto di vista della filosofia, spiega Bertinotti, con l’accordo siglato dalle parti sociali sui contratti, "è stato concesso tutto ciò che si poteva a Marchionne". Ma nella pratica contrattuale "ci si espone alla beffa di Marchionne che dice ’l’accordo non mi garantisce nei confronti del giudice’. Non solo si vuole mettere fuori gioco il lavoratore, ma anche il magistrato". Quanto all’ipotesi di un legge ’ad aziendam’, l’ex presidente della Camera la ritiene una strada "a cui l’accordo da’ un accesso". E questo perché, ribadisce Bertinotti, pur "essendo stato fatto sotto la spinta di una azione ricattatoria, accogliendo la filosofia di Marchionne e facendone un sistema", l’accordo "non potendo fare anche retroattività, lascia scoperta la possibilità che il giudice intervenga dicendo che gli accordi fatti (Pomigliano, Mirafiori, ex Bertone) non sono rispondenti alle leggi". |
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