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LO SPECCHIO - CARMANO - DI UN'ITALIA DEFORMATA |
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di Roberto Silvestri
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«Ho cercato di intrecciare più storie e livelli nel film, di mettere uno specchio davanti a noi, perchè ciò è successo in Italia, le macerie prodotte, ce lo porteremo dietro un bel po' di tempo. Dal punto di vista psicologico, etico, costituzionale, culturale sarà un lungo lavoro di ricostruzione. Ci siamo un po' appannati ultimamente e non riusciamo più nemmeno a guardarci, a capirci bene. Ci siamo abituati all'inabituabile, se consideriamo normale che, per la quarta volta, un candidato premier si presenta con tre reti tv personali. Con tre tv anche noi potremmo diventare grandi comunicatori. In nessuna democrazia questo potrebbe succedere, non dico a un politico ma nemmeno a un semplice cittadino. Ma Il Caimano vuole raccontare anche altro, la storia di una separazione, l'amore per i cinema,...Ieri Nanni Moretti ha parlato della sua ultima commedia nera. Assieme a Stefano Della Casa, lo abbiamo intervistato per Hollywood Party. su Radiotre Rai, dopo aver letto le sue prime dichiarazioni d'agenzia: 1. detesto il cinema di propaganda 2. un film non può né deve orientare le scelte politiche dei cittadini 3. la data di uscita del film fu decisa un anno e mezzo fa, non è una furbata elettorale 4. il silenzio assoluto sul film non è strategia promozionale ma è per non rovinare la sorpresa del film. 6. Non ritaglio più i giornali, dalla scena in cui usammo i miei veri ritagli di giornali... Partiamo con le domande. Perché Nanni Moretti all'inizio rifiuta la parte del Caimano e alla fine la accetta? «Per spiazzare, per sorpendere, le cose dette da me sulla scalinata devono avere un senso in più. Non imito, non mi mimetizzo nell'originale. All'inizio dico quelle cose per prendere in giro un po' me stesso, visto che pretendo prepotentemente di giudicare il copione di Jasmine Trinca senza averlo letto, come chi, giorni fa, pretendevadi conoscere il film senza averlo visto. Poi però, come regista, visto che durante buona parte del film metto in scena il film di Jasmine, quello interpretato da De Capitani, alla fine volevo far coincidere, sovrapporre il suo film con il mio, e questo non solo per la mia presenza come attore. Così alla fine Silvio Orlando/Bruno, coi soldi che ha trovato vendendo metà dell'appartamento riesce a finirlo, raccontando un solo giorno della vita del Caimano. Ma non è la storia di una presa di coscienza. Silvio/Bruno si trova dentro il film perché non vede l'ora di stare sul set, forse incuriosito e attratto dalla filmaker, o per dare un segnale alla moglie da cui si sta separando, o forse perché alla fine capisce anche che quello è un film necessario, da fare». Quanto tempo hai passato oggi a leggere la sterminata rassegna stampa? «Ho letto solo due recensioni, alcuni titoli, naturalmente l'ediotoriale di Mariuccia Ciotta ». Quanti avvocati hanno controllato le battute? «Uno solo». Fellini? Miyazaki? quanti omaggi...«PerMiyazaki devo ringraziare mio figlio ho visto carto- Mulan, Nemo, Shreck, La città incantata, mi ha fatto vedere le cose più belle degli ultimi anni. Mi dispiace invece, a proposito della Nave va, la distruzione dell'enorme Caravella, non se l'è presa nessuno. Certo l'episodio di «Boccaccio 70» con Anita Ekberg, l'ha girato all'Eur, come noi sulla Cristoforo Colombo ». I due bambini? «Professionali e autentici, nonostante i 5 anni, e hanno individuato subito nell'attrezzista Stefano, detto Zazu, il loro uomo: dopo ogni totale o prima dei campi a due ottenevano da lui "tre bustine di figurine dei calciatori, per piacere"». Cos'è il pezzo mancante di Lego giallo? «Non ci ho mai giocato, mio figlio, anni fa...è una cosa cresciuta un po' durante le riprese e si alterna con la scena della corale di Haendel». Quello che dici sul cinema italiano, su cos'era e cos'è oggi, non lo avevi mai detto con tale completezza. «Mi faceva piacere coinvolgere come attori tanti registi, alcuni sono amici, strepitosi come attori, come Carlo Mazzacurati, altri dovevano interpretare, come Montaldo un regista, Luca d'Ascanio un aiuto regista e Antonello Grimaldi un direttore di produzione, e quindi dovevano sapere di che stavano parlando. Poi comincia a piacermi coinvolgere più registi possibili, Rulli, Sorrentino, Garrone, Calogero.... Forse rispetto a un po' di anni fa ho un atteggiamento meno chiuso nei confronti dei colleghi. Ho un grande affetto, per tutti i personaggi, ma soprattutto per questo produttore, Bruno Bonomo, che ha fatto questi film qui, ma non ha complessi di inferiorità né di superiorità nei confronti del cinema d'autore. E' contento di averli fatti, dice con molta serentià che alcuni erano «proprio fascisti», ma non vede l'ora di ricominciare a lavorare».da Il Manifesto |
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