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Manovra, altre correzioni e modifiche Al vaglio il carcere per chi evade |
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Ancora altri ritocchi. Dopo il vertice nell’ufficio del presidente del Senato Renato Schifani è in corso una riunione di maggioranza negli uffici del Pdl a Palazzo Madama. Sono presenti Tremonti e Calderoli, il sottosegretario Luigi Casero, il relatore della manovra Antonio Azzollini e il vice capogruppo Pdl Gaetano Quagliariello. Il governo dovrebbe presentare altri emendamenti alla manovra, tra questi previsto il carcere per chi evade. «Da Tremonti ho avuto conferma di saldi più che solidi per la manovra. E la lotta all’evasione, che darà proventi ancora maggiori di quelli significativi già conseguiti, sarà valutata in dimensioni assolutamente credibili», ha detto Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori Pdl. Intanto Gaetano Quagliariello, mette definitivamente una pietra tombale sul contributo di solidarietà: il gettito, ha spiegato il vice capogruppo Pdl sarà compensato dalla lotta all’evasione. Nell’emendamento del governo che, sulla base dell’accordo di Arcore, dovrà modificare la manovra la riduzione dei tagli agli enti locali è quantificata in 1,8 miliardi di euro.A riferirlo è Cinzia Bonfrisco, componente pidiellina della Commissione bilancio del Senato, al termine dell’incontro con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Le minori entrate, ha aggiunto la Bonfrisco, saranno parzialmente "coperte" dalla lotta all’evasione. Il gettito derivante dalla cosiddetta Robin tax andrà integralmente agli enti locali, mentre i ministeri dovrebbero rimanere a bocca asciutta. L’intenzione del governo, hanno spiegato fonti del Pdl, sarebbe quella di rimodulare una parte degli introiti che derivano dalla Robin hood tax, cioè circa 1,8 miliardi di euro, andando ad incidere in misura maggiore sui ministeri e non sugli enti locali. Inizialmente l’idea era invece quella di destinare 900 milioni di euro agli enti locali e 900 milioni di euro ai ministeri per ridimensionare i tagli in manovra. Le perplessità delle Regioni restano. Per i governatori nella manovra c’è «uno squilibrio inaccettabile» tra i tagli allo Stato centrale e quelli alle autonomie, tuona Errani. O si cambia «un conflitto istituzionale». «Non vogliamo scontri - ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni - ma il governo deve mettersi al tavolo per discutere i cambiamenti di qualità alla manovra, altrimenti il conflitto sarebbe una scelta unilaterale». In un comunicato firmato da Conferenza delle Regioni, Anci e Upi al termine di una riunione nella sede del ministero per i Rapporti con le Regioni, si legge che «il totale annullamento dei trasferimenti alle Regioni e i tagli ai trasferimenti ai Comuni e alle Province non è solo un ostacolo per il processo del federalismo fiscale ma si traduce in un impatto fortemente negativo» sui servizi pubblici essenziali. Il governo ha anche deciso la messa a fattor comune obbligatoria delle attività espletate dai comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti che dovranno unirsi per gestire tutte le funzioni amministrative. E’ quanto si legge nell’emendamento presentato dal presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini, al decreto legge 138 che contiene la manovra di Ferragosto. I comuni più piccoli si dovranno aggregare in Unioni di almeno di 5.000 abitanti, 3.000 per i comuni delle unità montane. Le istanze di aggregazione dovranno essere presentate dai comuni entro 6 mesi, termine perentorio, dall’approvazione della legge di conversione del decreto. Gli organi delle nuove unioni sono il consiglio, il presidente e la giunta. Il consiglio sarà composto,inizialmente, da tutti i sindaci e 2 consiglieri per ciascun comune. La cancellazione dei consigli e delle giunte dei comuni minori, nella nuova formulazione, prevede un allentamento: il sindaco monocratico previsto dal decreto 138 viene sostituito da un consiglio composto da sei consiglieri oltre al primo cittadino. Fra i 1.000 e i 3.000 abitanti oltre ai sette consiglieri sono previsti 2 assessori. Assessori che diventano 3 per i comuni fino a 5.000 abitanti e 4 per quelli compresi fra i 5.000 e i 10.000 abitanti. Escluse dalla norma le isole con un solo comune, «i comuni il cui territorio coincide integralmente con quello di una o più isole», e il comune di Campione d’Italia. In mattinata il premier aveva invece rassicurato che l’accordo di Arcore, ad eccezione delle misure relative alle pensioni che sarebbero state stralciate, sarebbe rimasto valido in tutti i suoi punti. Il capo del governo ha anche garantito sul fatto che le coperture per le modifiche decise nel vertice di maggioranza ci sono e che "al limite", ma come "extrema ratio", è sempre possibile ricorrere alla "scorta" di un possibile aumento dell’Iva. Il premier, secondo quanto riferito, ha ribadito a diversi interlocutori che il ministero dell’Economia sta reperendo le risorse necessarie a coprire tutti i punti dell’intesa di Arcore. Nel ribadire che la coalizione è salda, il Capo del Governo ha inoltre smentito qualsiasi ipotesi di nuovi dissidi fra lui e Giulio Tremonti o con altri ministri. E’ vero, la misura sulle pensioni era sbagliata ma da un punto di vista del gettito non avrebbe dato, soprattutto nel breve periodo, grandi risorse, ha argomentato il Cavaliere. Ad ogni modo, ha ancora sottolineato Berlusconi nelle sue conversazioni con ministri e dirigenti di partito, anche qualora le risorse necessarie a finanziare le modifiche alla manovra non risultassero sufficienti vi sarebbe sempre "la scorta" dell’aumento dell’Iva di 1-1,5 punti percentuali. Berlusconi non è intenzionato a rientrare a Roma a causa di quelle che ha definito piccole modifiche necessarie all’accordo di Arcore dopo che l’intervento sulle pensioni, relativo a chi ha fatto il servizio militare e a quelli che hanno riscattato la laurea, si è rivelato non realizzabile: non serve un nuovo vertice di maggioranza, se quella misura era sbagliata, i fondi necessari si troveranno da altre parti, ha sostenuto Berlusconi. Chi ha parlato con Berlusconi lo descrive particolarmente sorpreso, se non infastidito, dalle molte dichiarazioni alzatesi dalla maggioranza sulla manovra: non è il momento di fare dichiarazioni, serve moderazione e senso di responsabilità, ha argomentato. Il capo del Governo ha infine sottolineato che gli altri punti dell’accordo di Arcore restano validi, a cominciare dall’abolizione del contributo di solidarietà. Tra le ultime modifiche presentate, sempre che non ci ripensino, si prevede un inasprimento delle sanzioni contro l’evasione fiscale, fino al ricorso del "deterrente penale" per chi si macchia di gravi reati fiscali. Il fatto è che la manovra non piace proprio a nessuno. "In passato le buffonate di Silvio Berlusconi hanno danneggiato l’Italia. Oggi potrebbero danneggiare l’intera zona euro" è l’impietosa analisi pubblicata dal Wall Street Journal sul suo sito, in cui si sottolinea come "l’Europa potrebbe finire per pagare un prezzo elevato per il teatrino della politica italiana". "Le ripetute modifiche del primo ministro italiano alla manovra da 45,5 miliardi di euro - si legge - sono state necessarie per tamponare il rischio di un buco di bilancio, oltre a mettere in luce le perenni debolezze dell’Italia: la politica e la crescita". Per questo secondo il quotidiano di Wall Street "Roma dovrebbe prendersi una vacanza dalla politica". "L’Italia - si spiega - è sfuggita alla tempesta sui debiti sovrani del 2010 perché a differenza di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna non ha speso troppo durante la crisi, e perché il suo sistema bancario è solido e il debito delle famiglie è basso". Ora, spiega il Wall Street Journal, "la piena attuazione del pacchetto di austerity è cruciale per raggiungere gli obiettivi di bilancio fissati e mantenere la fiducia dei mercati. Ulteriori ricadute potrebbero causare ad un downgrade del rating dell’Italia, danneggiando la fiducia. E potrebbero anche compromettere gli acquisti di titoli pubblici da parte della Bce". Acquisti - si legge ancora - "che quasi da soli stanno risollevando il mercato italiano dei bond". Per questo - chiude il Wall Street Journal - "un nuovo round della crisi danneggerebbe ancora di più l’Italia. E l’Europa potrebbe finire per pagare un prezzo elevato per il teatrino della politica italiana". |
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