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DOSSIER - MALASANITA’
"LA SPORCA POLITICA DEL POTERE... VETERINARIA OBSOLETA... GESTIONE CRIMINALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE..."
ORA BASTA... |
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L’art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana detta: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Per questo ultimo periodo del secondo comma furono dati, a giustificazione, alcuni esempi, fra cui la sterilizzazione (attuata nella Germania nazista per assicurare la purezza della cosiddetta razza ariana) e l’esperimento pseudo scientifico sulle persone (si parlò, appunto, di “cavie umane”). Vittorio FALZONE, di quei resoconti dell’Assemblea Costituente primo redattore, avvertiva, annotando l’art. 9, che nella Costituzione la parola “Repubblica” fu usata in senso comprensivo così dello Stato come delle Regioni [v. Costituzione della Repubblica Italiana – Testo definitivo – Commento e Note agli articoli, Roma, Colombo, s.d., pag. 22]. Pertanto alle provvidenze di cui all’art. 32 potevano provvedere tanto lo Stato che le Regioni. Pertanto l’art. 117, c. 1°, cpv. 5°, disponeva che la Regione emanava in materia di beneficenza pubblica e assistenza sanitaria e ospedaliera norme legislative, nei limiti delle leggi dello Stato, sempre che le norme stesse non fossero in contrasto con l’interesse nazionale [e infatti l’art. 32, c. 1°, definiva “interesse della collettività” la tutela della salute] e con quello di altre Regioni. Questa attribuzione – annotava il FALZONE [o.c., pag. 69], doveva considerarsi tassativa. Il successivo art. 118 disponeva: . al comma 1°: che spettavano alla Regione le funzioni amministrative in tema di assistenza sanitaria e ospedaliera, salvo quelle di interesse esclusivamente locale, che fossero eventualmente state attribuite dalle leggi dellaRepubblica alle Province, ai Comuni o ad altri enti locali; · al comma 3: che la Regione esercitasse normalmente queste funzioni amministrative delegandole alle Province, ai Comuni o ad altri enti locali, o valendosi dei loro uffici. Questi due articoli [pur senza che ne fosse stata sperimentata la puntuale e totale attuazione] vennero emendati dagli artt. 3 e 4 della farraginosa e disutile Legge Costituzionale del 18 ottobre 2001, n° 3. L’art. 117, nel nuovo testo, afferma,al comma 1°, che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”: comma disutile, poiché è inconcepibile che in uno Stato che si dice democratico possano emanarsi leggi irrispettose della Costituzione e perché già l’art. 10, c. 1°, Cost. prevedeva la conformità dell’ordinamento giuridico italiano alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Escludedall’elencazione del comma 2° sulla legislazione “esclusiva” dello Stato la tutela della salute e la affida, al comma 3°, a quella “concorrente” di Stato e Regioni. Dispone, al comma 6° che la potestà regolamentare spetta, “in subiecta materia”, alle Regioni. Ma è l’ultimo comma dell’art. 118 che assume, nel nuovo testo, per quanto riguarda la tutela della salute, particolare rilevanza, in quanto favorisce “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati,per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sudditarietà”. La Lg. Cost. 18.10.2001 n° 3 non ha affatto impedito che si continuasse a parlare di mala sanità, sempre, anzi ancor più, alla ribalta, balzando da una testata giornalistica all’altra: bilanci sanitari in deficit, carenze strutturali, gioco di ingenti somme di pubblico denaro, tante, tantissime, situazioni poco chiare. Ma, guarda caso, l’instaurato nuovo sistema sanitario, al pari dell’antico, continua aproclamarsene innocente. Occorre condurre una dura battaglia a favore di un servizio sanitario migliore e trasparente. Occorre ricordare a chi a quel servizio è preposto che la tutela della salute è “interesse della collettività” e, ancor prima che questo, “fondamentale diritto dell’individuo” (art. 32, c. 1°, Cost.). Sono troppi gli interessi politici e clientelari, un giro di corruzioni denunziato dalle statistiche giudiziarie pari a un centinaio di milioni di euro. In fin dei conti, il costo della tutela della propria salute non è pagato da collettività alcuna, ma dai singoli individui, cui essa dovrebbe essere assicurata. Riteniamo delittuoso aver voluto trasformare unità di civici servizi in aziende, quasi che la pubblica salute fosse un volgare prodotto industriale. Nel pagare al fine di vedersi corrisposti servizi, i singoli elargiscono ben più di quanto possano attendersi, in ossequio a un sacro principio di umana solidarietà, non certo per elargire lauti compensi adirigenti e operatori che quei servizi dovrebbero assicurare, Chiedere trasparenza, controlli, rigore d’esercizio, efficienza, informazioni, è un diritto! E’ lecito che un dirigente d’un servizio sanitario alla richiesta di copie di documenti, peraltro per loro natura pubblici e che non dovrebbe esitare a fornire, in ossequio a n orme vigenti, opponga il diniego o il silenzio? Se la stampa ha davvero, nel nostro, così come è negli altri Paesi, il diritto-dovere di liberamente informare il pubblico, ha, o non ha, parimenti il diritto di chiedere di potersi essa informare per prima per poter poi altri rettamente informare? Ma questo va sempre più divenendo un Paese in cui sembra imperare la vergogna d’un potere assoluto: “l’Etat s’est moi!” Se è vero che obbligo della stampa, quotidiana o periodica che essa sia, è quello di correttamente informare del buon funzionamento dei servizi sanitari e quindi, per poterlo fare, suo diritto è quello d’essere altrettantocorrettamente informata, ci pare un illecito il voler contrapporre un preteso diritto del funzionario pubblico di non rispondere a una richiesta di informazione. E’ quanto meno un deprecabile mal vezzo. Può far sorgere in alcuni il sospetto, dal quale rifuggiamo, che si voglia, come in tempi non troppo lontani, continuare a rubare, a corrompere e farsi corrompere. A pagare le spese delle risposte che non le giungono finisce sempre a essere la “povera gente”. I dirigenti, gli operatori d’un pubblico servizio dovrebbero sentire il dovere d’esporre con responsabile diligenza ogni affare della conduzione dello stesso, di palesarne la chiarezza, di fugare ogni dubbio. “C’è una spontanea inosservanza del principio di legalità, di controllo di quella stessa illegalità – e soprattutto di trasparenza. Con la sanità la fa da padrona”: lo documenta la 1^ Mappa sul fenomeno della corruzione in Italia, curata dall’Alto Commissario per la prevenzione e il contrastoalla corruzione. Oggi quell’Alto Commissariato non esiste più. E’ stato sostituito, a partire dal 2 ottobre 2008 dal Servizio Anticorruzione e Trasparenza (SAeT), costituito nell’ambito del Dipartimento della Funzione Pubblica, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha trasferito al Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Il fenomeno della corruzione è, del resto, talmente dilagato su scala mondiale che nel 2003 l’ONU ha promosso una Convenzione contro la corruzione, sottoscritta dall’Italia sin dal 9 dicembre 2003, ma mai da essa [e le ragioni sono troppo evidenti a un attento osservatore delle nostre vicende nel primo decennio del terzo millennio!] non ancora ratificata. Anzi, è tra noi in atto una vera e propria strategia di disinformazione. In questo clima vegeta la nostra sanità pubblica e fiorisce quella privata, in un sistema volutamente disomogeneo, ricco di inefficienze e di sprechi. Tutto è improntato a nere finalitàmercantili, il cui aspetto prioritario, se non esclusivo, è quello del privato guadagno, anche a scapito di quel minimo di rispetto della deontologia che si supporrebbe richiesta per l’esercizio delle professioni sanitarie. Si dice che l’intero sistema sanitario dovrebbe essere intonato a criteri di massima economicità, ma si dimentica che la tutela della sanità pubblica è affidata a un servizio sociale e che questo non può essere adempiuto con criteri di conduzione aziendale, come pretendono oggi coloro che, “cavalieri d’industria”, fanno gran confusione tra Stato e azienda e dello Stato pretendono fare un’azienda loro. Non ci resta che sperare che chi, con nostra mala ventura, ci dirige prenda coscienza che è ormai urgente orientare le proprie decisioni a una corretta e proficua amministrazione delle risorse pubbliche e non attui più provvedimenti di dubbia utilità. Ormai nulla più ci stupisce, tutto ci pare oscuro e confuso, Non è raro quindi sentir parlare,quasi quotidianamente, di “mala sanità”, di un servizio sociale che gli intrecci di partiti, burocrazia e cosche hanno reso un groviglio malavitoso, che ha sostituito a quel sistema che consentiva d’esser classificato fra i primi su scala mondiale, uno nuovo, infame e denso di pericoli, non più tutore della salute.Emilio BENVENUTO - Jenny VARLOTTA (...) Sanità:scandalo, "delinquenziale utilizzo e somministrazione di farmaci veterinari killer..." Una settantina le perquisizioni effettuate presso centri di deposito, attività commerciali al dettaglio, farmacie, allevamenti ed abitazioni in tredici Regioni italiane. Indagate 68 persone. Una vera e propria rete dedita alla vendita di farmaci veterinari per la somministrazione ad animali in assenza di controlli medico-veterinario: 71 perquisizioni, 8 magazzini abusivi di vendita al dettaglio posti sotto sequestro, 68 indagati a cui sono state notificate le relative informazioni di garanzia (grossisti di farmaci veterinari, titolari di attività commerciali non abilitati alla vendita di medicinali, dipendenti di case farmaceutiche e allevatori). Vari i reati sinora contestati tra delitti e contravvenzioni: commercio e somministrazione di medicinali guasti, somministrazione di farmaci con modalità pericolose per la salute pubblica, esercizio abusivo della professione medico-veterinaria e di farmacista e ricettazione. L’operazione,denominata "Bird Pharm", coordinata dalla Procura di Reggio Emilia (RE) è il risultato di un’attenta indagine partita da attività di controllo condotte dai Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale e Forestale di Reggio Emilia e Piacenza finalizzate a garantire la sicurezza alimentare dei consumatori dai rischi derivanti dall’assunzione di carni bovine, suine ed avicole sofisticate e da attività di controllo sulle voliere. Sequestrate circa 100 mila confezioni di farmaci veterinari e, farmaci ad uso umano, soggetti a prescrizione medica, e centinaia di farmaci provenienti dall’estero la cui commercializzazione in Italia è vietata in quanto sprovvisti di A.I.C. (Autorizzazione Immissione in Commercio). Il valore commerciale indicativo dei farmaci sequestrati ammonta a circa 2 milioni di euro. Impegnati 230 uomini del Corpo forestale dello Stato che hanno effettuato perquisizionie sequestri sia locali che domiciliari presso centri di deposito, attività commerciali al dettaglio,farmacie, allevamenti ed abitazioni in 13 Regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Nel corso dell’inchiesta il personale del Corpo forestale dello Stato ha individuato grossisti dediti a commercializzare farmaci senza la necessaria e indispensabile prescrizione medico veterinaria. Inoltre sono stati individuati soggetti ed esercizi commerciali non abilitati alla vendita di farmaci, provenienti dall’estero non vendibili nel territorio italiano per difetto di autorizzazione, nonché produzioni galeniche con composizioni artigianali di vari medicinali e nomi di fantasia. I farmaci venivano somministrati ad animali da voliera e ad animali da reddito destinati all’alimentazione umana quali bovini, da latte e da ingrasso, suini e avicoli. Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia Dott.ssa Valentina SALVI, hanno permesso di scoprire soggetticompiacenti che si prestavano a compilare falsi documenti, soprattutto al fine di poter giustificare le movimentazioni non consentite da parte dei grossisti. Analogamente alcuni soggetti si prestavano a fornire copertura a trattamenti farmacologici illeciti con sostanze, quali cortisonici ed antibiotici, ad animali che venivano immessi nel mercato senza il rispetto delle particolari cautele a cui sono sottoposti gli animali ed i loro sottoprodotti (ad es. il latte). La norma a riguardo, finalizzata alla difesa della salute, prevede infatti che, oltre alla registrazione del farmaco in appositi registri ed alla obbligatorietà della comunicazione ai servizi veterinari pubblici (che nella fattispecie sistematicamente venivano elusi), gli animali che assumono farmaci ed i loro sottoprodotti non possono essere destinati al consumo prima di un determinato lasso di tempo variabile in funzione del farmaco assunto ( a volte anche mesi). All’apice dell’attività illecita è stata individuatauna società grossista con rivendita diretta di farmaci veterinari con sede in Lombardia che commercializzava prevalentemente, oltre che nel mantovano, nel reggiano e nel parmense. L’operazione del Corpo forestale dello Stato ha così consentito di scardinare un articolato sistema di somministrazione e vendita "in nero" ad ignari consumatori, non consapevoli delle sostanze chimico-farmaceutiche che assumevano indirettamente, in quanto contenute nei prodotti derivati, di origine animale destinati al consumo umano senza alcun controllo di legittimità sulla loro utilizzazione. Dalla documentazione acquisita sono emersi ulteriori elementi che non escludono ulteriori sviluppi procedimentali e processuali anche in ordine a nuove ipotesi di reato ed al numero dei soggetti sottoposti ad indagine. Il Comandante Regionale dell’Emilia Romagna Giuseppe GIOVE ha espresso vivo compiacimento per le operazioni compiute congratulandosi con il personale che le ha condotte a tutela del cittadino esottolineando la grande sinergia ed il proficuo rapporto istituzionale con l’Autorità Giudiziaria.Benvenuto Michelangelo(...) Dove sta il Dipartimento di Prevenzione? Capi Servizi "Precari" senza titoli totalmente asserviti alle logiche affaristiche. "Vergogna" Il ministero indica in circa 10/20 miliardi di euro l’anno, lo spreco in sanità frutto di ricoveri inutili, prestazioni ambulatoriali in eccesso e acquisti di beni e servizi fuori controllo,privatizzazione di servizi, dismissioni patrimoniali assurde, appalti erogati in maniera non trasparente, rapporti clientelari e con settori malavitosi , hanno procurato danni economici assai più devastanti di quelli rilevati dal ministero. Sergio Dompè, presidente di Farmaindustria, indica quanto i profitti delle industrie farmaceutiche non possono essere messi in discussione, gli sprechi vanno ricercati nel sistema di erogazione dei servizi sanitari. Il vero nodo è spezzare la spirale dell’intreccio politico-mafioso, che gestisce pezzi significativi e costosissimi del sistema privatistico sanitario, con il corollario di appalti ed acquisti riconducibili a ditte ed imprese dello stesso giro. Il livello di corruzione e malavita organizzata internaal sistema sanitario è il vero cancro. Le cliniche convenzionate intascano il Drg (il corrispettivo che paga la Regione per le singole prestazioni) . Per non parlare del clan degli Angelucci (uno dei quali è senatore), che tra cliniche private e forniture protesiche tra Lazio e Puglia muove un paio di miliardi di euro. E’ ora che il ministero si adoperi per il ripristino della legalità. Che esista una veterinaria pubblica obsoleta, con forti resistenze istituzionali al cambiamento e miglioramento, è cosa certa. In Italia non esiste un Ente indipendente verso il quale confluiscano tutte le informazioni che fanno capo ai singoli Ministeri: con ciò il nostro Paese rappresenta un’eccezione in Europa, non avendo alcuna Autorità nazionale indipendente in grado di coordinare i controlli e valutare i rischi per la popolazione. Sarebbe interessante conoscere meglio questo tabù. Chi, e quando, e come, ha agito in questo modo? Quali sono le lobbiesdell’arretratezza? L’Italia è arretrata di almeno venti anni rispetto alle Nazioni europee. Chi sono i nostri interlocutori, ministeriali e non? Azioni quotidiane come fare la spesa al supermercato, preparare il pranzo, tagliare una fettina di carne appaiono come momenti di routine che costellano le nostre giornate. Ma quanti di noi si soffermano a pensare cosa si cela dietro un pezzo di carne, o di prosciutto? Come si allevano, crescono e macellano vite spezzate che molti di noi mangiano? Gli animali si rendono conto che stanno per morire? Come avviene la loro fine? Prima della morte in che condizioni vivono? E’ davvero necessario mangiare esseri senzienti che vivono e soffrono proprio come un essere umano? Con l’intento di svelare parzialmente quesiti di questo genere, che troppo spesso a causa della velocità con la quale ci ritroviamo a vivere non ci poniamo. Voglia di giustizia, voglia di legalità. Indagini che rivelano violazioni e abusi di ogni tipo in tutti i centridi potere. I Servizi Veterinari di Foggia ritengono di poter gestire a proprio uso e consumo le strutture dell’ASL. Infatti si evince quanto segue:costi di fitti di Corso Giannone a Foggia, ammonterebbero a costi vergognosi,sperpero di danaro pubblico, più spese ordinarie e straordinarie; gli appartamenti sono idonei per l’uso destinati? Vi è del personale che è stato incaricato a svolgere mansioni superiori a quelle per cui è stato assunto ed alcuni sono anche utilizzati ai terminali informatici e autista cosa che non tocca loro perchè si tratta di personale assunto come ausiliario? Vigilanza precaria, macelli devastati, rifiuti speciali....inoltre vengono elargiti straordinari, missioni, ed alti emolumenti a spese della sanità? Basta abusi,consumi e sperpero di pubblico danaro. E’ sempre più difficile la situazione in cui naviga la sanità in Puglia,incardinata su robusti Comitati di Affari che,come una squadra di calcio collaudata,cambiano ogni tantoalcuni “giocatori”,anche l’allenatore talvolta,ma il metodo non cambia,ovvero quello di fare della sanità un business…una grande speculazione trasversale per pezzi di partiti,di imprenditoria,di altri pezzi di “Società”,coinvolte in vere e proprie Associazioni affaristiche malavitose. Il giro vertiginoso di danaro all’epoca dalla legge 67/88 sull’Edilizia sanitaria,il giro di danaro indotto nel privato,sono un’occasione formidabile per ripensare,programmare,realizzare prospettive di sviluppo nel territorio,radicate sulle esigenze concrete della gente,sul recupero di democrazia e legalità,ancora una volta rappresentano un’occasione invece di saccheggio,che toglierà a tutti noi oltre il 20% dei finanziamenti destinati a tali interventi,che finiscono e finiranno nelletasche di lor signori e dei Comitati d’Affari,anche ulteriore terreno alla democrazia alla legalità,facendo attraversare ancora una volta e di più il territorio da “bande” dai colletti bianchi e da avvoltoi della prima edultima ora. E’ ovvio che esigiamo servizi veri per bisogni veri della popolazione,gestiti socialmente e non assistenzialismo. Aspetto ritenuto essenziale per il risanamento, riteniamo debba essere considerato quello legato alla individuazione di responsabilità personali e patrimoniali di chi ha consentito l’inquinamento malavitoso della ASL e il suo degrado,facendo pagare i danni a chi ha truffato e speculato,recuperando i beni materiali e finanziari sottratti alla gente,da destinarsi pertanto a nuovi servizi. Le numerose denunce fatte al Direttore Generale e ad altri “giocatori”di questo malaffare,da parte di diversi soggetti istituzionali,di Organizzazioni sindacali e sociali,di singoli cittadini,dei Mass Media,inerenti sprechi,tangenti,intimidazioni,a tutt’oggi nonpare abbiano avuto la “attenzione” nei tempi e nei modi dovuti,in quanto i ritardi e i tempi che si allungano nella affermazione della Giustizia,rappresentano un segnale di fatto di impunità,un accumularsi ulteriore disprechi,sottrazione di servizi e perdita di vite umane,allorquando nella sanità la mancanza e carenza di adeguamento dei servizi produce e aggiunge sofferenza a sofferenza,assenza di servizi essenziali. Basti pensare alle tremende bugie che dicono circa la carenza di fondi per servizi indispensabili,quando poi si attivano e si moltiplicano sprechi,veri e propri furti sulla pelle di tutti noi. Ci riferiamo ad un contesto e ad uno scenario che va dalla provincia di Foggia a Foggia,fuori provincia e Regione,sino a collegamenti con ambienti giudiziari,amministrativi e politici,che ad oggi li rendono “impuniti” e “impunibili”. Occorre estendere la legge sull’uso sociale dei beni confiscati ,applicandola anche ai corrotti,oltre che ai mafiosi e utilizzarla nel nostroterritorio,comunque attivando la popolazione,sul piano della sensibilizzazione alla riappropriazione del proprio territorio e dei propri destini. Le istituzioni devono rispondere alle reiterate esigenze di giustizia,contenute intante denunce circostanziate di questi anni, producendo,ritardi, archiviazioni, omissioni, complicità,sulla pelle di tantissimi cittadini e degli stessi magistrati onesti che rischiano solo per aver fatto e fare il proprio dovere. Nella Sanità continua ad esserci sofferenza inutile,anni di speculazioni per i soliti mercanti;vi è stato uno spreco immane di risorse finanziarie,di nomine di dirigenti,per lo più senza requisiti,pertanto creando ulteriori disservizi e costi alla collettività,di gestione degli appalti e forniture,che sullo sfondo hanno lasciato intravvedere vecchi e nuovi comitati di affari ,trasversali,grondanti di tangenti,indi di sprechi consenguenti e sottrazioni di risorse che invece devono essere destinati alla sanità,ovvero unicamente aiservizi per i cittadini. Ma sanità e mafia continuano ad andare a braccetto,gli illeciti arricchimenti continuano,nonostante l’appello dei cittadini sempre più stufi di un’illegalità dilagante. Come abbiamo sempre detto il vero nodo èspezzare la spirale dell’intreccio politico- mafioso che gestisce il sistema sanitario privato,con appalti e acquisti riconducibili a imprese dello stesso giro. Per non parlare dei servizi veterinari di Foggia che gestiscono a proprio uso e consumo le strutture dell’Asl sperperando i nostri soldi. Queste non sono novità,abbiamo più volte parlato di quella che dovrebbe essere la “nostra” Asl ma che diviene sempre più la “loro”. Esattamente un anno fa per quanto concerne l’inchiesta sanità SERVIZI VETERINARI di corso Giannone avevamo chiesto il licenziamento di dirigenti Asl,ma ahimè la sanità è ancora malata e lo sperpero continua. Questo sistema mafioso si è conservato nonostante cambi di dirigenza e di governo. Nonostante l’aumento di tasse volutoda Vendola per ripianare il debito,il debito della sanità è sempre più grande,e a “mangiare” sono sempre gli stessi. Tutti sono determinatissimi a difendersi e a dimostrare l’estraneità a qualunque fatto illecito,e la colpa di chi è?L’Asl di Foggia e sotto accusa e il commissario incaricato Dott. Manfrini è responsabile...non potevamo aspettarci cosa diversa,sappiamo che non è possibile in questa nazione abolire i privilegi. Occorre un “Patto territoriale per la Sanità”,che abbia al centro non i soliti addetti ai lavori,bensì la cittadinanza attiva,i soggetti veri di cambiamento. Non possiamo consentire di aggiungere sofferenza su sofferenza speculando sulla stessa. Martin Luther King affermava:”Non ho paura del rumore dell’odio,ma del silenzio degli onesti…” questo schifo di potere uccide,il silenzio pure. Benvenuto Michelangelo-Jenny Varlotta (...) Sanità, politica ed affari? Qual è il minimo comune denominatore di questi illeciti insopportabili? Una prima spiegazione è di carattere generale e ci conferma purtroppo il successo di una Weltanschauung ormai generalizzata: fare i soldi è ciò che solo conta e chi di soldi di qualsiasi provenienza s’è ne fatti tanti viene comunque ammirato o quanto meno invidiato. La seconda spiegazione riguarda specificamente la sanità, un ambito dove il denaro circola così profusamente e dove i controlli “spontanei”, cioè non attuati dalla magistratura ma dagli stessi enti preposti, sono a dir poco evanescenti. La tentazione di spartirsi un po’ la torta è pertanto molto forte. Liste di attese infinite.Eppure, in base alle diverse norme in vigore, è diritto di ogni assistito esigere visite ed esami in tempi certi, per poter ricevere cure appropriate. A ribadirlo ancora una volta è il nuovo Piano nazionale di governo delle liste di attesa per iltriennio 2010-2012, che prevede tempi da rispettare obbligatoriamente per visite, esami, interventi chirurgici. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale a novembre, a fine febbraio sono state approvate le Linee guida per le Regioni su come attuare gli adempimenti previsti. Inoltre segnaliamo, primari che intascano soldi a sbafo presso studi privati. Case farmaceutiche che propongono viaggi chiamandoli congressi. Terapie & affari.Servizi veterinari. Famiglie-clan che spostano voti durante le infinite campagne elettorali. Cliniche private che "ospitano" reparti di strutture pubbliche. Sembra quasi che lo sforzo dei tanti medici e paramedici che ogni giorno tentano disperatamente di dare dignità alla sanità pugliese non emerga, non lasci segno e molte volte questi onesti medici soffocano dietro le scelte dei direttori generali nominati quasi sempre per alti meriti di questo o quel partito. Qualche anno fa, le intercettazioni telefoniche tra un autorevole deputato eil manager di una Asl hanno aperto la discussione sul rapporto tra sanità e potere politico. Ci si chiede: c’era bisogno di intercettare qualcuno per sapere che la sanità, in Puglia, ma non solo, è lottizzata? C’è qualche cittadino che non sa che nella nostra regione esistono primari senza reparto, nominati solo per ragioni politiche, manager divisi secondo il manuale Cencelli, che si sono aperte crisi politiche interminabili aventi ad oggetto assessorati alla sanità e relativi organigrammi delle Asl? Ci sembra molto improbabile. Le barelle che ancora oggi affollano i corridoi di alcuni nostri ospedali testimoniano quanto siamo lontani da una sanità efficiente. La domanda non è dunque se, ma perché il nostro sistema sanitario vive un rapporto patologico con il potere politico. Proviamo a dare una risposta. La spesa sanitaria riguarda i tre quarti della spesa regionale. Sono migliaia di miliardi che si perdono in un vortice di interessi, lobby mediche, strutture private,cliniche chefanno capo da sempre alle stesse famiglie. Non ne beneficiano i cittadini, come qualità del servizio, né tanto meno i lavoratori della sanità, infermieri, tecnici di laboratorio, medici precari i cui contratti sono rinnovati di semestre in semestre. Questa precarietà, l’assenza di un piano ospedaliero, il mancato rispetto delle direttive del piano sanitario regionale, il potere smisurato di cui dispongono i manager delle Asl non sono casuali. L’incertezza consente a pochi e noti di lucrare e speculare, letteralmente, sulla vita delle persone. La politica dovrebbe scrivere pubblicamente le linee programmatiche, gli obiettivi, le priorità, i manager dovrebbero essere esecutori indipendenti e autonomi, nelraggiungimento di obiettivi sui quali bisognerebbe ragionare. Non è stato così,anzi si peggiora. La riduzione dei posti letto sta avvenendo in tutte le specialistiche. Il potere politico nella sanità non individua un settore dello stato sociale, ma un mercato da spartire. Manager, scelti non per merito ma per tessera, spesso privi dei requisiti formali previsti dalla legge, consentono di dividere nomine di primari, di assistenti. Michelangelo Benvenuto |
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