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Malasanità, si indaga su 276 morti Quasi la metà tra Sicilia e Calabria |
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Errori, disservizi e altre inefficienze: non è facile la vita dei pazienti italiani, soprattutto se residenti al Sud. Nel nostro Paese, in media, ogni settimana si contano 4 casi di presunta malasanità che finiscono sotto la lente d’ingrandimento della Commissione errori. In pratica uno ogni due giorni. Tanti. E non sono tutti i casi, ma solo quelli di cui si occupa la Commissione parlamentare. In poco meno di due anni, dal primo ufficio di presidenza di fine aprile 2009 al 7 aprile 2011, sono 409 i casi all’esame. Episodi di presunta malasanità, che in 276 casi hanno fatto registrare la morte del paziente, o per errore diretto del personale medico e sanitario, o per disservizi e carenze strutturali. Ben 276 vittime di cui 126 - praticamente il 45% - concentrate in due sole regioni: Calabria (70) e Sicilia (56). E’ quanto emerge dall’analisi dei casi di malasanità all’esame della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali. Episodi che dopo un esposto, una segnalazione, o magari un articolo di giornale, arrivano sul tavolo del presidente della Commissione, Leoluca Orlando. Analizzando la tabella si nota come su 409 casi all’esame della Commissione, ben 89 si sono verificati in Calabria, 81 in Sicilia, 37 nel Lazio, 29 in Puglia, 26 in Campania e Lombardia, 23 in Toscana ed Emilia Romagna, 20 in Liguria, 17 in Veneto, 9 in Piemonte, 7 in Valle D’Aosta, 5 in Abruzzo, 4 in Umbria, 3 in Basilicata e Friuli Venezia Giulia, 2 in Sardegna, Marche e Molise, 1 in Trentino Alto Adige. Anche per quanto riguarda i decessi, a finire sul podio più alto di questa triste classifica è la Calabria. Tra gli episodi all’esame della Commissione errori, i morti legati a presunti casi di malasanità - che sono tali finché la magistratura non accerta le eventuali responsabilità - in terra calabrese sono stati 70. Tanti i decessi anche in Sicilia: 56. Seguono Lazio (24 morti), Campania (20), Puglia (19), Emilia Romagna (15), Liguria (14), Toscana (12), Lombardia (10), Veneto (9), Valle D’Aosta (7), Abruzzo (5), Piemonte (4), Umbria (3), Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Basilicata (2), Molise e Trentino Alto Adige (1). Scorrendo le tabelle della Commissione, su un totale di 409 casi di presunta malasanità, 282 riguardano sospetti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 185 decessi. Anche qui, sezionando il dato su base territoriale, si evidenziano le situazioni più critiche in Calabria e Sicilia. Nelle strutture sanitarie calabresi si contano 75 presunti errori all’esame della Commissione, in Sicilia se ne registrano invece 51. Il terzo posto del ’podio’, anche in questo caso spetta al Lazio con 21 casi di presunti errori. I casi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l’errore diretto del camice bianco. Spesso sono figli di disservizi, carenze, strutture inadeguate. Tutte lacune del Servizio sanitario nazionale che la Commissione cataloga come ’altro’. Su 127 totali registrati in tutto il Paese - che potrebbero aver portato alla morte di 91 pazienti - 30 riguardano gli ospedali siciliani, 16 le strutture del Lazio, 14 quelle della Calabria, 12 della Puglia. Al Nord va decisamente meglio. Su 127 casi di presunta malasanità legata a inefficenze di vario tipo, in Lombardia - una delle regione più popolose - si sono registrati ’solo’ 9 casi; 7 in Veneto, Liguria ed Emilia Romagna; 3 in Piemonte e Valle D’Aosta. Dati che vengono contestati dall’assessore alla Sanità della Regione Sicilia Massimo Russo, intervenuto ieri a Palermo alla chiusura del congresso della Società italiana di ostetricia e ginecologia, replica secco alle domande sui casi di malasanità registrati negli ultimi mesi dalla stampa e dalla Commissione d’inchiesta della Camera sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari, presieduta da Leoluca Orlando. "I casi strombazzati da Orlando, che si avventa su notizie che creano sfiducia nei cittadini – afferma l’assessore all’Adnkronos Salute – non sono poi verificati. Infatti dei 52 segnalati con 38 decessi, alla prova degli eventi sentinella sono risultati solo 8 decessi. Tanti, ma non le cifre sparate in prima pagina". "Lo dico da magistrato – prosegue Russo - Il famoso caso di Partinico si è sgonfiato e nessuno ha riportato la notizia. Lavoriamo perché non ci siano più errori, ma quello che respingiamo è la classifica della Commissione, perché sono casi presunti. E’ scorretto e gravissimo questo atteggiamento perché crea un clima di sfiducia nel Sud che alimenta la fuga e la sfiducia dei pazienti. Nel caso di Messina - conclude l’assessore - abbiamo rimosso il primario e sospeso il ricercatore coinvolti nella lite in sala parto". |
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