No alle trivelle nell’Adriatico
 











Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità la proposta di legge alle Camere (ai sensi dell’art. 121, secondo comma della Costituzione) su "Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi liquidi". La proposta tende a mettere in salvo non solo le Isole Tremiti, ma tutto l’Adriatico, dall’attività estrattiva ritenendo prevalenti la questione ambientale e l’attività turistica. A tal fine prevede il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico prospiciente le Regioni Puglia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise. I divieti in questione si applicano anche ai procedimenti autorizzatovi avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della legge.
Le trivellazioni petrolifere sono fortemente contestate dai residenti e dagli artisti che in questi anni hanno trovato casa a Tremiti come Lucio Dalla, e dalla Regione Puglia, che ha
fatto ricorso al Consiglio di Stato contro le trivellazioni approvate dal Governo nazionale. Il cantautore era intervenuto anche a Maggio a Termoli per la grande manifestazione in difesa del mare Adriatico contro le trivellazioni petrolifere. Quel giorno in tremila tra politici, amministratori di Puglia, Molise ed Abruzzo, rappresentanti di 280 associazioni, imprenditori turistici, balneatori, marittimi, studenti e cittadini di tre regioni manifestarono la ferma contrarietà al progetto di trivellazione. Nell’anno del 150/o anniversario dell’unità d’Italia ogni riunione del Consiglio, compresa la seduta odierna, è aperta dall’Inno di Mameli.
Soddisfatto il presidente del Consiglio Introna : "La Puglia compatta a difesa dell’Adriatico: ancora una pagina di buona politica in Consiglio regionale. Il nostro mare e in particolare le nostre splendide isole, le Tremiti, sono interessati dai progetti di multinazionali che rischiano di aggredire queste acque per pochi barili di pessimo
petrolio. Il disastro che ha devastato il Golfo del Messico è un precedente quanto mai sinistro: i profitti di pochi minacciano il patrimonio naturale e paesaggistico adriatico, che rappresenta una ragione di vita per milioni di pugliesi, molisani, abruzzesi e di cittadini italiani e balcanici".