|
|
Nitto Palma Guardasigilli un vero falco a via Arenula |
|
|
|
|
|
|
|
|
L’-amico di Cesare Previti- è il nuovo ministro della Giustizia. Silvio Berlusconi è salito ieri al Quirinale con in tasca il nome di Francesco Nitto Palma, parlamentare Pdl ed ex magistrato (è stato tra l’altro procuratore della Repubblica di Roma fino al 1993). Un nome col quale il premier sapeva di poter abbattere le resistenze di Napolitano: non è un ministro (il capo dello Stato aveva chiesto di non essere messo davanti ad un nuovo rimpasto di governo) ed è un parlamentare (altra richiesta del Colle). E infatti, la firma è arrivata subito: «Il Presidente della Repubblica - si legge nella nota del Quirinale - ha firmato il decreto con il quale, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, vengono accettate le dimissioni rassegnate dall’onorevole avvocato Angelino Alfano dalla carica di Ministro della Giustizia e nominato al medesimo dicastero il senatore dottor Nitto Francesco Palma che cessa dalla carica di Sottosegretario di Stato all’Interno». Via libera anche alla nomina di Anna Maria Bernini alla carica di Ministro «senza portafoglio» delle Politiche economiche (l’altra casella ancora libera). Nitto Palma succede ad Angelino Alfano, il quale ora potrà dedicarsi a tempo pieno all’incarico di segretario del Pdl. «Carissimo Presidente - si legge nella lettera di dimissioni inviata a Berlusconi - a ragione dell’incarico di Segretario politico del Pdl, di recente conferitomi, rassegno le mie dimissioni dalla carica di Ministro della Giustizia, in considerazione della specificità e dei compiti che allo stesso sono riconosciuti dalla nostra Carta Costituzionale e che mi fanno ritenere tale funzione di Governo incompatibile con un così rilevante incarico politico». L’attuale sottosegretario all’Interno, oltre che amico di Previti, viene descritto anche come grande amico di Luca Palamara, il segretario dell’Associazione nazionale magistrati. E dunque, ecco che la scelta di Nitto Palma come nuovo ministro della Giustizia assume un significato particolare e già qualcuno, negli ambienti delle toghe, non esita a parlare di «polpetta avvelenata». Classe 1950, romano, Nitto Palma può vantare una lunga carriera di magistrato, avendo svolto il ruolo di pubblico ministero in molti processi di terrorismo e di criminalità organizzata. Ma è certamente per la sua fedeltà a Berlusconi se l’ex toga potrà sedersi sulla poltrona che fu di Togliatti. Le cronache parlamentari in dieci non hanno mai registrato una sola sua dichiarazione contraria a Berlusconi, tanto meno per prendere le distanze dalle bordate del Cavaliere contro le «toghe rosse». Anzi l’ex magistrato non ha mai fatto mistero di non apprezzare per nulla le toghe politicizzate e di considerare certi processi (Imi-Sir/Lodo Mondadori) strumenti per «perseguire obiettivi di natura politica», avendo sempre scommesso sull’innocenza di Previti, per il quale «la sentenza di condanna era già scritta». Considerato un «falco» del premier, nel luglio 2002 è stato anche promotore di un emendamento che mirava a congelare i processi ai parlamentari fino al termine del mandato e rendere la sospensione retroattiva anche per i giudizi già iniziati. L’emendamento fu ritirato per le roventi che aveva sollevato. Ma, appunto, Nitto Palma non è un avvocato: è un ex magistrato. E per di più molto vicino a Palamara. Tanto è vero che non è mai stato in prima fila nelle polemiche e sui temi della giustizia si è tenuto sempre piuttosto defilato, preferendo portare avanti le sue battaglie “dall’interno”: sì a indulto e amnistia; no alle intercettazioni se non per gravi reati; soprattutto, sì alla divisione delle carriere; sì al doppio Csm. Insomma, il candidato ideale se l’obiettivo fosse, per esempio, quello di dividere l’Anm e farne esplodere le contraddizioni. Ecco perché la «polpetta avvelenata». Magari, si sussurra, «da Guardasigilli farà cose peggiori, ma è meno attaccabile di altri» proprio per queste sue caratteristiche, che, in perfetta coincidenza con i tempi attuali, lo fanno apparire come un ministro da unità nazionale. La prova è l’apertura di credito di cui gode da quando il suo nome come ministro della Giustizia ha cominciato a circolare. Tanto che non sono venuti attacchi o critiche né da Pd, né da Udc, né da Idv. Romina Velchi |
|