Ambiente: "Inquinamento a Taranto, è colpa dell’Ilva"
 











Sono state depositate alla cancelleria del gip di Taranto Patrizia Todisco Oltre 500 pagine dei periti chimici che rappresenta la prima parte della maxi-perizia sulle emissioni dell’Ilva, disposta nell’ ambito di un incidente probatorio. La perizia dovra’ stabilire se le emissioni di fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico siano nocive alla salute degli operai del siderurgico e dei cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi, e se all’interno della fabbrica siano rispettate le misure di sicurezza per evitare la dispersione di diossina, Pcb e benzoapirene
E’stato messo  nero su bianco che dall’Ilva di Taranto vengono emesse in atmosfera sostanze come diossine e Pcb, pericolose per i lavoratori e la popolazione. E’ la prima verità sull’inquinamento a Taranto,sull’Ilva, disposta nell’ambito di un incidente probatorio, che dovrà accertare se le emissioni di fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico siano nocive alla salute umana
nell’inchiesta al maxi colosso. I documenti sono ora al vaglio del gip Patrizia Todisco, che nominato gli esperti e disposto l’accertamento peritale durato oltre un anno. Ad essere indagati sono Emilio Riva, presidente dell’Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva presidente dell’Ilva dal 20 maggio 2010, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, capo area del reparto Agglomerato. Le accuse sono disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda “se dallo stabilimento si diffondano gas, vapori, sostanze aeriformi e sostanze solide (polveri ecc.), contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori operanti all’interno degli impianti e per la popolazione del vicino centro abitato di
Taranto e, eventualmente, di altri viciniori, con particolare, ma non esclusivo, riguardo a Benzo(a)pirene, Ipa di varia natura e composizione nonché diossine, Pcb, polveri di minerali ed altro la risposta è affermativa”, scrive nelle conclusione della propria perizia il pool di periti chimici chiamato ad analizzare l’aria di Taranto, ed i veleni che respirano i tarantini.
“se i livelli di diossina e Pcb rinvenuti negli animali abbattuti, appartenenti alle persone offese indicate nell’ordinanza ammissiva dell’incidente probatorio del 27.10.2010, e se i livelli di diossina e Pcb accertati nei terreni circostanti l’area industriale di Taranto, siano riconducibili alle emissioni di fumi e polveri dello stabilimento Ilva la risposta è affermativa” rimarcano gli uomini del pool. E ancora, rispondendo agli altri “quesiti” del gip: per quanto riguarda il terzo quesito concernente “se all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto siano osservate tutte le misure idonee ad evitare la
dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e di terzi la risposta è negativa”.
Ma non solo. I periti spiegano cosa andrebbe fatto, da subito, per l’aria di Taranto: “Per quanto riguarda il fenomeno dello slopping si ritiene necessario, al fine di ridurne l’entità, che si proceda rapidamente da parte di Ilva nell’implementazione del sistema esperto di regolazione del processo di soffiaggio dell’ossigeno e dell’altezza della lancia nel convertitore, così da svincolare, per quanto possibile, il controllo dell’operazione dall’intervento dell’operatore. Solo attraverso la registrazione di tutti gli eventi occorsi si potrà verificare l’efficacia delle procedure adottate per pervenire, se non all’eliminazione, almeno alla riduzione del fenomeno”.  “Altro adeguamento necessario” è la chiosa degli esperti “è rappresentato dall’adozione dei sistemi di monitoraggio in continuo dei parametri inquinanti alle emissioni derivanti da impianti in cui sono
trattati termicamente rifiuti, in cui i medesimi dovevano essere installati a partire dal 17 agosto 1999”.
"Non posso esprimere giudizi troppo articolati, la perizia è di molte pagine e ho potuto leggere solo le sintesi finali dei sei quesiti - commenta l’ingegner Aldolfo Buffo, rappresentante della Direzione per la qualità, l’ambiente e la sicurezza dell’Ilva - ma mi pare di poter dire che vi sia una constataione inequivocabile sul fatto che i livelli emissivi dell’Ilva sono tutti nei limiti di legge, incluse le diossine. Oggi si è consumato solo il primo atto, la perizia del gip, ci saranno altri passaggi, tra cui le risposte dei nostri consulenti. Non vi sono evidenze certe, ma solo ipotesi che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti. Aspettiamo la fine del confronto per esprimere giudizi definitivi".
Sulla questione è in corso infatti anche una perizia medico-legale da parte di tre consulenti: il professore Annibale Biggeri, docente ordinario all’università di Firenze e
direttore del Centro per lo studio e la prevenzione oncologica; Maria Triassi, direttrice di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia dell’azienda ospedaliera universitaria ’Federico II’ di Napoli, e il dottor Francesco Forastiere, direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Asl di Roma.