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Controffensiva sul San Raffaele "Sanità privata dietro i detrattori" |
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"Non c’è una questione San Raffaele". Il governatore Nichi Vendola parla malvolentieri dell’ospedale che l’amministrazione regionale vuole tirare su al quartiere Paolo VI di Taranto. Sessanta milioni di denaro pubblico già sono nelle casse della tesoreria perché il nuovo nosocomio possa prendere forma e, "a regime", assorbire "le attività attualmente svolte presso le strutture Santissima Annunziata e Moscati", quelle tra il capoluogo ionico e Statte. Un programma ambizioso, che alla fine costerà 120 milioni. A cui si aggiungeranno 150 milioni per realizzare il polo materno-infantile e 40 milioni perché si materializzino le Case della salute. Un’operazione grande 310 milioni che fa tremare i polsi e che, a sinistra come a destra, non suona incoraggiante per i guai finanziari del quartier generale milanese dell’istituto medico-scientifico più famoso del Belpaese destinato ad assumere la "gestione sperimentale" del centro d’eccellenza made in Sud. Fa sapere Vendola: "La pratica è in corso d’opera. Aspettiamo di vedere quello che succederà prima di aprire bocca". Ogni riferimento ai malumori sollevati da partiti e sindacati sull’opportunità di varare insieme con soci sull’orlo del fallimento la più moderna "nave da crociera" dell’assistenza, non sembra casuale. È la stessa ragione per cui il presidente della giunta non ha l’intenzione, almeno per ora, di "fare chiarezza" di fronte alla commissione Sanità come gli avevano domandato sia il Pdl, sia il terzo polo. Piuttosto il decreto del rivoluzionario gentile per dare il via ai lavori, dovrebbe essere firmato non prima di settembre. Quando l’assessore Angela Barbanente avrà finito di mettere nero su bianco tutte le regole urbanistiche che poi dovranno essere rispettate. Mentre va avanti la seduta del consiglio, Vendola riceve nel box a ridosso dell’aula l’assessore Michele Pelillo. I due chiacchierano dietro una porta chiusa, alla larga da orecchie indiscrete. Quando esce, Pelillo spiega: "Sono tra i più convinti sostenitori del progetto San Raffaele. Si tratta di una storia che crea gelosie, invidie e difficoltà tanto al governatore quanto al sottoscritto". A questo punto il titolare del Bilancio, lancia la pietra nello stagno: "La sanità privata si è allarmata. Ha capito che facciamo sul serio e che non ci fermeremo. Ecco perché non vorrei che fosse pronta a tutto pur di osteggiare la costruzione del San Raffaele del Mediterraneo. Coltiva il timore di vedere decurtati i propri ricavi dal momento in cui sarà realtà questo investimento a sostegno della sanità pubblica in un’area dove, come stanno le cose, il tasso di mobilità passiva è il più alto della Puglia. Un tarantino su tre va a ricoverarsi nel resto d’Italia e questo costa all’Asl qualcosa come 130 milioni di euro all’anno. Voglio dire che gli interessi economici in gioco sono molto forti e dobbiamo aspettarci qualsiasi tipo di colpo basso da parte di chi vuole trasformare in un incubo il sogno di curarsi bene a casa propria".(Lello Parise-repubblica) Perdipiù dopo anni dal progetto iniziale si torna a parlare del “San Raffaele del Mediterraneo”, ma proprio quando si era vicini a realizzare l’idea in realtà, qualcosa non ha funzionato. Infatti in questi giorni le cronache nazionali ci portano la notizia del collasso finanziario del gruppo milanese e del suicidio di Mario Cal, vicepresidente della Fondazione “San Raffaele” di Milano. Era proprio lui in prima persona a seguire le contrattazioni e i progetti per la realizzazione della nuova struttura sanitaria a Taranto. Mario Cal era infatti amministratore della “13 Maggio”, la società che ha tutta la gestione dei servizi della “Cittadella della Carità” di Taranto e che ha premuto sul Comune di Taranto affinché cancellasse tutti i vincoli presenti sul suolo dove dovrebbe sorgere il nuovo “San Raffaele del Mediterraneo”. Gli affari della Fondazione “San Raffaele” in Puglia sono gestiti con una quota maggioritaria del 51% appartenente alla “Cittadella della Carità” e una quota minoritaria del 49%. Quest’ultima quota è a sua volta suddivisa in due quote identiche appartenenti alle società “Dep” dei fratelli Maniglia, proprietari de “La Cascina” ex “La Fiorita”, nota ditta appaltatrice in ambito sanitario sotto inchiesta giudiziaria, e alla Duemila s.r.l. E la società “13 Maggio” che era guidata da Mario Cal era la stessa nella quale confluivano gli interessi economici di questi gruppi societari della Puglia, ma il “San Raffaele del Mediterraneo” costituisce un affare da centinaia e centinaia di milioni di euro e costituirà un corsa contro il tempo per tutto il mondo imprenditoriale jonico. Infatti stessa dinamica vale per l’operazione che la Fondazione “San Raffaele” sta effettuando a Cefalù in Sicilia e che vorrebbe provare a realizzare anche in Sardegna. Anche in questi due ultimi casi la gestione dei lavori era stata affidata a Mario Cal. E il “San Raffaele del Mediterraneo”? Era il 30 novembre 2009, quando venne siglato l’accordo fra regione Puglia, Fondazione “San Raffaele” Monte Tabor, comune di Taranto e ASL TA, che prevedeva l’istituzione del centro oncologico “San Raffaele del Mediterraneo” in terra jonica. La previsione era per 572 posti letto (510 per le degenze ordinarie e 62 per i ricoveri in regime di day-hospital) e un personale costituito da 1.200 unità. Il progetto del nuovo ospedale prevedeva fondamentalmente una suddivisione in sei Dipartimenti: il Dipartimento Medico con i reparti di Medicina Generale, Malattie Infettive e tropicali, Nefrologia, Oncologia, Ematologia e Microcitemia, Geriatria, Pneumologia e un Day-Hospital Multispecialistico; il Dipartimento Chirurgico con i reparti di Chirurgia Generale, Ortopedia e Traumatologia, Urologia, Anestesia e Rianimazione e Day-Surgery Multispecialistico; il Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, attorno al quale ruoteranno i reparti di Cardiologia comprensiva di disciplina interventistica, Cardiochirurgia, Chirurgia Toracica, Chirurgia Vascolare, Terapia Intensiva Cardiochirurgia e UTIC; a seguire il Dipartimento distretto Testa-Collo e di Neuroscienze con reparti di Neurologia, Psichiatria, Neurochirurgia, Chirurgia Maxillo-facciale, Otorinlaringoiatria, Oculistica, Stroke Unit, Terapia Intensiva Neurochirurgica; il Dipartimento Materno-Infantile con le strutture di Pediatria, Ostetricia e Ginecologia, Patologia Neonatale Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale; ed infine il Dipartimento Post Acuzie con i reparti di Riabilitazione Multidisciplinare Cardio, Neuro ed Ortopedia. Inoltre ad affiancare i sei dipartimenti era prevista la disponibilità di 20 posti letto per la Dialisi, 20 culle, 14 sale operatorie, 2 sale di Emodinamica, 4 sale parto ed 1 sala per il cesareo. Questa realizzazione, nell’accordo iniziale, aveva un valore pari a 210mln di euro, dei quali 120mln provenienti dalla regione Puglia, 80mln dalla Fondazione “San Raffaele” Monte Tabor e 10 mln dal Governo centrale. In questo panorama economico è difficile prevedere quali saranno realmente le sorti del nuovo ospedale di Taranto, perché c’è da considerare che la Fondazione milanese deve fare i conti con debiti patrimoniali che viaggiano intorno a 1,4mln di euro. E ora? In che direzione andrà la sanità pugliese? (C.L.) |
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