Costruttori di soffitte
Dai "Quaderni" una lezione ai "rottamatori"
 











Michel Bersce
Gramsci
olio su tela cm 18x24

"Una generazione può essere giudicata dallo stesso giudizio che essa dà della generazione precedente, un periodo storico dal suo stesso modo di considerare il periodo da cui è stato preceduto. Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario,
non può che essere meschina e senza fiducia in sé stessa, anche se assume pose gladiatorie e
smania per la grandezza. E’ il solito rapporto tra il grande uomo e il cameriere. Fare il deserto per emergere e distinguersi: una generazione vitale e forte, che si propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravvalutare la generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà anche più oltre;semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto come morto. Si rimprovera al
passato di non aver compiuto il compito del presente: come sarebbe più comodo se i genitori avessero già fatto il lavoro dei figli. Nella
svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente.
(…) Una soffitta su un pianterreno è meno soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano?
Una generazione che sa far solo soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci o trenta piani. Dite di esser capaci di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte."
                                                                                            Antonio Gramsci
size=3>Sconfiggere l’antipolitica con spirito gramsciano
Il ricambio, anche anagrafico, di un gruppo dirigente di un partito di sinistra è impresa ardua; da affrontare con paziente e saggia sobrietà; anche con rotture, se necessario. Ma tutto ciò che tocca Matteo Renzi diventa fatua arroganza; sotto il vestito niente, se non un pasticciato disegno ultraliberista e anche reazionario; lotta di classe, ma dal punto di vista del padrone, in una fase di crisi organica del capitale. Alla ricerca indispensabile oggi per ricostruire una soggettività organizzata popolare Renzi sostituisce disordinati spezzoni tematici del "partito borghese". E’ il ragazzo di bottega di Marchionne e di Montezemolo. E’ anche lui frutto, purtroppo, di una sinistra che non c’è più. E’ la punta estrema dell’esaltazione tecnologica mediatica della comunicazione del nulla; ma funzionale ad una duplice pericolosa operazione. La prima è quella strutturale e sociale; non è solo l’asse con Marchionne e
Montezemolo (i cinque punti programmatici di Montezemolo nella lettera a Repubblica sono il vangelo di Renzi); è la concezione della distruzione dell’organizzazione di massa, a partire dalla Cgil, l’aspetto più grave. Le organizzazioni di massa e le strutture intermedie della società, le "potenze sociali" autonome sono liquidate con fastidio come vetustà archeologiche dello scorso millennio. E vi è un disegno (implicito, ma chiaro) di riscrittura della Costituzione; le primarie vengono, infatti, considerate il rovesciamento della stessa formazione costituzionale della rappresentanza, la leva e la giustificazione del potere plebiscitario assoluto. Berlusconi non avrebbe saputo dire meglio; altro che post berlusconismo! Quella di Renzi è una sorta di nuovo Lingotto veltroniano banalizzato. Renzi ci rende ancora più forti nella nostra critica di fondo all’impianto maggioritario bipolare; alle primarie, che rischiano a questo punto di sfibrare e dissipare la stessa articolata unità elettorale antiberlusconiana; alla sostituzione di Berlusconi con un governo che nasce, programmaticamente, intorno alle imposizioni antioperaie e antipopolari della Bce, accettate con piacere e con piacenza da Renzi e simili. Ma a questo aspro giudizio sull’operazione della Leopolda aggiungerei una sommessa preoccupazione che riguarda coscienza di massa e senso comune. E, quindi noi stessi, il nostro popolo. Come è possibile che l’operazione di Renzi, così organicamente e squisitamente di destra, attivi tante persone e anche tanti compagni, come ho constatato in questi giorni? Penso che questo sia il frutto estremo di un odio popolare degli apparati politici di sinistra che fa apparire preferibile un "guastatore" liberista, un po’ antipolitico e un po’ sfrontato, al continuismo burocratico. Non tocca forse a noi riempire questo vuoto, sconfiggere seriamente l’antipolitica da sinistra con radicalità programmatica e gramsciano spirito di scissione? Inizia da qui, io credo, il vero discorso.Giovanni Russo Spena