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Le mafie dietro il rame rubato |
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Nel 2011 dalla rete ferroviaria italiana sono sparite mille tonnellate di rame. Una media di 3.200 chili al giorno. Per questo stillicidio le Ferrovie dello Stato hanno perso quasi 20 milioni di euro in due anni. Senza calcolare i danni collaterali, ancora più gravi: migliaia di pendolari arrivati in ritardo al lavoro, i ragazzi che hanno perso il giorno di scuola. Perché senza rame sulla linea i treni non partono. Un’esperienza che molti di noi hanno vissuto almeno una volta nella vita. Le mille tonnellate sfilate da sotto il naso di Fs sono solo una piccola parte del bottino. Ci sono anche i furti dai cavi elettrici di Enel (2.500 quelli segnalati lo scorso anno) e dalle linee di Telecom (3.300). Se viene chiamato "oro rosso", un motivo c’è: sui mercati il rame è arrivato a valere 7,5 euro al chilo. Una quotazione destinata ad aumentare ancora, visto che il bene è sempre più scarso e sempre più ricercato, soprattutto dalle grandi potenze emergenti come India, Cina e Brasile. Formidabile conduttore elettrico e termico, resistente, non magnetico, facilmente lavorabile per la sua malleabilità. Il rame è davvero merce preziosa. Per averla c’è chi è disposto a chiudere un occhio sulla sua provenienza. E per guadagnarsi la giornata c’è chi è disposto a morire pur di portare via qualche treccia. Esiste infatti una filiera illegale vastissima e sempre più organizzata che ha un solo scopo: rubare più rame possibile per rivenderlo all’estero. Alla base ci sono i piccoli ladruncoli (sei su dieci sono italiani, gli altri quasi tutti dell’est europeo) che lo rivendono a rottamai e grossisti per 4 o 5 euro al chilo. Da qui, il metallo viene spedito in fonderia oppure lavorato sul posto. E’ a questo punto che l’oro rosso passa nelle mani dei "pesci grossi". Possono essere esportatori legali e del tutto inconsapevoli oppure criminali. Le mafie infatti hanno fiutato l’affare e si sono tuffate in un mercato che promette enormi guadagni. Nei porti di Napoli e Gioia Tauro nel 2007 la polizia ha bloccato 23 container di rame rubato dalle ferrovie. Sequestri del genere oggi sono molto più difficili, perché il rame esclusivo di Fs viene quasi subito fuso e reso irriconoscibile anche all’occhio più esperto. «C’è chi riesce a rubare tanto rame da riempirci un camion. Parliamo di carichi da 50-100 mila euro che non rivendi facilmente se non hai le conoscenze giuste. Ma questi sono affari che gestiscono le mafie, non certo i ladri qualunque», spiega Marko (il nome è fittizio), un rom serbo che ha accettato di spiegare a L’Espresso come funziona la filiera illegale del nuovo oro. E continua: «Il singolo ladro porta quei 20-30 chili allo sfascio, li vende e con quei soldi magari fa la spesa per la famiglia. Vendere un camion di rame rubato non è la stessa cosa. Ci riesci solo se hai le giuste conoscenze. Se sei ritenuto abbastanza affidabile». Franco Fiumara, il numero uno della Protezione Aziendale, il settore sicurezza di Ferrovie dello Stato, non parla apertamente di criminalità organizzata ma di «persone con grosse capacità imprenditoriali, che sanno come e con chi trattare. Perché il rame sottratto a Ferrovie, Enel e Telecom finisce spesso in Asia, dove viene riutilizzato per componenti elettroniche». Cogliere sul fatto un ladro di rame è molto difficile. Bastano una ventina di minuti per portarsi a casa anche 50-60 chili. Le tecniche sono sempre le stesse: si scoperchiano le canaline che corrono accanti ai binari, si prelevano i cavi e si corre via. In un luogo più appartato, poi, si tolgono le guaine di gomma e il rame è pronto per essere venduto. Si agisce di notte e lontano dai centri abitati. Così alla Polizia Ferroviaria hanno escogitato un’altra strategia: non si perde più tempo a inseguire i saccheggiatori. Si vanno a colpire direttamente i ricettatori. Con controlli mirati e costanti: «Nel 2009 pensavamo di aver vinto la guerra», dice Pietro Milone, primo digirente della Polfer. «I furti erano scesi a 125 mila chili contro gli 1,2 milioni del 2006. Poi abbiamo messo a confronto due dati: il numero di furti e l’andamento del prezzo del rame. Scoprendo, purtroppo, che le due linee seguivano la stessa curva». Significa che l’azione di polizia c’entrava poco: si rubava meno perché il gioco non valeva la candela. Oggi, che la quotazione è tornata a livelli persino più alti di quelli pre-crisi, la corsa all’oro è ricominciata. Più frenetica di prima. A differenza del rame Fs, quello di Enel e Telecom non ha caratteristiche che lo rendano riconoscibile. E se la sterminata rete di Enel (un milione di chilometri) appare un’enorme macchina da soldi, il furto dei conduttori dai cavi elettrici di bassa e media tensione è molto più pericoloso di quello in ferrovia. Quasi ogni settimana le cronache locali riportano la notizia di un ladro morto folgorato mentre cercava di tagliare i fili di qualche cabina Enel. E quando le centraline si trovano in aperta campagna o in alta montagna, il corpo può essere ritrovato anche qualche settimana più tardi. Ma il rame non si va a prendere solo da vie ferrate e infrastrutture. Continua Marko, la nostra fonte: «C’è chi lo va a rubare in fabbriche, aperte o dismesse che siano. Oppure dai lampioni. E’ facile: basta tagliare i fili di giorno, quando le lampadine sono spente. Poi si va a recuperare il rame nottetempo: nessuno ti vede ed è sicuro che non rimani folgorato visto che è già tutto staccato». Una tecnica che, dice Marko, è utilizzata soprattutto in Campania. E non è finita. L’Anas ha denunciato come l’autostrada Roma-Fiumicino sia quasi completamente al buio «per i continui furti di energia e cavi elettrici dai quali viene estratto il rame». Un altro classico sono le grondaie. E non c’è pace neanche per i cimiteri: gran parte dell’oggettistica sacra è composta dal metallo più richiesto del momento. I più disperati lo rubano anche da lì. Quella del rame è una guerra impossibile da vincere una volta per tutte. Si possono però limitare i danni. Da qualche mese Fs ha dato il via a un’operazione gigantesca: la sostituzione del rame con altri materiali in grado di condurre l’elettricità ma meno appetibili sul mercato. Nel frattempo si mette una pezza cementando i cunicoli dove passano i cavi o ’sporcando’ il metallo con catrame. In ognuno dei quindici compartimenti di Polizia Ferroviaria c’è un nucleo specializzato sui furti di rame. Mini task-force composte da quattro o cinque agenti. Ma servono anche azioni congiunte. Lo scorso 24 febbraio al Viminale è stato istituito un Osservatorio nazionale sui furti di rame. Partecipano il ministero dell’Interno, Enel, Telecom, Fs, l’Agenzia delle dogane e Anie, la federazione delle imprese elettrotecniche. Se servirà a qualcosa è presto per dirlo. Intanto sta per uscire un e-book che potrà essere consultato da tutti gli addetti ai lavori. I rottamai onesti potranno confrontare il rame che ricevono ogni giorno con le foto sul catalogo digitale per capire se è stato rubato oppure no. «Tutti i tipi di rame utilizzati dalle ferrovie europee saranno consultabili su questo libro elettronico. Chi compra metalli non potrà più accampare scuse e dire che non sapeva nulla», conclude Milone. Che dopo aver catturato il boss della Magliana Maurizio Abbatino (era il 1992 e guidava il pool investigativo) oggi scopre quanto possa essere frustrante inseguire migliaia di piccoli ladri invisibili. Federico Formica-l’espresso |
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