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Zona rossa è ciò che assedia la città con le grandi opere |
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Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo sulle grandi opere a Genova, soprattutto in Valpolcevera, e la loro connessione con gli eventi dell’anniversario del G8 del 2001, ho subito pensato al parallelismo tra la marcia dei 500 imprenditori indetta qui da Confindustria il 4 luglio del 2011, per rivendicare la necessità del Terzo valico, e la marcia dei 40mila di Torino del 14 ottobre 1980 che ha rappresentato la fine di un ciclo di vittorie della classe operaia e l’inizio del processo delle privatizzazioni e quindi della globalizzazione neoliberista. Con le debite proporzioni, questa marcia della classe padronale a Genova ha rappresentato l’ennesimo esempio di pressing delle lobbies dei cementificatori e degli speculatori. Ma i loro interessi non coincidono con quelli della cittadinanza i cui rappresentanti istituzionali (sia il presidente della Regione Burlando che la Sindaco Vincenzi hanno partecipato alla marcia si accodano a coloro che propugnano la tesi di uno "sviluppo" infinito e duraturo basato sulla movimentazione di merci e sulla cementificazione del territorio, invece di tutelare il bene comune e pensare alle piccole opere utili e necessarie. Un territorio martoriato, quello della Valpolcevera, che da zona prevalentemente agricola, dal dopoguerra ha ospitato, per circa cinquant’anni, gli insediamenti dell’industria petrolchimica ed il proliferare della speculazione edilizia, per por vedersi "riqualificata" a partire dagli anni ’90, a suon di centri commerciali, emblemi della precarietà del lavoro. Questi quartieri che hanno visto la punta più avanzata della classe operaia genovese, e che tanto a dato alla lotta di Liberazione ed alla Resistenza, si vedono adesso assediati dalla logica delle "grandi opere", gronda, inceneritore e terzo valico, che rappresentano uno dei paradigmi più perversi del processo di globalizzazione neoliberista, in cui la privatizzazione, e militarizzazione del territorio, come è avvenuto in Val di Susa, vanno a vantaggio di pochi e a discapito di molti. Nonostante l’ottusità e l’ostracismo dei rappresentanti della cosiddetta sinistra riformista, ed ovviamente delle destre, che per anni hanno tacciato, e continuano a tacciare di essere contrari al "progresso" coloro i quali si opponevano a queste opere inutili e devastanti, in questi ultimi anni sembra essersi risvegliata la volontà di contrastare a determinate logiche di sviluppo, grazie anche all’attività dei movimenti che si oppongono al progetto della gronda di ponente. La speranza è che tutte queste realtà possano coagularsi in un unico contenitore politico che possa propugnare una visione di sviluppo diversa da quella che vorrebbero i poteri forti ed i mercati. Uno sviluppo che per noi non è spostare un container dalla Cina a Genova e quindi a Rotterdam attraverso il III valico, con dentro della merce prodotta chissà da chi e a quali condizioni lavorative, in cui si prevede una crescita infinita e illimitata basata sull’aumento del volume del trasporto di merci, ma è significa capire che ci sono dei limiti a questa crescita, che bisogna ottimizzare le risorse esistenti per renderle più efficienti e durevoli, in modo da tagliare il superfluo e investire in crescita intellettuale e culturale più che materiale. A dieci anni di distanza dal G8 di Genova del 2001, tutte queste ragioni rivivranno nella piazza dei contenuti dei Beni Comuni in piazza Massena, il 23 luglio 2011, a Genova-Cornigliano. Una piazza che non si limiterà solamente alla testimonianza ma dove si elaboreranno anche delle proposte alternative alla logica delle grandi opere. Dieci anni fa dicevamo che un mondo diverso non era solamente possibile ma necessario, e nonostante si sia tentato di stroncare il movimento con la più grande repressione di massa in Europa occidentale dal dopoguerra ad oggi, secondo quanto dice Amnesty International, abbiamo continuato le nostra elaborazioni attraverso l’esperienza dei social forum e comunque grazie alla capacità di mettersi in rete e contaminarsi. Questa elaborazione ha comunque permesso un confronto tra diverse esperienze e seppur tra mille difficoltà oggi ci possiamo dire ottimisti anche grazie alla recente vittoria referendaria che ha sancito il rifiuto della logica delle privatizzazioni dei beni comuni e del nucleare. Il decimo anniversario del G8 di Genova potrà essere l’occasione per sancire ancora una volta questa volontà, in quanto loro sono la crisi e noi la speranza! Davide Ghiglione |
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