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Tarantini/ Decine di telefoni sotto controllo. Il premier: portami ragazze |
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In tre anni di indacini oltre 100mila intercettazioni e decine di cellulari sotto controllo. Tanto da far tremare l’intera città di Bari. Città dalla quale venivano "inviate" la maggior parte delle ragazze ad Arcore, Palazzo Grazioli e Villa Cerstosa. La guardia di Finanza ha ascoltato e messo agli atti migliaia di telefonate e sms. Tantissime quelle tra Gianpaolo Tarantini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il contenuto dei file audio è blindato nelle 800 pagine dell’inchiesta della Procura di Bari sul presunto giro di escort che l’ex imprenditore dal premier. Tante donne (soprattutto baresi) erano una sorta di merce di scambio per Tarantini per accreditarsi negli ambienti della politica e dell’imprenditoria. Il suo obiettivo era ottenere appalti e favori. In cambio Gianpi organizzava cene e incontri con donne a pagamento. Nei file sono contenuti di sicuro i contatti frequentissimi tra Gianpi e il Cavaliere. Il premier chiede più volte che gli siano portate nuove ragazze, scendendo anche in commenti che gli investigatori stessi giudicano "imbarazzanti". Tre i telefoni utilizzati dall’ex manager delle protesi. Uno di questi in particolare era riservato alle conversazioni con il premier. Gli altri servivano tra l’altro a curare gli affari con Valter Lavitola, il direttore dell’Avanti e per parlare con la moglie Angela Devenuto. Anche loro arrestati nell’ambito dell’inchiesta napoletana. - Le 100mila intercettazioni riguardano però anche gli altri undici nomi, finiti nella lista degli indagati. Tra questi anche personaggi eccellenti appartenenti ai salotti dell’imprenditoria sia nazionale che locale. Prima del 15 settembre, quando saranno notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, tutto rimane top secret. Secondo indiscrezioni nelle carte si parla di cene a casa Berlusconi alla presenza dell’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. E di imprenditori, come il pugliese Enrico Intini, che racconta di aver sfruttato la mediazione di Tarantini per essere ricevuto in pochi giorni da Bertolaso in persona che poi lo ha indirizzato a Finmeccanica. Le ipotesi di reato vanno dall’associazione a delinquere, al favoreggiamento della prostituzione e alla corruzione. - L’inchiesta è quella che ha fatto finire il procuratore Antonio Laudati sotto la lente di ingrandimento del Csm che ieri ha disposto un’istruttoria completa per verificare presunte irregolarità nei tempi e nelle modalità delle indagini. Il consiglio superiore della magistratura ha fissato per il 22 settembre l’audizione di Laudati. Il 19 invece sarà ascoltato Giuseppe Scelsi, l’ex magistrato, passato ora alla Procura generale, che per primo indagò su Tarantini. È stato Scelsi ad accusare Laudati di averlo estromesso dall’inchiesta e di averne ritardato la conclusione. BERLUSCONI DAI PM - Il premier, invece, sarà ascoltato martedì prossimo nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi. All’interrogatorio non saranno presenti i legali di Berlusconi: il codice non lo prevede per le persone informate sui fatti. Il procuratore Lepore valuterà con l’aggiunto Greco quali dei magistrati che stanno seguendo l’inchiesta dovranno recarsi con lui a Roma. - Trenta conversazioni intercettate dalla Procura di Bari che preoccupano Giampaolo Tarantini, Silvio Berlusconi, una decina di imprenditori, alcune signore della Bari-bene e un paio di maîtresse sempre del capoluogo pugliese, ormai diventata la Milano del Sud. Si parla di sesso, soldi, incontri a Palazzo Grazioli, ma anche "regali" come capi d’abbigliamento e gioielli griffati. Regali che, come già emerso da altre inchieste, Berlusconi donava alle "amiche" reclutate da Tarantini. Tutte queste conversazioni intercettate saranno rese note con il deposito delle conclusioni delle indagini da parte della Procura di Bari, dopo il 15 settembre. Deposito degli atti ritardato, si pensa, proprio per salvare la Manovra. Dopo, come dice chiaramente Tarantini nelle intercettazioni, potrebbe scoppiare la bufera nei confronti di Berlusconi. "E quando saranno rese note - dice più volte l’imprenditore al suo "amico" Valter Lavitola ancora latitante in Sud America - succederà il terremoto". - Quelle più scabrose e che "sono davvero compromettenti da un punto di vista morale", dice un inquirente, sono proprio le conversazioni tra Tarantini e il premier. I due commentano il prima e il dopo delle prestazioni sessuali del leader del Pdl con le "amiche" dell’imprenditore barese. "Com’è andata allora ieri sera?" chiede l’imprenditore barese al premier. Tarantini e Berlusconi parlano anche delle prossime "amiche" che potrebbero recarsi a Palazzo Grazioli per essere coinvolte nelle feste sexy rivelate da Patrizia D’Addario. Berlusconi chiede per esempio a Tarantini quali sono le "specialità" e le "qualità" delle donne che l’imprenditore pugliese propone. Le conversazioni sono punteggiate di commenti sulle doti delle ospiti che già sono state a Palazzo Grazioli. - Insomma, tra Giampi (come lo chiama il premier nelle telefonate) e Berlusconi, dalle intercettazioni, c’è una confidenza tale che, secondo le indiscrezioni, si può parlare di una hot line. Negli atti baresi si scopre che Tarantini sfoglia il suo "catalogo" di ragazze, che sulla linea personale del premier descrive accuratamente. Una "merce" vera e propria, con dettagli in cui parla della "bionda", della "bruna", età, misure, prestazioni sessuali. Le telefonate raccontano di un mercato degli incanti al servizio delle fantasie erotiche del Cavaliere. In una delle intercettazioni si capisce che Berlusconi si trova ad un importante incontro istituzionale. Ma il premier non resiste e ascolta la proposta di Gianpi: c’è una donna bellissima, disponibile, un’occasione che deve sembrargli imperdibile. E infatti ci pensa su... In una delle conversazioni si parla di cosa accadrebbe se quelle intercettazioni venissero in possesso dei giornali. "Quello che potrebbe essere pericoloso e potrebbe uscire che tu gli dici a lui (Berlusconi-ndr) "senti mi devi dare 10 mila euro perché dobbiamo pagare quelle puttane" dice Lavitola a Tarantini, aggiungendo: "Se poi uscisse questo, ti dimostra solo che lui (Berlusconi-ndr) ha mentito, che quelle lì erano puttane e lui lo sapeva... e questo non è reato". Tarantini concorda - annotano i pm napoletani nell’ordinanza di custodia cautelare - e rassicura Lavitola: "Ci sono delle telefonate tra me e le ragazze in cui loro mi dicono che lui (Berlusconi-ndr) il giorno prima gli ha dato dei soldi". Lavitola non capisce e Tarantini ripete: "Ci sono delle telefonate tra me e le ragazze, nelle quali dicono che hanno ricevuto i soldi da lui". A quel punto Lavitola suggerisce a Tarantini che, nel caso in cui gli contestassero quelle telefonate, "tu devi dire che non c’è un cazzo e che le uniche cose che ci possono essere, che è la verità, c’erano dei discorsi in cui dicevate "ah, mi sono fatto così, colì"...". - Nell’inchiesta, ogni giorno, entrano nuove persone. Mogli di notai, di imprenditori, di professionisti della Bari Bene che venivano "prestate" per andare a Palazzo Grazioli e partecipare alle feste del premier. Tra queste Terry De Nicolò, storica della scuderia di Gianpi. "E ti credo! Io ci tornerei a piedi, a palazzo Grazioli!", dice sorridendo. Righe, filtrate dagli atti d’inchiesta. E nei posti storici dei ragazzi e delle ragazze della "Gianpi generation", nel centro di Bari, la domanda è quella di sempre, di ogni elenco e tormentone: "Tu ci sei o no?". - "A Palazzo Grazioli ci sono stato anche io". Ma per incontri di lavoro? "Incontri di lavoro al termine dei quali ci si trovava coinvolti in cene, piene di gente, anche donne, feste animate sempre da qualcuno che cantava o che suonava". Simeone Di Cagno Abbrescia, ex sindaco di Bari e oggi parlamentare del Pdl, racconta "tanto - spiega - le cose stanno per diventare pubbliche". Ma non rivela la sua partecipazione a qualche festa nella residenza di Berlusconi, a Roma, per timore. "Non è inconsueto, dopo un incontro di lavoro fissato magari alle nove di sera, che il presidente inviti chi c’è a fermarsi per cena. Inconsueto, invece, è che chi entra non debba dare le sue generalità alla Digos. Io ho sempre dovuto farlo". |
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