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Mercati con il fiato sospeso. Fondi divisi sull’adesione allo swap |
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Operatori finanziari nervosi in vista della scadenza di giovedì in cui tutti i creditori privati della Grecia dovranno pronunciarsi sull’adesione al piano di rimborso (Psi, private sector involvement) del debito ellenico. Cinque fondi pensione greci hanno appena fatto sapere che non aderiranno allo swap. Si tratta di fondi che detengono bond per due miliardi pari all’1% degli oltre 200 miliardi coinvolti nell’operazione. Giovedì, tutti i creditori privati dovranno pronunciarsi e finora almeno una dozzina, che detengono 2,7 miliardi di bond, si sono detti favorevoli allo scambio come la stragrande maggioranza delle banche. Sotto il 90% di adesioni e fino al 75% il governo farà scattate le calusole di azione collettiva (Cac) sull’86% dei creditori privati che possiede obbligazioni e imporre lo scambio anche a chi non ha aderito. In questo caso lo swap diventa vincolante per gli obbligazionisti. Sotto il 75% dei sì salta invece lo swap e scatterebbe il default disordinato, un’eventualità che finora il governo di Atene ha smentito e che innescherebbe un effetto domino sui mercati coinvolgendo Paesi come Italia e Spagna. Intanto Borsa Italiana ha fatto sapere che i prestiti obbligazionari della Repubblica Ellenica sono stati sospesi dalle negoziazioni a tempo indeterminato. Secondo un’analisi dell’International Institute of Finance (IIF), il default disordinato di Atene costerebbe 1000 miliardi di euro all’Eurozona e condurrebbe alla necessità di un sostegno esterno per Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo. L’IIF è un organismo presieduto da Charles Dallara che rappresenta un gran numero di creditori privati nei negoziati per l’acquisto di titoli di stato greci per 206 miliardi di euro. “Un default disordinato avrebbe rilevanti ramificazioni”, ha comunicato lo studio. “Più direttamente imporrebbe ulteriori danni alla già malmessa economia greca, con conseguenti costi sociali molto seri”. Tuttavia, avverte l’istituto, i costi colpirebbero l’intera area dell’euro. Creditori pubblici e privati in possesso di titoli greci rimarrebbero scoperti per 73 miliardi. La Bce dovrebbe affrontare perdite considerevoli, essendo esposta per 177 miliardi di euro, pari ad oltre il 200% del suo capitale di base. Ma soprattutto, peserebbero sull’Eurozona i costi volti a prevenire il contagio, quantificati in 380 miliardi di euro in cinque anni per Portogallo e Irlanda e in 350 per Spagna e Italia. Una situazione che costringerebbe la Bce a ricapitalizzarsi per una cifra intorno ai 160 miliardi. “È difficile fare un conto preciso di tutte le passività – ha concluso l’analisi dell’Iif – ma è difficile immaginare che non superino i mille miliardi di euro”. Andrea Deugeni-affaritaliani |
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