Russia: blitz sarebbe errore grave Francia, uso forza destabilizzante
 











Un intervento militare contro l’Iran sarebbe un "errore molto grave con conseguenze imprevedibili": lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, citato dall’agenzia Itar-Tass.
Un attacco militare contro le installazioni nucleari iraniane creerebbe una situazione "totalmente destabilizzante": lo ha sottolineato oggi il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, spiegando che la Francia punta piuttosto a inasprire le sanzioni contro Teheran.
"Possiamo ancora inasprire le sanzioni, per fare pressione sull’Iran, e stiamo insistendo su questa linea perché un intervento militare creerebbe una situazione totalmente destabilizzante nella regione", ha detto il ministro a radio Europe 1. "Dobbiamo fare tutto per evitare l’irreparabile". La scorsa settimana il presidente Nicolas Sarkozy ha criticato quello che ha definito il "desiderio ossessivo" di Teheran di sviluppare armi atomiche.
Cresce l’allarme internazionale sulla
possibilita’ che Israele decida di attaccare le postazioni nucleari iraniane, ma aumentano anche le voci che invitano alla prudenza. Da Berlino - che ha chiesto una soluzione diplomatica sul programma nucleare iraniano - alla Cina, che oggi avverte: Teheran sia flessibile con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ma no all’uso delle armi, anche per evitare nuove tensioni in Medio Oriente. Nei giorni scorsi la stampa israeliana aveva ripetutamente dato conto dei progetti di un possibile attacco militare, pur evidenziando come su questa ipotesi, caldeggiata dal primo ministro Netanyahu e dai ministri degli Esteri e della Difesa, vi fossero dissensi anche nello stesso esecutivo.
E oggi il sito del quotidiano israeliano Haaretz ha evidenziato le dichiarazioni di un alto funzionario militare americano, rimasto anonimo, secondo cui gli Usa temono che Israele possa attaccare senza avvertirli - cosa che prima mai sarebbe potuta accadere. Ma intanto cresce appunto il fronte
che invita alla prudenza, e non solo in Israele, dove ieri lo stesso capo dello Stato Shimon Peres si e’ mostrato preoccupato, cosi’ come gli ex capi del Mossad Meir Dagan ed Efraim Halevy. Da parte iraniana - dopo che il capo di stato maggiore delle forze armate, Hassan Firouzabadi, aveva avvertito che una minaccia militare israeliana avrebbe comportato gravi perdite anche per gli Usa - si registra oggi l’implicita risposta della Guida suprema Ali Khamenei.
L’Occidente, gli Usa e il regime sionista non sono mai stati cosi’ deboli, ha detto in sostanza in un messaggio ai pellegrini iraniani alla Mecca impegnati nel loro annuale raduno anti-americano e anti-israeliano. Tra gli ancora scarsi segnali di attenzione sulla stampa iraniana, figurava stamani un articolo nelle pagine interne di Iran Daily a firma dello scrittore israeliano Uri Avnery, intitolato ’’Perche’ Israele non attacchera’ l’Iran’’. Ma oggi sul sito della statale Press Tv sono apparsi gli articoli di due analisti
iraniani, Ismail Salami e Arash Zahedi, convinti che un attacco militare sarebbe un suicidio militare per Israele e controproducente sul piano internazionale.
Sul fronte ufficiale tengono invece gli altri due elementi su cui poggia la triplice morsa della pressioni internazionali che si sta stringendo contro Teheran: le accuse statunitensi di aver ordito un complotto terroristico per assassinare l’ambasciatore saudita a Washington, quotidianamente respinte da Teheran che contrattacca accusando di terrorismo gli Usa, e le indiscrezioni sul prossimo rapporto dell’Aiea che sostanzierebbe con nuovi elementi i sospetti che il programma nucleare dell’Iran avrebbe obiettivi militari. Rapporto che Teheran non sembra temere, almeno a giudicare da quanto dichiarato dal ministro degli esteri Ali Akbar Salehi. ’’Se l’Aiea fosse imparziale - ha detto -lavorerebbe in modo professionale e non sotto la pressione’’ di ’’Paesi stranieri’’ ostili all’Iran.