Wikileaks? Torna in azione On line tutto l’archivio Usa
 











Wikileaks? Torna in azione. E l’ultimo annuncio ha dato un altro forte scossone agli Usa. On line ci sono ora tutti i 251.287 cablogrammi diplomatici americani in suo possesso. Consultabili anche con l’aiuto di parole chiave. Quello che è certo è che per la consultazione non c’è alcuna password di protezione. La decisione di mettere in Rete l’intero archivio di informazioni diplomatiche nasce da una doppia constatazione  dello staff di Wikileaks. Il tradimento del Guardian, e le analisi "di parte" dei media ufficiali sui cablogrammi. Poco prima della mezzanotte (ora di Nwe York), Assange ha quindi pubblicato due link (1 1 - 2 2) attraverso i quali accedere ai 60 GB (torrent) dei files completi del Cablegate. I files sono disponibili in forma criptata ma viene data anche una chiave per la lettura, oltre che per la ricerca. Il materiale è enorme e agli utenti viene quindi richiesto, quando possibile, di segnalare le proprie scoperte. "La stampa mondiale non ha abbastanza risorse", spiega Wikileaks. "Gli esperti sono di parte. Date il vostro contributo". E’ la prima volta che il sito di Assange applica una politica del genere. Prima d’ora aveva sempre centellinato le uscite dei cablogrammi accordandosi di volta in volta con testate prescelte. Il "tradimento" del Guardian evidentemente gli ha fatto cambiare idea.
Nell’estate del 2010 il giornalista del Guardian, David Leigh pregò Assange di lasciargli una copia del Cablegate, cosa che l’australiano fece in cambio di alcune regole da rispettare obbligatoriamente. Regole che però Leigh non rispettò. Il suo piano era quello di passare una copia del Cablegate al New York Times. Cercò anche di far assumere al giornale un membro dello staff di Wikileaks, Heather Brooke, per poi poter accedere alle sue informazioni e scavalcare Assange.
Nello stesso tempo alcune soffiate le otteneva dal giornalista James Ball, molto vicino a Wikileaks, che sperava anche in un’assunzione al
giornale. Scoperto l’inganno però Assange chiuse definitivamente i rapporti con la testata britannica e il primo novembre 2010 firmò accordi con altri 90 media consideratiti da lui "più onesti e degni di fiducia". Leigh cercò di vendicarsi scrivendo un libro, ’The Rise and Fall of WikiLeaks’, che sarebbe stato pubblicato in tempo per il processo ad Assange di febbraio. Nel libro Leigh scrisse anche la password di accesso ai cablogrammi (che conosceva solo parzialmente ma che era stato messo in grado di ricostruire proprio da Assange).
Adesso il fondatore del sito ha deciso di reagire, pubblicando l’intero archivio del Cablegate. La mossa è stata duramente criticata dal Guardian, New York Times, El Pais e Der Spiegel, le stesse testate che con WikiLeaks avevano collaborato pubblicando i cablogrammi. In parti scelte e dopo diverse valutazioni. "Siamo contrari alla decisione di WikiLeaks che è irresponsabile e mette a rischio nomi di persone che non devonbo essere coinvolte", hanno
detto i giornali in un comunicato congiunto.  I documenti contengono più di mille cablogrammi con i nomi di attivisti, altri sono "STRICTLY PROTECT", definizione usata dagli Usa per documenti delicati, potenzialmente pericolosi, molti smascherano informatori, altri contengono le referenze di persone oppresse dai loro governi, altri indicano le referenze di vittime di reati sessuali, altri ancora specificano le location di infrastrutture governative segrete. "La decisione di pubblicare l’intero archivio senza un previo controllo è di Julian Assange, e sua la completa responsabilità".