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30 anni di autogestione,Casa Morigi finirà in mano ai privati |
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Casa Morigi. Milano, stabile del 1400, quattro scalinate, 3.500 mq. Sede di un’occupazione storica nel quartiere romano e che oggi dà ancora alloggio a venti nuclei italiani, circa quaranta persone. Cosa succederà in prossimità dell’estate a quest’esperienza di autogestione trentennale? La Casa, nel 2009 ceduta a un fondo di gestione immobiliare gestito dalla Bnl, è stata messa in vendita. Diventerà proprietà privata. Su Casa Morigi si specula. Questo è e fa indignare le persone che anche da più di vent’anni vivono lì dentro. Come Roberta, che mentre racconta la storia dello stabile narra quella della sua famiglia. Lei è la figlia del proprietario della Taverna Morigi ed è vissuta in quest’edificio prima con i genitori, da quando era piccola, poi con la sua famiglia, un cane e un gatto. Impensabile per lei andar via da lì: «Per questa casa - spiega - abbiamo lottato per anni. Prima i miei genitori, poi io stessa». «Siamo preoccupati», ammette un altro inquilino, «avremmo preferito che lo stabile rimanesse nelle mani del comune. E’ difficile per noi accettare che quest’autogestione con una storia di trent’anni alle spalle possa essere sgomberata e finire nelle mani di un privato». Casa Morigi, proprietà del comune di Milano dal 1939, dagli anni Quaranta viene amministrata dalla società Sami, della famiglia Radice Fossati, e che negli anni Settanta cerca di appropriarsene attraverso una causa di usucapione al comune. La perde. Dopo uno sgombero negli anni Sessanta lo stabile resterà semivuoto per circa quindici: le condizioni strutturali non incoraggiano a viverci. Ma è nel 1976 che all’interno di Casa Morigi ha inizio l’esperienza di occupazione autogestita. Gli unici con il coraggio di alloggiarvi sono un gruppo di omosessuali che avvieranno personalmente lavori di contenimento del degrado. Lo stato di disagio è chiaro anche nell’assenza di riscaldamento, la mancanza di un tetto… I trent’anni di vita di quest’occupazione rappresentano un arco di tempo piuttosto lungo in cui gli occupanti, autofinanziando i lavori di ristrutturazione, hanno reso vivibile quest’edificio contando sulla professionalità di ingegneri e architetti che sono stati sempre consultati. Uno stabile, Casa Morigi, la cui bellezza e valore non è possibile prescindere dall’apporto degli occupanti. Eppure negli anni varie vicissitudini e tentativi di speculazione imbarazzanti hanno fatto riflettere su una forte indifferenza verso la storia di quest’occupazione autogestita: con la Moratti, l’assemblea dello stabile, contatta la giunta Albertini. La richiesta è chiara: pagare un affitto per le case del comune e uscire dallo stato di occupazione. Il comune richiede qualche migliaia di euro. La richiesta successiva di pagare a rate non viene approvata. Nel 2009 la Moratti procede per speculare su Casa Morigi con un avviso di sgombero per pericolo strutturale e mettendola in vendita. Ma gli inquilini rispondono presentando un ricorso al Tar con carte di ingegneri e architetti. La procedura di sgombero viene sospesa in quanto la casa entra a far parte del fondo immobiliare. Oggi dunque è l’ennesima speculazione. Casa Morigi: da occupazione autogestita trentennale, dove uno statuto interno regola questa convivenza in cui vige il concetto di "appartenenza" e non di "proprietà", a speculazione edilizia, laddove lo stabile finirà nelle mani di privati. Isabella Borghese |
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