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Putin liquida le piazze:-Inutili e inconcludenti non tratterò con loro- |
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Prima di parlare, dopo le imponenti manifestazioni di protesta in cui hanno partecipato oltre 100mila persone solo a Mosca, ha aspettato un paio di giorni. Poi è partito al contrattacco, in occasione di un discorso tenuto di fronte ai suoi fedeli supporter del Fronte di tutti i russi, organizzazione da lui stesso voluta e creata per consolidare il consenso. Per il premier e futuro presidente "autodesignato" Vladimir Putin non c’è ragione, né possibilità, di venire incontro alle richieste degli oppositori. La ripetizione delle contestate elezioni parlamentari dello scorso quattro dicembre, che hanno visto il suo partito Russia unita ottenere la maggioranza assoluta di voti e seggi, non ci sarà. A nulla sono valse le accuse di brogli lanciate dall’opposizione. Niente hanno potuto nemmeno le denunce dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (Osce), che ha monitorato il voto registrando numerose irregolarità. «Le elezioni sono chiuse. Il parlamento ha iniziato i suoi lavori ed è stato eletto anche un presidente», ha liquidato l’attuale premier. A questo punto «non ci possono essere colloqui su alcuna rivisitazione del risultato» delle urne. Se proprio qualcuno avesse qualcosa da ridire, «c’è solo un modo prescritto dalla legge per contestare il voto: un appello alla corte di giustizia». Per vincere Putin non ha bisogno di «trucchi»: il suo consenso, ha detto, se lo conquista in maniera leale. Sono gli oppositori, al contrario, a voler strumentalizzare il voto parlamentare per creare instabilità a poco più di due mesi dalle elezioni presidenziali di marzo, in cui Putin conta di ottenere il terzo mandato, dopo quelli del 2000 e del 2004. Per liquidare gli oppositori l’attuale premier ha voluto impiegare poche battute: «Il problema è che non hanno un programma», ha commentato, «né persone in grado di realizzare qualcosa». «Hanno molti progetti differenti tra loro, ma mancano di un programma comune e non hanno individuato una strada chiara per raggiungere i loro obiettivi. Che comunque non sono chiari». Eppure un obiettivo ben definito le opposizioni ce l’hanno: evitare ad ogni costo la rielezione presidenziale dello zar Putin. «Nemmeno un voto da noi», hanno promesso i manifestanti sabato. Per la prima volta all’appello degli anti-Putin hanno risposto centinaia di migliaia di persone. Non solo a Mosca. Quello che sta sfidando apertamente il potere è il movimento più partecipato e deciso che il sistema di potere putiniano abbia mai dovuto affrontare. Oltre alle accuse di brogli, che non sono inedite in Russia, stavolta a dar fiato alle trombe dell’opposizione è stata la consapevolezza che qualcosa stava iniziando a scricchiolare nel sistema. La perdita evidente di consenso per il partito di premier e presidente, al lordo dei brogli, parla da sola. Dal 2007, quando Russia Unita era arrivata al 64% delle preferenze, il quattro dicembre le liste governative sono arrivare a superare di un soffio il 50%. Da questo bisogna far la tara dei presunti brogli. Per gli osservatori dell’Osce i favoritismi ottenuti nei seggi da Russia unita sono stati netti: dalla «carenza di indipendenza» dell’amministrazione elettorale, alla moltiplicazione delle schede votate nelle urne, all’esclusione di diversi partiti dell’opposizione dalla competizione elettorale, sono diversi i fattori che hanno pesato sul risultato. Eppure Putin gode ancora di un ampio consenso. Specialmente nella periferia del paese, più lontano dalla "modernità bloccata" dei centri economici della nuova Russia. Il presidente Medvedev, che pure aveva rappresentato per alcuni una speranza di rinnovamento, dopo un 4 anni senza slanci ha perso credibilità rinunciando alla candidatura contro Putin, che lo aveva fatto eleggere nel 2008. Per questo l’ennesimo annuncio di riforme, la scorsa settimana, è caduto nel vuoto. L’unica speranza di rottura per il paese rimane la piazza delle grandi città, per la prima volta sostenuta da personaggi del calibro di Mikhail Gorbaciov e altri importanti protagonisti della società civile russa.Matteo Alviti
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