DROGHE, IL GOVERNO DA' I NUMERI
 







di Eleonora Martini




Perfettamente in linea. Le tabelle che fissano la soglia di separazione tra l'uso personale e lo spaccio, sono perfettamente in linea con l'impronta ideologica che ha dato i natali, pochi giorni prima dello scioglimento delle Camere, alla legge Fini-Giovanardi sulle sostanze stupefacenti.
Si potrebbe essere bollati come spacciatori a partire dai 5 grammi in su di hashish o di marijuana, contenenti il 10% di principio attivo, quello che mediamente si trova sulle piazze di periferia, mentre fino a 1,6 grammi di cocaina pura al 45% (decisamente strong, da élite) o fino a 1,7 grammi di eroina al 15% (mediamente pericolosa), non si commette reato punibile penalmente. L'obiettivo dichiarato e preso di mira fin dal primo momento è, dunque, sempre quello: stigmatizzare e perseguire i consumatori di cannabis.
Ieri, a cinque giorni dalle elezioni, il ministro per i rapporti con il parlamento con delega alle tossicodipendenze, Carlo Giovanardi, ha
presentato il tanto atteso decreto ministeriale che va a completare la legge antidroga che porta il nome del vicepremier Gianfranco Fini.
Le tabelle, che si avvalgono del lavoro della commissione di medici e tossicologi nominata ad hoc dal ministero della Salute, ma non solo, prendono in esame le sostanze più in uso delle 170 riportate in osservanza alle convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia. Ma l'attenzione è puntata sostanzialmente sulle sei più diffuse: eroina, cocaina, cannabis (senza differenziare tra hashish e marijuana), Mdma (ecstasy), amfetamina e Lsd. Le quantità massime sono espresse in milligrammi di principio attivo, ma vengono riportati anche i corrispettivi in grammi di sostanza lorda con relativa concentrazione e, con una logica alquanto oscura, il numero di assunzioni/dosi corrispondenti.
«Un grande pasticcio - commenta Riccardo De Facci, del coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza Cnca - ad un pusher di professione converrà senza
dubbio smerciare cocaina: si rischia di meno e si guadagna di più». Infatti il governo di centrodestra ha deciso che la «quantità massima detenibile» è, per esempio, di 500 mg di principio attivo di cannabis; 750 mg di cocaina o di Mdma; 500 mg di amfetamina e 250 mg di eroina. Tradotto in cifre più intellegibili ciò significa che si rischia dai 6 ai 20 anni di carcere, con poco più di 5 grammi di cannabis al 10% - corrispondenti solo secondo il governo di centrodestra a 15,20 assunzioni, in realtà molte di meno - che costano, sul mercato della strada, una media di 40 euro circa. Stessa pena per chi invece detiene qualcosa di più di 1,6 grammi di cocaina al 45% (difficile da reperire su strada, dove si trova con concentrazioni che si aggirano sul 15-20%), che si acquista a non meno di 500-600 euro.
«Se dal punto di vista della persecuzione del narcotraffico queste tabelle sembrano volte a favorire la vendita di cocaina o di eroina, - continua De Facci - da un punto di vista
sanitario si potrebbe quasi comprendere la soglia fissata per l'eroina, se la si considerasse come una quantità massima oltre la quale c'è il rischio di vita, una sorta di salvaguardia per la salute. Ma allora davvero non si capisce il limite fissato per la cannabis».
Le «soglie» sono state calcolate a partire da un dato «l'unico supportato da evidenti riscontri scientifici», secondo la commissione che lo ha definito, che è la «dose media singola», ossia la quantità di principio attivo che per ogni singola assunzione produce un «effetto stupefacente o psicotropo» su un «soggetto tollerante e dipendente». Cioè su una persona tossicodipendente e che tollera bene la sostanza. Difficile capire, però, come abbiano potuto individuare questo tipo di soggetto nel consumatore medio di cannabis.
Ma i risultati finali sono stati ottenuti, dalle istituzioni politiche, rivalutando e allontanandosi dai parametri della commissione, attraverso un «moltiplicatore variabile». Un ulteriore
parametro, quindi, tutto politico, individuato «in base al potere di ciascuna sostanza di indurre alterazioni comportamentali» e agli effetti che essa può avere sulle «capacità psicomotorie» della persona. Sette in tutto i termini di raffronto considerati, fra cui la frequenza di assunzione giornaliera, quella settimanale e la probabilità di superare la dose singola con un'elevata quantità.
Così i 150 mg di «dose media singola» prevista dalla commissione per la cocaina, ad esempio, sono stati moltiplicati per 5 e si sono così trasformati nei 750 mg definitivi.
«Il problema più evidente di queste tabelle - commenta il sociologo Guido Blumir - riguarda il quantitativo di cannabis. Siamo troppo lontani da quelli che ragionevolmente sono stati fissati in altri paesi dove non ragionano in termini di principio attivo ma di quantità lorde. Molto più onesto, perché c'è una certezza nel determinare, da parte di chi compera le sostanze stupefacenti, se si sta rischiando di incappare in
sanzioni penali o no. In Canada il limite è di 15 grammi, a New York è di 28, a Berlino di 15 e a Mosca di 20 grammi».da Il manifesto