Quando la Francia giacobina dice no ai tecno-governanti
 











Un articolo emblematico quello apparso su Le Monde a firma Marc Roche. A partire dal titolo, sarcastico quanto amaro: “Goldman Sachs, la banca che ci vuole bene”.
Il più prestigioso quotidiano francese, non un foglietto di propaganda qualsiasi, spara a zero sulle recenti nomine di Mario Monti, Mario Draghi (Bce) e Lucas Papademos (neopremier greco), definiti senza troppi complimenti «maestri e grandi maestri della loggia massonica delle banche». L’accusa è esplicita: questi stimati economisti, espressione diretta della volontà dei mercati e della grande banca d’affari americana, hanno di fatto commissariato la politica europea, ridotta ad umile ancella del raziocinio economico. La cosiddetta mano invisibile del mercato oggi è diventata alquanto visibile. Lo scenario a fosche tinte evocato da Roche sarebbe il completamento di un preciso disegno politico: «La loro missione ufficiale consiste nel raccogliere informazioni sulle future operazioni
economiche degli Stati e sulle politiche dei tassi d’interesse delle Banche centrali». Se il tono dell’articolo appare eccessivamente complottista, è innegabile che oltre le Alpi le oligarchie finanziarie non riscuotano grande simpatia. Anzi. In un sondaggio pubblicato ieri dall’istituto Harris, emerge che il 62% dei francesi chiede alla classe politica di opporsi ai mercati internazionali, giudicandola toppo subalterna ai diktat della finanza. Il timore è che la tempesta si possa presto abbattere sul debito sovrano transalpino, facendo di Parigi il prossimo bersaglio degli speculatori.
Anche il settimanale “repubblicano” <+Cors>Marianne<+Tondo> spara a zero sull’operazione Monti, affermando che il preside della Bocconi non è altro che un inviato speciale della grande finanza che «ha preso in ostaggio la democrazia italiana, facendo credere a tutti che la situazione economica del paese fosse molto più catastrofica di quanto in realtà non lo fosse». C’è anche una stoccata
per il Pd, colpevole di aver rifiutato le elezioni anticipate e di aver consegnato l’Italia nelle mani degli oligarchi «rinunciando a una sicura vittoria elettorale». Un’altra bordata a Monti e compagnia proviene dal sito di inchieste <+Cors>Mediapart.fr<+Tondo>, diretto dall’ex caporedattore di <+Cors>Le Monde<+Tondo> Edwin Plenel, che parla apertamente di «colpo di Stato delle oligarchie finanziarie che vogliono imporre senza ostacoli i loro piani di austerity lacrime e sangue». Colpo di Stato reso legittimo dalla preziosa copertura politica della coppia Merkel-Sarkozy. Sempre su Mediapart l’economista Pierre Larrouturou definisce «avvilente» il comportamento della sinistra europea, del tutto incapace a domare gli spiriti animali dei mercati. I quali tengono in mano le redini della politica con l’irruzione sul palcoscenico dei loro tecnocrati di fiducia: «Personaggi che hanno rovinato la vita a migliaia di persone e che oggi osano dirci quel che dobbiamo fare», conclude amareggiato Larroutrou.
Repubblicani, progressisti, socialisti, neogiacobini, ma anche “gollisti di sinistra”: il fronte ostile alla deriva mercatista della zona Ue è convinto che si possa dare una risposta alla crisi economica che non sia il solito vieto elenco di tagli alla spesa pubblica e al reddito dei ceti medi. Anche perché fra meno di sei mesi è quasi sicuro che all’Eliseo non ci sia più l’impopolare Sarkozy, dato per sconfitto da tutti i sondaggi d’opinione. Con la probabile vittoria dei socialdemocratici tedeschi nel 2013, il quadro politico europeo cambierebbe in modo radicale. E a quel punto l’asse Parigi-Berlino potrebbe rimettere le cose al proprio posto, restituendo voce alla politica e ai cittadini. Daniele Zaccaria