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Disastri naturali o incuria dell’uomo? |
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Dopo ogni tragedia si ritorna a parlare di "Dissesto Idrogeologico" e l’uomo che ha la mente corta si lambicca il cervello per attribuirne la causa: alle piogge intense, al maltempo, ai vari inverni particolarmente piovosi, spesso si scomodano anche i monsoni, i mutamenti climatici, l’effetto serra, addirittura il buco dell’ozono e la natura che è matrigna nei confronti dell’uomo. Sappiamo bene tutti che non è così. Le alluvioni che si sono verificate e purtroppo quelle che si verificheranno fino a quando l’uomo "onnipotente" non deciderà di legare la tutela del territorio alle sue funzioni di sviluppo, sono il risultato di una inefficace gestione del territorio, anzi di un abbandono totale dell’ambiente che non viene considerato "la casa dell’uomo". E’ mancato e manca anche oggi un attento e organico monitoraggio e opere di prevenzione delle zone a rischio che sono spesso state determinate da interventi antropici selvaggi che hanno provocato profonde e inguaribili ferite al nostro territorio. Spesso le infrastrutture e le opere di intervento sono inutili, inadeguate e molte volte dannose. Basta collegarsi ai vari siti web della nostra Regione Calabria o delle Provincie per rendersi conto che il territorio è abbandonato e che da decenni non si attuano più interventi sulle zone a forte rischio idrogeologico. Quali sono gli interventi, proposte, studi, uffici, mezzi e uomini che lavorano per proteggere, salvaguardare e monitorare il territorio? In Italia si definisce "abuso" quello che è illegale e spesso si coinvolgono Enti, strutture e studiosi con scarse competenze specifiche. Anche gli organi d’informazione si rivolgono a tuttologi che spesso con i loro interventi creano ancora di più confusione. Bisogna investire sul territorio comprendere che la spesa per l’emergenza è dieci, quindici volte superiore ai costi di una attenta prevenzione. Spesso gli interventi sul suolo sono realizzati sulla base di progetti "fotocopia" con indagini geologiche e geotecniche approssimative che prevedono opere puntuali, a pioggia e non complete che non tengono conto del territorio nel suo complesso. Spesso le esigue risorse da ripartire sono frutto di clientelismo elettorale dei vari rappresentanti politici che si preoccupano solo di veicolare risorse verso la loro provincia o città sottraendole di fatto a quelle zone che sono meno protette a livello politico, ma che presentano situazioni di rischio più concrete perché più esposte a situazioni di stress idrogeologico. Basta pensare a quanto avviene nelle nostre fiumare che d’estate si trasformano in strade di accesso al mare con presenza di rilevati e cumuli ti terreno che formano delle vere e proprie dighe di ostacolo al normale deflusso delle acque; in esse viene depositato di tutto: inerti, frigoriferi, rifiuti di ogni genere, carcasse di automobili, tronchi di alberi ammassati nei punti dove la sezione dell’alveo dei torrenti si restringe e con le prime piogge autunnali tutto viene trasportato dalle acque con violenza a valle con i conseguenti danni alle persone e cose posti nei pressi degli alvei, frane lungo i versanti e immense colate di fango e materiale di ogni genere sui nuclei abitati ubicati allo sbocco delle valli o in riva al mare provocando distruzione e morti. Non è vero che la NATURA è matrigna, essa è stata creata con "ordine", quando l’uomo onnipotente vuole modificare questo ordine, magari restringendo gli alvei naturali o realizzando opere in zone a rischio, la natura reagisce per ristabilire l’equilibrio e l’ordine originario, riprendendosi , ad esempio, l’alveo che le era stato sottratto. Per favore, qualcuno mi può spiegare se questi sono disastri naturali, eccezionali e imprevedibili, oppure provocati dall’uomo? Ma in quale Paese civile viviamo se nel terzo millennio ogni temporale ci fa paura e un evento atmosferico provoca milioni di danni e tredici vittime? Eraldo Rizzuti -geologo |
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