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La denuncia di Jibril: -Il Rais ucciso su ordine dall’estero- |
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Ucciso Gheddafi la la guerra libica è stata archiviata dai grandi media. Sparite le cronache dei combattimenti, così come le notizie su cosa sta accadendo in quel paese. La rimozione generale ha portato anche molti media ad ignorare la dichiarazione di Mahmoud Jibril, ex capo del governo provvisorio libico, durante una intervista alla Cnn. Dichiarazioni inquietanti quelle di Jibril secondo il quale Gheddafi sarebbe stato ucciso su commissione straniera affinché non divulgasse i segreti che custodiva a proposito dei suoi rapporti con altri capi di Stato e di Governo. Ustica e Lockerbie, le armi di distruzione di massa e gli accordi per il petrolio, fino al piano di colpo di Stato in Iraq rivelato di recente: sono solo alcuni dei segreti che Muammar Gheddafi si è portato nella tomba. Il Rais è stato ucciso il 20 ottobre. Le immagini della sua cattura nei dintorni di Sirte hanno fatto il giro del mondo: ferito ma ancora vivo. Poi il buco nero e le immagini del suo corpo martoriato e i chiari segni di un colpo d’arma da fuoco alla testa. Dopo la cattura del Colonnello avvenuta mentre lo stesso si trovava in viaggio, venne divulgata la notizia che il convoglio in cui viaggiava era stato attaccato da parte di aerei francesi Nato. Nella serata di quel 20 ottobre sia gli Stati Uniti che la Francia, hanno rivendicato la paternità di quell’azione. Poi è stato proprio il ministro della Difesa di Parigi, Gerard Longuet, a far sapere che i caccia che hanno bloccato il convoglio del Rais erano francesi ma il Rais è stato ucciso per mano dei Libici. La dichiarazione di Jabril ha scatenato una ridda di ipotesi. Dal Qatar che vuole giocare un ruolo nella ricostruzione e aveva pesantemente aiutato i ribelli. Altri hanno puntato l’indice contro gli Usa, anche perché a Sirte hanno combattuto numerosi "volontari americani". Altri ancora hanno sottolineato che in Libia hanno combattuto le forze speciali francesi e britanniche. I misteri del Colonnello potrebbero dunque rimanere per sempre tali: la speranza è che Saif al-Islam, figlio e delfino del Colonnello e Abadallah Senoussi, capo dell’Intelligence, entrambi ancora in fuga e ricercati dal tribunale penale internazionale possano un giorno fare luce. Ma proprio dal Tribunale internazionale potrebbero arrivare grossi guai per i governi che hanno partecipato al conflitto. La Corte penale internazionale infatti starebbe prendendo in considerazione l’opportunità di indagare sulle forze della Nato ed eventuali crimini commessi. L’indagine, se avviata, potrebbe ad un immediato riesame di tutti gli incidenti provocati dai bombardamenti della Nato o di altre azioni che hanno causato vittime civili. L’Alleanza ha sempre sostenuto che le sue operazioni in Libia sono state sempre rigorosamente in linea con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che ha autorizzato gli Stati membri "a prendere tutte le misure necessarie per proteggere i civili e le aree popolate da civili sotto minaccia di attacco" nel paese nordafricano. I leader della Nato hanno ripetutamente acclamato la precisione con cui sono state effettuate le missioni, sostenendo che l’esiguo numero di morti civili causati dai bombardamenti ne sarebbe la prova. Eppure, in un briefing al Consiglio di Sicurezza il 2 novembre, il procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno-Ocampo ha dichiarato che «ci sono accuse di crimini commessi dalle forze della Nato (e) queste accuse saranno esaminati in modo imparziale e indipendente». Moreno-Ocampo non ha elaborato ulteriormente le accuse o chi ne sarebbe responsabile. Il suo ufficio è attualmente impegnata ad indagare sui crimini commessi dai membri del deposto regime Gheddafi ed è in attesa di un rapporto di una Commissione di Inchiesta dell’Onu in Libia, prevista per marzo, prima di decidere se procedere con una indagine formale sui presunti crimini della Nato. Secondo funzionari dell’Alleanza, tra marzo e ottobre sono state compiute 26.000 sortite, tra cui più di 9.600 missioni di attacco, distruggendo più di 1.000 carri armati, veicoli e armi, e edifici che avrebbero ospitato "centri di comando e controllo". Tra queste strutture era inclusa anche il compound pesantemente fortificato di Muammar Gheddafi a Tripoli, ma anche case residenziali dei suoi sostenitori - obiettivi che potrebbero essere considerati al di fuori del mandato Onu. La Nato è già coinvolta in una causa civile in Belgio, dove è accusata di aver ucciso 13 civili nel bombardamento di un complesso residenziale vicino alla capitale libica. Gli avvocati per i querelanti sostengono che, sebbene la Nato e altre organizzazioni internazionali godono dell’immunità diplomatica in materia penale, è soggetta alla giurisdizione belga quando si tratta di cause civili. L’immunità riguarderebbe solo chi gode di status diplomatico. L’ipotesi di una inchiesta ha fatto salire la tensione tra i membri dell’Alleanza e potrebbe avere pesanti conseguenze sui futuri interventi decisi dall’Onu. Simonetta Cossu
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