|
|
STAMINALI, L'UE DICE SI' AI SOLDI PER LA RICERCA |
|
|
|
|
di Alberto D'Argenzio
|
|
|
|
Via libera al finanziamento comunitario per la ricerca sulle cellule staminali. L'ha deciso ieri il Parlamento europeo chiudendo il primo passo di una disputa molto dura e molto ideologica, vissuta brandendo a proprio piacimento l'etica invece di privilegiare la scienza e le richieste dei malati. Solo la religione cattolica difende a spada tratta l'embrione, non così la musulmana e nemmeno l'ebraica, tanto che Israele è all'avanguardia nella sperimentazione in questo campo. Tornando a Strasburgo, alla fine ha vinto la libertà di ricerca con 284 sì, 249 no e 32 astensioni, numeri che premiano l'emendamento firmato dall'ex commissario alla ricerca, il socialista Philippe Busquin, che di fatto lascia le cose come stavano fino ad ora: soldi Ue per la ricerca sulle cellule staminali, tanto le adulte quanto le embrionarie soprannumerarie (che comunque andrebbero distrutte), ma solo in quei paesi che lo permettono e dopo un procedimento di selezione assai complesso e rigoroso. Rimane il divieto all'elargizione di fondi comunitari per i progetti di clonazione umana e di clonazione terapeutica, quest'ultima permessa peraltro in Regno unito, Belgio, Svezia e Spagna, e per la creazione di embrioni umani esclusivamente per la ricerca. A favore dell'emendamento anche parte dei popolari europei, una cinquantina, oltre al grosso di socialisti, liberali e comunisti; contraria invece la Margherita, una posizione che dimostra come il governo Prodi si possa riconoscere solo sulla dichiarazione Amato, non un passo più in là. E dire che l'Italia sarà l'ago della bilancia nella posizione comune che i 25 dovranno iniziare a trovare a partire dal Consiglio competitività del 24 luglio. Se Prodi non abbraccia con decisione la via della ricerca, allora vincerà tra gli Stati la minoranza formata anche da Germania, Polonia, Austria, Slovacchia, Malta e Lussemburgo. In caso di blocco, il testo approvato ieri dovrebbe tornare in seconda lettura al Parlamento, dove il fronte trasversale a difesa dell'embrione potrebbe rialzare la testa. Già ieri fonti comunitarie raccontano di pressioni fortissime sui deputati popolari che hanno deciso di votare a favore della libertà di ricerca. «In molti - precisa la fonte - non si sono presentati in aula per non contraddire gli ordini dettati da alcune delegazioni nazionali». E dire che il Pp ufficialmente aveva lasciato libertà di scelta. Tra mille tensioni si conclude comunque il passaggio più difficile del voto sul VII Programma quadro di ricerca, un Programma che elargisce la bellezza di 50 miliardi di euro in sette anni, dal 2007 al 2013. Il risultato indica che in Europa non passa la linea dell'oscurantismo, quella dettata da molti eurodeputati italiani, tanto del vecchio governo quanto della Margherita. Per una cinquantina di voti di differenza - 237 favorevoli e 287 contrari - viene infatti bocciato l'emendamento iper-restrittivo firmato dal forzista Giuseppe Gargani, presidente della Commissione giuridica del Parlamento. Secondo Gargani andavano finanziate solo le cellule adulte (anche con la scusa che l'Italia è leader in questo settore) mentre nemmeno un euro doveva andare alla sperimentazione su quelle embrionali. Non passa nemmeno il testo di «compromesso» presentato dai popolari, in realtà una trappola che puntava a permettere la ricerca solo sulle linee cellulari immagazzinate prima del 2003. Una proposta «inaccettabile scientificamente - spiega un esperto della Commissione europea - perché quelle linee potrebbero venire utilizzate tra 5-10 anni e non essere più adeguate al tipo di tecnica sviluppata nel frattempo». L'emendamento fa proseliti ma si ferma sotto la linea della maggioranza: 255 sì, 274 no e 35 astensioni. Chiuso il voto, Gargani (Fi) sottolinea le divisioni profonde che ci sono in Europa, una frattura che deve portare «l'Italia a non ritirare il suo appoggio alla Dichiarazione etica (contro la ricerca sulle cellule embrionarie, ndr) come annunciato dal ministro Mussi». Patrizia Toia della Margherita usa parole diverse ma esprime il medesimo concetto di Gargani: guardare alle parte che ha perso, alla fetta contraria alla ricerca e non spostare l'Italia dalla Dichiarazione etica. Lapo Pistelli, capo delegazione della Margherita, si aggrappa al «principio di cautela». Sull'altro versante i Ds Berlinguer e Locatelli e i radicali Cappato e Pannella brindano alla vittoria delle libertà di ricerca e alle speranze che si aprono per i malati. Due Eurobarometri realizzati nel 2005 e 2006 (ma quest'ultimo magicamente non è ancora stato pubblicato dalla Commissione che ieri ha promesso di farlo per la settimana prossima, a voto concluso) indicano che in ognuno dei 25 la maggioranza della popolazione è a favore della ricerca sulle cellule embrionali. Le percentuali variano dal 59% a oltre il 70% a seconda dei paesi, contro un massimo del 30% di contrari e il resto di indecisi. L'Italia non è esclusa da questo trend, il governo Prodi dovrebbe fare caso anche ai numeri e non solo al Vaticano.da Il Manifesto |
|