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Tocca al Copasir fare chiarezza su quanto accade in Afghanistan
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L’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) aveva detto che si trattava di ricostruzioni prive di fondamento. In realtà dietro la smentita fantasma sulle rivelazioni di Liberazione si è scatenata una nuova e più accesa disfida tra Esercito e Aise, i cui rapporti sono al minimo proprio per l’inefficienza degli 007 in Afghanistan. Una disfida cui aveva tentato di mettere una pezza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che molto si è prodigato con la Difesa per avere un via libera alla mezza smentita, utile solo per salvare la faccia. Tentativo nobile ma inutile, visto che i dissidi sono pubblici e rumorosi e noti a tutti coloro che frequentano il ministero della Difesa. E a dimostrazione della verità della ricostruzione di Liberazione, proprio nei giorni passati è accaduto un episodio che la dice lunga su scontri e improvvisazioni. Infatti l’ammiraglio Brunetti, il direttore dell’intelligence militare dell’Aise (quella che tra le altre cose dovrebbe garantire la sicurezza dei contingenti) è stato mandato in missione diplomatica - si fa per dire - dall’ammiraglio Donato Marzano, già comandante dei famosi Comsubim (gli incursori della Marina) e poi diventato direttore del Cofs, ossia il comando operazione per le forze speciali. Motivo? Brunetti ha chiesto a Marzano la disponibilità di far aggregare un gruppo di appartenenti alle forze speciali al Rud (raggruppamento unità difesa) perché partecipassero alle attività operative sul campo in Afghanistan che spetterebbero all’Aise. Operazioni da commandos, per intenderci. Individuazione e arresto di sospetti, più eventuali attività poco ortodosse, tipiche degli 007. Peccato, è stato fatto notare, che il Rud, per quanto possa essere una sorta di anticamera dei servizi segreti, non è Aise. Quindi un tale progetto, oltre che curioso da un punto di vista sostanziale, non aveva nemmeno un minimo di copertura giuridica. Se ci fosse stata una sparatoria durante un’operazione di intelligence, tanto per esemplificare, i componenti delle forze speciali aggregati al Rud avrebbero potuto essere perseguiti dalla magistratura italiana per omicidio. Proprio perché privi di qualsiasi copertura giuridica, non essendo a tutti gli effetti 007. Marzano ha respinto al mittente la richiesta dell’Aise. E alla Difesa non pochi sono stati i commenti sull’improvvisazione. L’ammiraglio Brunetti, a quanto si è saputo, era stato mandato direttamente dal capo dell’Aise, Santini (tra i più imbarazzati dopo le rivelazioni di Liberazione) e del suo capo di segreteria Giuseppe Santangelo. Santangelo, già interrogato da Woodcock nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 a proposito del maresciallo La Monica, ora latitante in Senegal, è piuttosto noto nell’ambiente militare per essersi fatto sequestrare nel corso di un missione segreta in Iraq nei giorni più caldi del conflitto. Da allora molti hanno fatto carriera e non sono mancate promozioni per meriti speciali. E c’è da rimpiangere sempre di più Nicola Calipari, uno che le missioni sul campo le faceva davvero e otteneva grandi risultati; uno che è rimasto ucciso per mano americana. Lui la promozione l’ha avuta con la morte e dopo tanti successi. Altri, al contrario, negli anni successivi hanno ricevuto riconoscimenti speciali per operazioni piuttosto misteriose. Diciamo pure promozioni per meriti speciali date con grande, ma grande, generosità. Nel frattempo, ciliegina sulla torta, dopo le accuse dell’Esercito sull’inefficienza dell’Aise in Afghanistan, la sicurezza del contingente è stata tolta agli 007 e affidata al Reparto Informazioni e sicurezza della Difesa. C’è bisogno di aggiungere altro? Sì: che sulla catena di morti italiane in Afghanistan dopo lo smantellamento della rete spionistica del vecchio Sismi dovrebbe fare chiarezza il Copasir. I morti sono tanti, troppi. Troppi anche per qualsiasi eventuale ed inconfessabile Ragion di Stato. Ercole Olmi
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