Asl Foggia, dimissioni del direttore Castrignanò
 











Se non è un terremoto è qualcosa di molto simile, se è vero che sono molto insistenti le voci che darebbero il direttore generale dell’Asl foggiana come dimissionario già da qualche giorno. L’indiscrezione, circolata già da venerdì ha preso corpo col passare dell ore fino ad avere una timida conferma. Ruggero Castrignanò, 67 anni di Campi Salentina, ex assessore anni addietro nel Brindisino avrebbe rassegnato le dimissioni al termine di un vertice regionale. Se si è arreso di fronte ad un sistema ingovernabile o è stato costretto? Resta un mistero; come regna tuttora una nebulosa su cosa abbia spinto il manager Asl vicino al presidente Vendola a lasciare. Deve esserci stato qualcosa che avrebbe indotto il manager (o chi per lui) a dare una accelerata al suo disimpegno, sempre che si tratti di dimissioni o di un presunto dimissionamento come qualcuno sussurra anche con una certa insistenza in maniera anche subdola.
Una cosa è certa: Ruggero
Castrignanò avrebbe dovuto lasciare il capoluogo dauno e quindi la Asl dauna a novembre: indiscrezioni davano anche per certo il suo trasferimento alla Ircs di Taranto; altri dieci mesi e via nel capoluogo jonico; ma la sua posizione deve essersi improvvisamente incrinata al punto da indurre i vertici regionali a spingere per un suo disimpegno.
La vita del manager brindisino nel capoluogo non è stata certamente facile: sempre nell’occhio del ciclone, stordito da inchieste su inchieste su una tecnostruttura che aveva mostrato nell’arco di alcune indagini gravi debolezze, come del resto appurato anche da alcune confessioni-shock affiorate in processi tuttora in corso (si parla di dirigenti che avrebbero intascato soldi per delibere compiacenti: tutto rivelato). Storie che avevano comunque visto il manager sempre a latere, ancorchè tacciato spesso di «scarso controllo su atti scottanti per la procura» che alla questione sanità a Foggia sta dedicando particolari attenzioni.
Quanta
correlazione ci possa essere tra il disimpegno (volontario o imposto non si sa ndr) e le tante indagini che danzano intorno al pianeta sanitario foggiano non è dato saperlo. Fatto sta che le dimissioni di Castrignanò sono giunte e si sono dilatate (non c’è ancora l’ufficilaità, lo ribadiamo) con l’effetto di un fulmine a ciel sereno sia in città sia in una provincia in cui il piano di rientro regionale e la scure dei ridimensionamenti anche da parte dell’Asl, aveva pesato e pesa ancora oggi che si è alle prese con una assistenza lacunosa e servizi sanitari e ambulatoriali in abbandono.
L’ultima apparizione in pubblico di Ruggero Castrignanò c’era stata non più tardi di quindici giorni fa a Monte Sant’Angelo (accanto all’ormai ex assessore alla salute Tommaso Fiore) in occasione della inaugurazione del Centro dialisi nella cittadina montanara che attende ancora la riconversione dell’ospedale soppresso. C’era un lavoro da completare in termini di risparmio e riduzione di sprechi. Il
manager aveva dal canto suo affrontato e parzialmente risolto la questione dei medici precari; quella dell coop di Sanitàservice, ma non era certamente bastato a ripianare nemmeno in minima parte il buco nero che persiste nella sanità foggiana. Sotto la sua direzione (ma anche in passato) ci si era ormai abituati ad una convivenza con Finanza e Digos alle prese con almeno - si dice - una trentina di filoni di indagine che non ancora trovano uno sbocco investigativo.
Ora si dice che Castrignanò andrà a Bari qule componente di un nucleo di valutazione del Policlinico, ma non c’è l’ufficialità, mentre si scatenano le voci sui possibili successori, tutti in graduatoria regionale: da Attilio Manfrini (tra i più accreditati a Carlo Di Cesare (dirigente comunale), a Daniela Pedà (funzionario azienda ospedaliera) a Mario Morlacco (quest’ultimo attualmente dirigente in Campania). Negli ultimi tempi si era parlato anche di un incarico ad un manager altoatesino, di Bolzano. Dicono che dalla
Regione si voglia far presto per una nuova nomina con la speranza che stavolta nuovo manager dell’Asl sia uno «del territorio» e non un funzionario catapultato in una sorta di Vietnam tecno-sanitario avulso dal contesto e impossibilitato a incidere sulle istanze e le numerose esigenze e criticità del territorio che più di altri in Puglia ha pagato dazio al piano di riordino ospedaliero.Ernesto Tardivo-gazzettadel mezzogiorno