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DOSSIER NO STOP
Malasanità, due nuove inchieste un altro terremoto... |
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Forse è il caso per un momento di non parlare di ostriche e cozze pelose. Perché sul Partito democratico pugliese, e sull’intero governo regionale di centrosinistra, sta per abbattersi qualcosa che è più di una semplice bufera. Il tema è la sanità. Quindi è una storia di soldi. Le inchieste sono due e riguardano i massimi esponenti del partito. La prima nasce dalla procura di Bari. La seconda da quella di Foggia. La prima ha come protagonista principale il senatore Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità. La seconda il consigliere regionale, e presidente della commissione sanità, Dino Marino. Sono entrambi indagati, e con loro altre decine e decine di persone, per lo più dirigenti dell’assessorato e della Asl di Foggia. Tedesco è indagato con altre 44 persone nella maxi inchiesta sugli accreditamenti delle cliniche. L’ipotesi di reato è che la giunta regionale abbia concesso convenzioni a strutture sanitarie che non ne avevano i requisiti. E che lo abbiano fatto sulla base di premesse false. La giunta sarebbe però stata indotta in falso dalle strutture regionali e da alcuni assessori compiacenti, tra cui appunto l’assessore Tedesco, che invece avrebbero avuto interessi all’accreditamento della clinica. L’inchiesta parte dalla clinica Kentron di Putignano, oggetto di una lunga inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza coordinata dall’allora pm (oggi assessore) Lorenzo Nicastro. L’indagine, che partendo dall’imprenditore Ritella sfiorava i vertici del Partito democratico, aveva portato al sequestro e poi al dissequestro della clinica (che poi aveva ottenuto un nuovo accreditamento, avendo messo le carte a posto). Quell’inchiesta non era però mai stata chiusa ed è finita, dopo l’andata di Nicastro, sulla scrivania dei pm Francesco Bretone e Marcello Quercia. Il fascicolo è stato ripreso, incrociato con stralci dell’indagine effettuata dai carabinieri che si erano occupati del senatore Tedesco, aggiornato in alcuni punti. E l’indagine è rinata tanto da raccontare in maniera assai efficace - dicono gli investigatori - il reale intreccio tra politica e macchina amministrativa. Un intreccio che ha permesso a imprenditori privati di arricchirsi alle spalle delle casse regionali e spesso della salute dei cittadini. La Finanza ha depositato nelle scorse settimane l’informativa finale che ora è al vaglio del procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno, che coordina tutti i fascicoli sulla pubblica amministrazione: sta a lui, insieme con i sostituti, decidere il da farsi. Assai delicata è anche l’indagine che ha condotto la procura di Foggia con i carabinieri del Nas di Bari. L’indagine è coordinata direttamente dal procuratore Vincenzo Russo ed è una prosecuzione di quella che a dicembre portò agli arresti di sei persone tra medici, imprenditori e dirigenti della Asl. Scavando in quell’inchiesta - e sui computer di alcuni indagati - i carabinieri avrebbero ricostruito una rete di interessi che porta diritto al presidente della commissione sanità della Regione, Dino Marino, che per questo è stato iscritto nel registro degli indagati. Il reato dal quale è partita l’indagine è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale. Al centro dell’indagine ci sono una serie di forniture ospedaliere andate a imprenditori “amici”: il meccanismo era sempre il solito, con la politica che faceva pressione sui dirigenti della Asl e i funzionari che forzavano le pratiche per favorirli. Alla politica si arriva dopo che un anno fa furono arrestati due imprenditori, Raffaele Granatiero e Nazario Di Stefano, il tecnico Giovanni Bruno e Vincenzo Nuzziello, noto imprenditore foggiano e fratello del consigliere regionale Anna Nuzziello. Oggetto dell’indagine era una gara d’appalto deliberata nel 2008 per l’acquisto di attrezzature sanitarie che servivano a marchiare i ferri delle sale operatorie degli ospedali di Manfredonia, Cerignola, San Severo e Lucera, per renderli sempre riconoscibili in caso di furto. L’operazione era costata 208mila euro e secondo la procura era assolutamente inutile. «La gara d’appalto era stata fatta - spiegarono gli inquirenti - senza che, tra l’altro, i direttori sanitari dei quattro ospedali della Asl avessero mai inoltrato alcuna segnalazione circa la necessità e l’urgenza di acquistare la strumentazione, ritenuta non essenziale». In quell’occasione furono perquisite le abitazioni degli arrestati oltre che gli uffici e la direzione generale della Asl. E proprio quelle perquisizioni avrebbero permesso all’indagine di fare il salto di qualità e di raggiungere il livello politico. Non solo. A casa di Vincenzo Nuzziello furono trovati gli atti del bando di gara, con le offerte delle altre società partecipanti alla gara stessa. Ben cinque ditte (la Css di Foggia, la Medical Shuttle, la Genko Italia, la For Medical e la Effe Multiutility di Urbino) che erano tutte indirettamente controllate da Nuzziello. L’imprenditore, grazie a informazioni che riusciva a ottenere in anteprima sui bandi, creava una serie di società e partecipava da solo al bando in modo tale da essere certo di aggiudicarselo. Un meccanismo che ha ripetuto in diverse occasioni e che ora potrebbe metterlo ancora una volta nei guai. Giuliano Foschini-repubblica
IL VIRUS e LO SFRUTTAMENTO "E’ occasionale che alcune tra le più importanti strutture sanitarie private/accreditate siano al centro di vicende, anche giudiziarie, che rischiano (anche ingiustamente) di minarne la credibilità e l’efficienza? Può la sicurezza sui luoghi di lavoro sanitari influire sulla qualità delle prestazioni assistenziali? Il sistema sanitario nazionale sta attraversando una fase in cui l’attacco al pubblico è affiancato da una operazione che getta schizzi di fango su un certo tipo di privato, a tutto vantaggio di un modello che guarda all’assicurazione privata di stampo statunitense. L’attacco al mondo del lavoro nel sistema sanitario privato è risaputo. Oltre tutto, rispetto a quello che accade nel pubblico, ci sono lavoratrici assunte con la Bossi/Fini che hanno il permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro e non "rischiano" il licenziamento per non rischiare di diventare clandestine, lavoratrici che hanno contratti all inclusive-appartamento - orario di lavoro - iper mansionamento, costrette a turni massacranti e orari inauditi. Ci sono operatrici delle ditte di pulizia iperflessibili, part-time, con orari spezzati fra mattino e pomeriggio (e 450 euro di stipendio). E questo nel pubblico succede di rado. Ma c’è una dimensione particolare che andrebbe approfondita: la sicurezza sui luoghi di lavoro, che spesso non vuol dire solo sicurezza per gli/le operatori/ici ma troppo spesso anche per i malati. La vicenda è ancora poco chiara e merita di essere osservata più attentamente. A indagini aperte e prime iscrizioni sul registro degli indagati il condizionale non può mancare. Che interesse può avere un datore di lavoro a non tenere in giusta considerazione la tutela, in termini di salute, dei propri lavoratori? E comunque, se l’applicazione della tanto decantata L.626/94, oggi D.Lgs.81/08, che riassume in un unico Testo Unico tutte le facce del poliedrico concetto di sicurezza, se l’applicazione di queste avveniristiche e tanto invidiate leggi, come dicevamo, ha un prezzo, è possibile che si risparmi sulla sicurezza per contrarre la spesa? La risposta naturalmente è affermativa ma le motivazioni sono varie. I protocolli di osservazione del personale sanitario (visite, esami del sangue, ecc.) sono cadenzati nel tempo e dipendono da alcuni fattori, non ultimo lo stato di salute del dipendente e la specifica valutazione del rischio al quale il dipendente è esposto per motivi di lavoro. E’ tacito che un lavoratore che opera in un reparto con pazienti affetti da malattie respiratorie (semplifichiamo) sarà "osservato/valutato" per il rischio diretto di contrarre malattie specifiche (come ad esempio la tbc) ed indiretto di trasmissione delle malattie a terzi (familiari, colleghi, pazienti). Quando lo stesso personale cambia servizio o reparto, cambiano i protocolli di osservazione/valutazione anche se di norma andrebbe considerato che alcune patologie eventualmente contratte nel precedente servizio o reparto dovranno essere controllate nel tempo, vista anche la specifica peculiarità di alcune malattie di, diciamo, positivizzarsi dopo periodi anche lunghi. In termini di spesa (l’unico metro che sembra interessare il sistema), per l’accertamento dello stato di salute di un infermiere che opera in un servizio neonatale ed ha operato precedentemente in una bronco-pneumologia (per non semplificare) questo corrisponde naturalmente ad un impegno economico maggiore (esami specifici per la neonatologia e per alcune malattie trasmissibili potenzialmente contratte in bronco-pneumologia). Tutto questo, naturalmente andrebbe protocollato, reso cioè fruibile da qualsiasi struttura (medico competente) tenuta ad osservare le procedure a garanzia della tutela dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Ma chi controlla i controllori? Secondo aspetto: un infermiere non più idoneo a svolgere alcuni aspetti professionali (quando non addirittura tutti) deve essere disposto in altro servizio che non confligga con quello che ha determinato la non idoneità (parziale o totale, temporanea o perenne). Ad esempio, di norma, un infermiere con un’ernia del disco deve essere disposto in un servizio dove non si debbano movimentare pazienti che pesano più di 20 Kg; ne consegue, spesso, che l’infermiere è disposto in un reparto di prima infanzia, cioè in una pediatria dove l’esiguo peso dei ricoverati non lo metta a rischio ulteriore di malattia. Purtroppo però spesso succede che quell’infermiere si ritrova in un turno con organico inferiore al dovuto (la carenza di personale, si ricordi, è conseguenza dei tagli) e invece di sollevare un solo bambino di 20 Kg, è costretto a mobilizzarne 4 o 5 in un’intera giornata di lavoro: la legge è garantita, la salute no! E ancora, di fronte alla grave carenza di personale di assistenza, e non solo, ed in considerazione anche di modelli assistenziali che ne prevedono sempre un minor uso (il modello per intensità di cure) è facile che aumenti esponenzialmente il personale con "ridotte" capacità lavorative. Non dimentichiamoci che ad esempio l’età media degli infermieri, complice anche il blocco del turn over, cresce esponenzialmente di anno in anno. Se ne deduce che è estremamente facile, in una popolazione di infermieri con 45-50 anni di età e 20-25 anni di lavoro in corsia, individuare patologie "fisiologiche" che inesorabilmente rischiano di avviare quel personale verso compiti e mansioni "meno gravose" (ed economicamente meno vantaggiose visto che buona parte del salario è legato alla turnistica e a servizi particolarmente "pesanti"). Se ne deduce che osservare strenuamente i tempi previsti dalla norma per sottoporre a visita di controllo il personale rischia di aumentare i non idonei al servizio. In ultimo, una considerazione: il soggetto che dispone, dopo un attento studio, le condizioni di idoneità ai compiti lavorativi di un infermiere è il medico competente, che spesso proprio in base alle valutazioni che esprime, rischia di disporre lavoratori/ici verso altri ambiti lavorativi depauperando il personale, non diversamente sostituibile, di servizi e reparti. Da chi dipende questo professionista? Dal datore di lavoro che nello specifico è il direttore generale. E nella brunettiana logica della meritocrazia quando verrà premiato questo dirigente, quando garantirà più infermieri in servizio nei reparti a turnare (magari non indagando più di tanto o per nulla) o quando ne disporrà a decine in servizi ambulatoriali con carichi di lavoro minori? Sabino Venezia Dopo anni di schiavitù… è ora di affermare la nostra volontà di cambiare per e con i lavoratori per e con i cittadini… Affermiamo il diritto al lavoro e il diritto alla salute contro lo sfruttamento, il clientelismo, l’abbandono dei malati… 1- Rispetto e piena attuazione delle norme in materia di diritto alla informazione, relazioni sindacali, partecipazione alla vita democratica, come richiamato delle norme specifiche, non ultima quella relativa allo Statuto ai sensi della L.142/90; 2- Rispetto e piena attuazione delle norme in materia di anti-mafia, con particolare riguardo agli appalti, forniture e altri rapporti con soggetti esterni; 3- Indagine conoscitiva affidata ad un gruppo di lavoro costituito da rappresentanti di tutti i servizi, reparti e divisioni, ospedalieri e territoriali, alfine di costruire una mappa dei bisogni,delle risorse formali e informali presenti sul territorio; 4- Ri-organizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali in moduli Dipartimentali e nei Distretti socio-sanitari, in ottemperanza ai riferimenti normativi vigenti nello specifico, attivando gli stessi moduli, in modo compatibile ed efficace, sia pure parzialmente,richiedendo le necessarie deroghe alla Regione, ove conseguenti; 5- Ri-determinare il bilancio nella direzione degli investimenti in conto capitale e spesa corrente che destinino almeno il 25% alla prevenzione primaria (igiene pubblica e ambientale, medicina del lavoro, tutela materno-infantile, prevenzione delle tossicodipendenze nella sua accezione più ampia, medicina scolastica), ri-equilibrando la restante spesa nel senso dell’attenzione alla prevenzione secondaria e terziaria ( con particolare riferimento agli anziani ai portatori di handicap, ai non autosufficienti, ai disagiati mentali, ai tossicodipendenti,realizzando strutture e attività sul territorio, in ambito domiciliare, comunque alternative alle forme di Istituzionalizzazione viepiù frequenti e non compatibili peraltro con la ricerca di un più corretto e conveniente rapporto costi/benefici) nonché all’assistenza e alla riabilitazione, in tal modo garantite in continuità con le attività di prevenzione, primaria, secondaria e terziaria, alfine di attivare SERVIZI VERI PER BISOGNI VERI DELLA GENTE, NON ASSISTENZIALISTICHE, BENSI’ GESTITI SOCIALMENTE. Nessuna prospettiva di cambiamento è possibile senza il pieno rispetto delle norme in materia di relazioni sindacali e di contrattazione, per l’affermazione dei diritti-doveri dei lavoratori e dei cittadini e per il concretizzarsi di una cultura e pratica della solidarietà. Essenziale è che: la prima forma di “risanamento” è quella morale, nonché quella legata all’individuazione di responsabilità personali e patrimoniali, facendo pagare a chi ha truffato e degradato la Sanità ad un mercato o meglio al proprio supermercato, in quanto vanno indispensabilmente recuperati i beni materiali e finanziari sottratti alla gente!! Come se non bastasse scandaloso attribuzione incarico Direttore Area Gestione Patrimonio Dr. Cervia Cesare, come da riferimento alla nota n. 4130/D.G. del 14 luglio u.s. pubblicata sul sito internet della ASL della Provincia di Foggia relativa all’avviso in oggetto: ASL FG "Avviso pubblico per l’attribuzione di n. 1 incarico a tempo determinato ai sensi dell’art. 15-septies, comma 2° del d.lgs. 502/92 e s.m.i. di direttore dell’Area Controllo di Gestione". Errata determinazione. ASL FG Deliberazione n. 1254 del 25/08/2011 "ammissione candidati Avviso per l’attribuzione di n. 1 incarico a tempo determinato ai sensi dell’art. 15 septies, comma 2 del d.lgs. 502/92 e s.m. e i. di direttore dell’Area controllo di gestione ». Errata determinazione ASL FG Deliberazione n. 1255 del 25/08/2011 «costituzione Commissione esaminatrice, Avviso per l’attribuzione di n. 1 incarico a tempo determinato ai sensi dell’art. 15 septies, comma 2 del d.lgs. 502/92 e s.m.i. di direttore si Area controllo di gestione. ». Errata determinazione. “denuncia” l’ illiceità e la irregolarità in ordine ai seguenti elementi normativi: . a) l’indizione dell’Avviso pubblico avrebbe dovuto essere preceduto da un atto deliberativo e pubblicato sul BURP, a partire dalla cui data poi far decorrere i termini (entro e non oltre 15 giorni) di presentazione delle domande di selezione comparativa da parte degli eventuali soggetti interessati. b) La legge 23 dicembre 2009, n. 191 disposizione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ai commi 71 e 72, ribadendo che gli enti del Servizio sanitario nazionale concorrono agli obiettivi di finanza pubblica prescrivono che gli stessi nel triennio 2010-2012 adottino le misure necessarie per ridurre le spese, di qualsiasi natura, del personale e che, nell’ambito degli indirizzi fissati dalle regioni, anche in connessione con i processi di razionalizzazione ed efficientamento della rete ospedaliera, per il conseguimento degli obiettivi previsti dal comma 71, predispongano un programma annuale di revisione della consistenza di personale dipendente, anche a tempo determinato, finalizzato alla riduzione della spesa complessiva per il personale; fissano parametri standard per l’individuazione delle strutture semplici e complesse, nonché delle posizioni organizzative e di coordinamento, rispettivamente delle aree della dirigenza e del personale di comparto del Servizio sanitario nazionale. c) La legge regionale Puglia 24 settembre 2010, n. 12 denominata "piano di rientro 2010-2012. Adempimenti", con l’art. 2 vieta ai direttori generali delle Aziende sanitarie locali di procedere alla copertura, mediante incarichi a tempo indeterminato e a tempo determinato, dei posti resi si vacanti a partire dalla data di entrata in vigore della presente legge, consentendo, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’art. 2, comma 71 della richiamata legge 191/09, solo la copertura dei posti disponibili per mobilità tra enti ed aziende del Servizio sanitario regionale. Deroghe alla legge in parola sono consentite solo ed esclusivamente in caso di comprovata necessità e urgenza, accertata l’impossibilità di garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza con il personale in servizio e là dove risultassero inefficaci le procedure di mobilità e comunque sempre entro i limiti di spesa previsti dal più volte richiamato art. 71 della legge finanziaria 191/09. d) Il DIEF del Servizio Sanitario Regionale di Puglia per l’anno 2010 e per il triennio 2010-2012, dicembre 2010, definisce le linee, gli indirizzi e gli adempimenti del Piano di Rientro 2010-2012, conformandosi a quanto il legislatore nazionale ha sancito con la legge 191/09 e ponendo in capo ai direttori generali delle AsI della Regione Puglia la responsabilità di rispettare i vincoli di spesa decisi con il piano di rientro e gli adempimenti che da esso derivano. Al punto 11) del DIEF "razionalizzazione della spesa per consulenze ed incarichi sanitari e non sanitari" testualmente viene stabilito che" .... le Aziende sanitarie e gli istituti pubblici del SSR riducono la spesa per consulenze ed incarichi sanitari e non sanitari (ex arto 15 septies D.lgs. n. 502/92) secondo quanto di seguito riportato al fine anche di valorizzare adeguatamente le professionalità interne..... omissis.... L’affidamento di incarichi in assenza dei presupposti di cui alle norme vigenti ed ai seguenti indirizzi costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale. Le Aziende sanitarie e gli enti pubblici del SSR sono obbligati ad alimentare puntualmente il sistema di monitoraggio degli incarichi di consulenza attivato dalla Regione Puglia". e) Inoltre, si fa rilevare che la deliberazione ASL FG n. 491/2011 "Proposta copertura perdita di esercizio 2010 ai sensi dell’art. 33, cc 1, 2 e 3 L.R. 30 dicembre 1994, n. 38" richiamando la deliberazione D.G. 490 del 29.04.2011, attesta a C 64.290.560,65 la perdita di esercizio dell’Azienda per l’anno 2010, alla cui copertura non può provvedersi con mezzi propri, e riversa alla Regione l’onere del ripiano. f) Per quanto attiene alle deliberazioni 1254 e 1255, discendenti dall’avviso suddetto e relative all’ammissione dei candidati per l’attribuzione di un incarico di direttore dell’Area controllo di gestione e alla costituzione della relativa commissione esaminatrice, si fa osservare che il quadro normativa in materia di incarichi e consulenze esterne come definito dall’art. 7, comma 6 del d.lgs. 165/2001, nella versione novellata dalla legge 248/2006 (cfr. Art. 32) elenca in modo puntuale i presupposti necessari ai fini del conferimento dell’incarico dai quali si ricava che la prestazione deve essere altamente qualificata e che le PP.AA. disciplinano e rendono pubbliche procedure comparative per il conferimento degli incarichi di collaborazione. La legge 133/2008 e l’applicazione giurisprudenziale dei principi in essa contenuti in materia di responsabilità amministrativo-contabile, nel ribadire il carattere di eccezionalità del conferimento di incarico ne ammette la liceità soltanto a particolari condizioni quali situazioni di urgenza o di particolare complessità dell’oggetto e sempre in carenza di idoneo personale interno. Infine e con riferimento alle (( linee di indirizzo e criteri interpretativi sulle disposizioni della legge 30 dicembre 2004, n.311 (finanziaria 2005) in materia di affidamento di incarichi di studio o di ricerca ovvero di consulenza (art. l,commi Il e 42))) come approvate nell’adunanza del 15 febbraio 2005 delle Sezioni riunite della Corte dei Conti in sede di controllo, sono da considerare i seguenti criteri di valutazione della legittimità dell’affidamento degli incarichi esterni : • Rispondenza dell’incarico agli obiettivi dell’amministrazione; • Inèsistenza all’interno della propria organizzazione della figura professionale idonea allo svolgimento dell’incarico, da accertare per mezzo di una reale ricognizione; • Indicazione specifica dei contenuti e dei criteri per lo svolgimento dell’incarico; • Proporzione fra il compenso corrisposto all’incaricato e l’utilità conseguita dall’ amministrazione. • Giurisprudenza contabile e normativa vigente in materia definiscono le condizioni, in via eccezionale e salvo che non esiste uno specifico divieto in proposito, che consentono una deroga al principio della necessaria utilizzazione del personale dipendente per lo svolgimento dei compiti istituzionali ed autorizzano il conferimento di incarichi a professionisti esterni alla P.A. : a) eccezionalità del conferimento, rispondente agli obiettivi dell’amministrazione quali complessità, straordinarietà delle esigenze da soddisfare o dei problemi da risolvere tali da richiedere conoscenze e competenze eccedenti quelle normali del personale dipendente ovvero urgenza ed inderogabilità dell’attività da svolgere comunque di interesse pubblico generale e speciale; b) temporaneità e specificità dell’incarico oltre alla congruità del relativo compenso, cioè il consulente privato deve svolgere un incarico non continuativo, a carattere temporaneo, ben determinato nell’oggetto e non particolarmente gravoso sul piano finanziario; c) insufficienza organizzativa: assenza o carenza organica di un’apposita struttura della P.A., ovvero mancanza di personale sotto il profilo quali-quantitativo riscontrabile da puntuale e reale ricognizione, che non consente lo svolgimento di una determinata e dovuta attività. Le predette condizioni debbono coesistere e della loro sussistenza deve darsi atto nella motivazione del provvedimento di conferimento dell’incarico. I presupposti testè specificati incontrano un limite negativo generale come conseguenza del principio rappresentato dal precedente punto b): l’incarico di consulenza non deve mai risolversi nell’instaurazione surrettizia di un vero e proprio rapporto di lavoro anche temporaneo, mediante l’inserimento del professionista esterno nell’organizzazione amministrativa dell’ente. In merito all’avviso ed alle conseguenti deliberazioni assunte, il comportamento della Direzione aziendale non sembra conforme né alla normativa vigente né ai principi costituzionali che la presiedono né in linea con la giurisprudenza normativa-contabile. 1.l’incarico da attribuire riguarda compiti specifici del dirigente responsabile dell’u.o. Controllo di gestione. Non esiste alcuna relazione del dirigente responsabile dell’ufficio o della struttura di Staff della Direzione generale che attesti la mancanza di professionalità interne e quindi che fornisca un elemento giustificativo del conferimento di incarico stesso. Tutto quanto malgrado sia pacifico che le Amministrazioni e gli enti pubblici devono svolgere i loro compiti istituzionali avvalendosi del proprio personale e che il ricorso a personale esterno rivesta carattere di eccezionalità. La regola suddetta promana dal principio costituzionale di buon andamento della pubblica amministrazione e dalla necessità di perseguire l’economicità, l’efficienza e l’imparzialità della stessa (art. 97, co. 1, Cost.) nonché il principio pure di derivazione costituzionale della necessità del metodo concorsuale per l’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni. Né tanto meno può dirsi rispettato il dettato costituzionale invocando l’applicazione dell’art. 15 septies del d.l.vo. 502/92 e s.m.i., per altro messo in mora dal DIEF regionale per il 2010. 2.l’avviso è fuorviante riguardo ai requisiti specifici dell’incarico di direzione del controllo gestione, limitandosi alla declaratoria generica del possesso della laurea in giurisprudenza, economia e commercio o altra equipollente nonché di attività svolta in qualità di dirigente per le funzioni di controllo direzionale o in funzioni quinquennali dirigenziali apicali. Dalle disposizioni legislative sopra richiamate e in base ai documenti contabili presentati dall’Azienda ed alle presenti controdeduzioni l’avviso pubblico (?) del Direttore Generale e la selezione che con le deliberazioni in oggetto si è avviata risultano provvedimenti inopportuni e del tutto inutili. Pertanto si invita l’Azienda a desistere dalla sua determinazione e ad interromperne le procedure amministrative che potrebbero configurare illecito disciplinare e responsabilità erariale così come specificato al punto 11) del DIEF citato al precedente punto d). "La criminalità organizzata viene favorita da atteggiamenti di disimpegno, di passività e di immoralità nella vita politico-amministrativa. C’è infatti una mafiosità di comportamenti quando, ad esempio i diritti diventano favori, quando non contano i meriti, ma i legami di comparaggio politico” “Igruppi di potere locale si presentano verso la base come trasmettitori di risorse più o meno clientelari, più o meno soggette all’arbitrio, all’illegalità, al controllo violento”. “le leggi del clientelismo soverchiano le leggi della giustizia amministrativa”. Anni di governo della ASL hanno portato: all’occupazione mafioso-clientelare e decine di lavoratori, all’interno di quei legami di comparaggio politico di cui parlano i Vescovi nel loro documento sul sud; alla connivenza con poteri criminali e illegali, tramite appalti, una progressiva privatizzazione tesa e svilire il lavoro degli operatori e dei servizi pubblici (in Ospedale, nelconsultorio familiare, nel centro di Igiene Mentale, nel CMAS…). All’assenza di una vera politica di decentramento degli interventi socio-sanitari e ambientali che risponderebbero alle reali esigenze dei cittadini, non ai bisogni di sistemazione di questa o quella cricca di clienti………….; allo spreco enorme di risorse umane e finanziarie provenienti in vertà dalle tasche e dalle tasse dei lavoratoti e dei cittadini, accumulando debiti per milioni e portando l’ASL verso una bancarotta fraudolenta………altro che manager……. alla repressione di memoria stalinista dei lavoratori della Asl che si battono per garantire servizi efficienti ed efficaci, perché lo sfascio serve ai padroni della Asl per attaccare da un lato gli stessi lavoratori e sindacati, dall’altro per giustificare appalti ad altri sprechi ovvero affari, affari, affari………. E’ ora che le forze politiche sane, l’osservatorio locale sulla criminalità, i cittadini facciano sentire la loro voce ed impongano giustiziaimpedendo così a truffatori di continuare a governare la Asl. Vogliamo una nuova amministrazione che si fondi sui principi costituzionali, sulla certezza del diritto, sul diritto alla salute, al lavoro, eliminando quei comportamenti mafiosi di cui parlano i Verscovi italiani Provengono dalla “vecchia e nuova“ Amministrazione e sono tutti intenti a consolidare le loro posizioni illegittime e a curare interessi personali e incrociati con gli altri “ attori”, litigando tra di loro solo quando la torta non viene “adeguatamente” spartita (così si preparano delibere personali per indennità, sono in tutte le commissioni…!). Il procuratore regionale facente funzione della Corte dei Conti della Puglia, Carmela De Gennaro, nella sua relazione letta all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2011 si e’ soffermata su alcune leggi in materia sanitaria della Regione, in particolare sugli articoli della legge regionale 4 del 2010, quella sulla internalizzazione estabilizzazione del personale sanitario bocciate da una recente sentenza della Corte Costituzionale. Le norme censurate dalla Consulta, per il procuratore, "non solo si pongono in contrasto con i principi fondamentali gia’ evidenziati nelle precedenti sentenze (ragionevolezza, imparzialita’, coordinamento della finanza pubblica, principio del pubblico concorso) ma, in specifiche ipotesi, quale ad esempio quella di cui all’articolo 26 (incremento del trattamento economico dei direttori generali, dei direttori sanitaria ed amministrativi) contravvengono anche all’obbligo di copertura finanziaria (articolo 81 dellaCostituzione), in virtu’ del quale le leggi istitutive di nuove o maggiori spese debbono recare una ’esplicita’ indicazione del relativo mezzo di copertura, obbligo a cui il legislatore regionale non puo’ certo sottrarsi". Dopo le ultime vicende era necessario azzerare tutti i vertici della sanità, il direttore generale Castrignanò Ruggero non può più ritenersi idoneo,"perchè indagato". Non è più ammissibile che nelle Asl ci siano persone che hanno un rapporto con la politica invece di averlo con i pazienti: Di Stefano Nazzario- coad.amministrativo-, De Vita Leonardo –Diret.Amministrativo-, Fiorentino Giuseppe –Diret.Affari Generali-, Liberatore Armando – Diret. Personale-, Cervia Cesare-illegittimo-, De Francesco Romolo –ex Dir.patrimonio-,Ricciardi Claudia –inseviente-, Turci Stefania –coll. Amministrativa-… “I suindicati dipendenti dell’ASL svolgono mansioni illegalmente a dispetto delle vigenti leggi”, non si può restare indifferenti davanti ai problemi che attanagliano la sanità , sulle tante ombre che aleggiano sull’ Asl, non possono mantenere lo “status quo ” La ASL di Foggia necessita di un cambiamento di rotta radicale. Alla Regione Puglia c’è stato un "sistema di occupazione dei posti di alta amministrazione e successivo asservimento degli uomini-chiave per successivi fini privati e/o comunque certamente poco istituzionali". E la "prassi politica dello spoil system era, di fatto, talmente imperante nella sanità regionale da indurre il governatore Nichi Vendola, pur di sostenere alla nomina a direttore generale di un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare, con una nuova legge ad ’usum delphini’, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina della persona da lui fortemente voluta". E’ quanto scrive il gip del tribunale di Bari Giuseppe de Benedictis nel provvedimento con il quale è stata chiesta al Senato l’autorizzazione all’arresto per il senatore Alberto Tedesco del Pd, all’epoca dei fatti assessore alla sanità pugliese. "L’invasività della politica non era una cosa sporadica o una prassi che riguardasse soltanto le nomine dei primariucci. Ma, purtroppo, tutte le decisioni e gli indirizzi di politica sanitaria erano orientati quasi esclusivamente in una prospettiva clientelare". Non usa mezzi termini il giudice Giuseppe De Bendictis nelle 316 pagine di ordinanza di custodia cautelare. Non c’è la cupola, dice, ma come testimonierebbero le intercettazioni telefoniche, tanto malaffare. E’ solo uno spaccato della maxi-inchiesta sfociata nel blitz dei carabinieri che hanno arrestato cinque persone. "Non vi è alcun dubbio - scrive il giudice- che il sistema fosse incentrato sulla rigorosa applicazione di logiche affaristiche e clientelari, sorrette dalla già ricordata equazione nomina del dirigente amico - ricambio dei favori da parte dei dirigente stesso, favori che conducevano, tramite le turbative d’asta e gli abusi di uffici, ma anche le concussioni per i funzionari meno ’docili’, alla spartizione illecita degli appalti in favore degli imprenditori che garantivano futuro sostegno elettorale ai politici (che, quindi, li ricambiavano con tali appalti), e, sempre nell’ottica dei politici, di acquisizione del maggior numero possibile di consensi, anche delle nomine dei primari, che poi si sdebitavano in vario modo (visto il potere di spesa a ciascuno di essi garantito dalla legge)". Sulle nomine vi è stata inoltre - scrive il giudice - "la consapevolezza dei responsabili politici - di tutti i responsabili politici - di operare per fini di spartizione partitica e/o correntizia, riconoscendo al più ai propri dirigenti un limitato potere di proposta". Per il gip, il sistema "non risulta circoscritto a singoli esponenti della maggioranza di centro-sinistra ma assurge a logica di strategia politica al fine di acquisire consenso e rendere stabile la maggioranza di governo". Secondo il giudice, inoltre, il modo di suggerire le nomine da parte dell’assessore Tedesco offre "uno spaccato desolante del modo in cui venivano scelti i dirigenti delle Asl, ossia per l’affidamento che davano ai politici, previa verifica di tale importantissimo requisito". Il giudice cita in proposito la nomina dell’indagato Tommaso Antonio Stallone a direttore amministrativo dell’istituto di ricerca e cura a carattere scientifico ’De Bellis’ di Castellana Grotte (Bari), fatta assai rapidamente - evidenzia il giudice - il giorno prima dell’entrata in vigore di un decreto che decurtava del 20% compensi dei nuovi contratti. Paolo Albanese, addetto alla tutela del presidente della Regione, è accusato di concorso in concussione. Insieme al direttore sanitario della Asl Bari, Alessandro Calasso, con il capo delle segreteria politica di Tedesco, Mario Malcangi, e con il consigliere comunale di Terlizzi Sigrisi (Pd), anche quest’ultimo indagato, ha indotto - secondo l’accusa - "mediante continue e assillanti pressioni integranti una non resistibile coazione" il direttore sanitario dell’ospedale di Terlizzi, Pantaleo Marrone, a trasferire una sua partente, l’infermiera Maria Rosselli, assegnandola al reparto di oculistica. I fatti risalgono al 12 gennaio 2009. L’inchiesta sulla gestione degli appalti nella Sanità pugliese comincia nel 2008 e incrocia anche quella sulle escort di Gianpaolo Tarantini e le protesi fornite dalla sua società, racchiuse in una parte dei dieci filoni d’indagine che hanno portato anche alle dimissioni del vicepresidente del consiglio regionale Sandro Frisullo. Il procuratore di Bari Antonio Laudati descriveva quell’incrocio di affari e politica come un "tipo di criminalità complessa, organizzata". Si riferiva al sistema d’affari tra appalti, nomine e finanziamenti ai partiti che vede coinvolti politici e imprenditori di caratura nazionale. Agli atti ci sono intercettazioni telefoniche incrociate e delibere, conversazioni ambientali e architetture di società finanziarie. L’indagine più importante in questo senso è quella condotta dal sostituto procuratore della Dda, Desirèe Digeronimo. Anni di indagini, di microspie nelle stanze della politica pugliese a partire da quella dell’allora assessore regionale alla Sanità, Tedesco. Anche il presidente Vendola fu chiamato a dare spiegazioni, in qualità di persona informata sui fatti, sul tenore di alcune intercettazioni telefoniche con il suo assessore. Per lui fu chiesta l’archiviazione. LE INTERCETTAZIONI Il 20 novembre del 2008 il presidente della Regione parla con il suo assessore alla Salute di una nomina per un direttore generale. Dice Tedesco: "quello non ha i requisiti sta come direttore generale, quello che vuoi nominare!". Vendola risponde: "O Madonna santa, porca miseria la legge non la possiamo modificare?". Tedesco: "Eh?". Vendola: "Non possiamo modificare la legge in una delle prossime..." Tedesco: "Eh, mica eh...". "È il 18 novembre 2008 quando Paolo Albanese, il poliziotto della scorta di Vendola, chiama Mario Malcangi, il segretario di Tedesco, avvisandolo che la cognata Roselli, finalmente, è stata preavvisata del trasferimento a Terlizzi dalla dirigente del personale come lui aveva più volta richieste. Malcangi: "Allora la mandiamo a Terlizzi in oculistica (...) Digli... digli al tuo Presidente che diciamo stanno le persone che sanno... sanno fare i ricottari". A. "Ma lo so! Mario io lo so... ". M.: "Tu puoi fare una cosa, se non ti fa schifo..., vai da Marrone, tu lo minacci, tanto tu sei il capo della scorta... ". A.: "Eh... eh!". M.: "Tanto tu lo puoi minacciare, la pistola c’è l’hai... Gli dici che questa operazione l’abbiamo fatta io e te in due minuti (...) Poi quando mi arrestano mi porti le arance". A.: "Mario, e che problema c’è!". L’assessorato regionale alla Salute ha una"«importanza strategica duplice (sia economica che politica)" e ciò è "ampiamente sottolineato" dallo stesso ex assessore Alberto Tedesco, ora senatore del Pd, in una delle telefonate con il sindaco di Bari, Michele Emiliano (Pd), intercettate dalla procura nell’ambito dell’indagine che ha portato alla richiesta di arresto per il senatore del Pd, Alberto Tedesco. Lo scrive il gip del tribunale di Bari nel provvedimento restrittivo notificato agli indagati. Nella telefonata Tedesco si "lamentava aspramente della decisione che il Governatore regionale, Vendola, voleva prendere nella primavera del 2008, sostituendolo alla guida di tale assessorato, che lui stesso definisce politicamente un ’sottosistema’, con una persona ritenuta più ’vicinà allo stesso Governatore Vendola (ossia Lea Cosentino), che così lo avrebbe avuto direttamente ’in manò, togliendolo al partito di cui il Tedesco era rappresentante". Questo il testo della telefonata tra Tedesco ed Emiliano riportato nel provvedimento cautelare: Tedesco: no, questa cosa lui (Vendola, scrive il gip) se la è completamente rimangiata, nel senso che ha detto... ha detto che non e... che non ci sono novità dal punto di vista diciamo dall’interesse diverso da quello politico, solo che... Emiliano: dice che è spezzato un filo ma... dice lui a noi...di fiducia... Tedesco: cioè!... Emiliano: personale... Tedesco: e se mi dice su che cosa si è spezzato poi!... Emiliano, ma niente!... secondo me, questa è una operazione tutta politica, perchè lui dice: ’io, in questa maniera, mi impadronisco del sottosistema e, ovviamente nelle prossime elezioni, l’Assessorato anzichè stare in mano al Pd sta in mano a mè, questo è tutto il discorso... o quanto meno sta in mano ad una logica che è diversa da questa...». La decisione del presidente Vendola da adottare ai danni di Tedesco "ufficialmente nasceva dal fatto" che vi era stata un’interrogazione urgente in Consiglio regionale con la quale si sollevava "il problema del conflitto d’interessi dell’assessore Tedesco" i cui più stretti famigliari hanno più società che operano nel settore sanitario. "Il 3 agosto 2008 il sindaco Emiliano – scrive il giudice - contatta nuovamente Tedesco chiedendo di essere aggiornato sulle scelte del ’management’ sanitario che riguardano la Asl barese, dovendo curare gli equilibri delle varie correnti del suo partito e alla notizia della prossima sostituzione del direttore sanitario dell’Asl Bari, Lonardelli, con Calasso (cugino del sindaco stesso), Emiliano affermava che tale cambiamento avrebbe provocato inquietudine nell’assessore Mario Loizzo, ma Tedesco replicava affermando che il Loizzo (allora assessore regionale ai trasporti, ndr) era già rappresentato da Lea Cosentino (ex dg della Asl Bari), che aveva imposto il suo candidato". Tedesco è al telefono con l’allora direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino e parlano di una nomina, accennando alla "cabina di regia" che l’assessore vorrebbe costruire per gestire tutte le scelte. C’è da scegliere un direttore generale in fretta, perché sta per cambiare la legge. Tedesco: "Enzo lo sistemiamo non ti preoccupare!". Cosentino: "Ma ce la fate per venerdì?". Tedesco: "Senti, io gli proporrò di convocare la Giunta per domani!": Cosentino: "C’è San Nicola, facciamo una bella cosa!": Tedesco: "San Nicola aiuta! Aiuta San Nicola! Cosentino: "Guarda Alberto per come stiamo combinati soltanto un santo di quella portata!". Tedesco: "Solo un santo può aiutarci!". Tedesco è al telefono, nella primavera del 2008, con il sindaco e segretario del Pd, Michele Emiliano. Tedesco: "Questa cosa lui (ndr, Vendola) se la è completamente rimangiata, nel senso che ha detto... ha detto che non e... che non ci sono novità dal punto di vista diciamo dall’interesse diverso da quello politico, solo che... ". Emiliano: "Dice che è spezzato un filo ma... dice lui a noi... di fiducia... personale... ". Tedesco: "E se mi dice su che cosa si è spezzato poi!...". Sanità: azzerare tutti i vertici dell’Asl “Dopo le ultime vicende è necessario azzerare tutti i vertici della sanità, ci sono alcuni direttori generali che non possono più ritenersi idonei, non solo perchè hanno misure di interdizione sulle spalle ma anche perchè rappresentano la fine di una stagione . Non è più ammissibile che nelle Asl ci siano persone che hanno un rapporto con la politica invece di averlo con i pazienti. non si può restare indifferenti davanti ai problemi cheattanagliano la sanità pugliese, sulle tante ombre che aleggiano sulle Asl della regione e sulle indagini a carico di quasi tutti i manager,funzionari, direttori, amministrativi, che le dirigono, così come non ci si può più rifiutare di azzerare i vertici delle Asl preferendo mantenere lo status quo ”. Riteniamo indispensabile di azzeramento dei vertici delle Asl ma, ad oggi, non ci è pervenuta né una risposta né una spiegazione sul perché ci si ostini a non voler lanciare questo segnale forte che tutta la Puglia si aspetta”. “ La sanità pugliese necessita di un cambiamento di rotta radicale non possiamo permettere che ‘occulte’ manovre politiche abbiano la meglio sui diritti dei cittadini”. Ricordiamo al Presidente, Nichi Vendola, e all’assessore regionale alla sanità, quando abbiamo già detto : se sulla chiusura degli ospedali, per senso di responsabilità, non siamo scesi in piazza, su sprechi, indagati, clientelismo, nomine e mala gestione siamo pronti a farlo”. Benvenuto Michelangelo
SANITA’ Pugliese, intercettazioni L’ordinanza che ha disposto l’arresto del senatore Alberto Tedesco (Pd) va ben oltre la dimensione giudiziaria. Le 316 pagine firmate dal gip Giuseppe de Benedictis e i retroscena dell’indagine sono uno schiaffo in faccia all’intera classe politica pugliese. Oggi, per la posizione di Nichi Vendola è stata richiesta l’archiviazione. Ma resta la necessità di un chiarimento netto. Ci sono frasi intercettate che vanno spiegate. Come quella sulla guarentigia offerta a Tedesco (catapultato in parlamento con il placet del sindaco di Bari Michele Emiliano) o quelle in cui Vendola ipotizza di cambiare una legge per poter nominare direttore generale un funzionario che non aveva i requisiti. Nichi e le leggine ad personam Il gip riporta un colloquio intercettato tra Vendola e Tedesco il 20 novembre 2008. I due stanno parlando della nomina di un direttore generale e il gip annota: “Pur di sostenere il suo protetto il Governatore pretende il cambiamento della legge per superare, con una nuova legge ad usum delphini, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina”. Tedesco: «Quello non ha i requisiti sta come direttore generale, quello che vuoi nominare!». Vendola: «O Madonna santa, porca miseria la legge non la possiamo modificare?». Tedesco: «Eh?». Vendola: «Non possiamo modificare la legge in una delle prossime…». Tedesco: «Eh, mica eh…». Nichi e il conflitto d’interessi L’accusa che la procura rivolge a Tedesco, e che il gip accoglie pienamente, si riassume in queste considerazioni: “Tedesco – scrive il gip – quale assessore della sanità della Regione Puglia ed esponente politico di spicco, organizzava e guidava l’intera struttura in modo da pilotare le nomine dei dirigenti delle Asl pugliesi, effettuate dalla giunta regionale, verso persone di propria fiducia e attraverso questi controllava la nomina dei direttori sanitari in modo da dirottare le gare di appalto e le forniture verso imoprenditori a lui legati da vincoli familiari o da interessi economici ed elettorali”. Che Tedesco avesse interessi personali nel settore sanitario era noto: i suoi figli – salvo poi dismettere le quote – erano proprietari di società che vendevano protesi sanitarie. Eppure – nonostante questo conflitto d’interessi – nel 2005 fu nominato da Vendola assessore alla Sanità. Il gip riporta i contenuti di un’informativa della Guardia di Finanza datata 2008: “Indagine da cui emergeva che la Euro Hospital srl si costituiva in data 6 settembre 2005 da Carlo Tedesco (figlio del senatore, ndr) quale amministratore unico in carica e in data 21 dicembre 2006 Giuseppe Tedesco (figlio de senatore, ndr) rilevava quote di partecipazione al capitale sociale della società pari al 49% e che dalla data di inizio attività (6 settembre 2005) alla data di chiusura del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2007, la Euro Hospital srl aveva prodotto un incremento del valore della produzione desunto dai bilanci di esercizio presentati, pari al 5.422% (anno 2006) e al 23,608%”. L’importanza “politica” di questa informativa si desume dal successivo passaggio dell’ordinanza: “Tale informativa rende evidente, al di là di quanto emerso dalle intercettazioni negli anni precedenti, che gli interessi personali e famigliari di Tedesco nel settore della sanità pubblica erano ben conosciuti dagli stessi vertici della Regione Puglia”. E quindi secondo il gip erano ben conosciuti da Vendola. “Vertici – continua il gip – che non erano tuttavia mai intervenuti per recidere tali cointeressenze, di fatto consentendo a Tedesco di costruire quella “rete” di contatti utili a perseguire i suoi interessi politici e imprenditoriali di cui si diceva in premessa: solo con la interrogazione urgente della 56esima seduta del consiglio regionale pugliese, tali vertici, improvvisamente, si “rendevano conto” di tale incredibile situazione e cercavano di porvi rimedio”. Vendola, Emiliano e il “sottosistema” Il rimedio – siamo alla primavera del 2008 – sta nella sostituzione di Tedesco all’assessorato alla Sanità. Ed ecco cosa pensa il sindaco di Bari, l’ex pm antimafia Michele Emiliano, segretario regionale del Pd, del rimedio di Vendola. Lo scopriamo da un’intercettazione tra Emiliano e Tedesco. Va sottolineato che anche a Emiliano, come più alta personalità politica del Pd e sindaco di Bari, non doveva sfuggire il conflitto d’interessi di Tedesco. Tedesco: “Questa cosa lui (ndr, Vendola) se la è completamente rimangiata, nel senso che ha detto… ha detto che non e… che non ci sono novità dal punto di vista diciamo dall’interesse diverso da quello politico, solo che… “. Emiliano: “Dice che è spezzato un filo ma… dice lui a noi… di fiducia… personale… “. Tedesco: “E se mi dice su che cosa si è spezzato poi!…”. Emiliano: “Ma niente!… secondo me, questa è una operazione tutta politica, perché lui dice: “Io, in questa maniera, mi impadronisco del sottosistema e, ovviamente nelle prossime elezioni, l’Assessorato anziché stare in mano al Pd sta in mano a me”, questo è tutto il discorso… o quanto meno sta in mano ad una logica che è diversa da questa…”. Le pressioni su Nichi di Emiliano e Frisullo Altri punti da chiarire politicamente, sulla gestione della sanità e della politica regionale del centrosinistra, emergono dal verbale d’interrogatorio di Lea Cosentino (ex direttore generale della Asl Bari, indagata in altri procedimenti sulla sanità) che, nelle intenzioni di Vendola, avrebbe dovuto sostituire Tedesco all’assessorato. Il gip li sottolinea a pagina 29 dell’ordinanza: “La Cosentino ha riferito altresì che le pressioni su di lei, da parte di Tedesco, aumentavano nell’estate del 2008, in occasione del possibile avvicendamento, voluto dal governatore Vendola, della Cosentino al posto di Tedesco, perché, come la stessa ha riferito agli inquirenti, la sola possibilità che questo potesse realizzarsi aveva generato minacce di serie ripercussioni politiche da parte del Tedesco sulla tenuta della Giunta del governatore Vendola, venendo coadiuvato nell’occasione il Tedesco anche dal segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, e dal vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo, che pure, insieme al Tedesco, minacciavano di far cadere la giunta regionale nell’ipotesi della sostituzione …”. Ed ecco cosa dice la Cosentino a verbale: “Vendola all’inizio ha avuto un atteggiamento un po’ ondivago, devo dire la verità, perché all’inizio addirittura mi ha esternato queste preoccupazioni al punto tale che aveva raggiunto la determinazione di togliergli la delega, in realtà poi, subito dopo, quando io andai a raccontare al presidente Vendola che avevo ricevuto diciamo pressioni, minacce, anonimi in cui mi si diceva che insomma non potevo fare l’assessore perché mi avrebbero in qualche modo tolto la vita, minacciato me, la mia famiglia, a quel punto lui mi disse che erano minacce assolutamente ingiustificate, erano anonimi, e che era una tecnica per farmi saltare i nervi e che, se io gli volevo bene, dovevo continuare a tenere il punto fermo della situazione e accettare quella delega assessorile. “Fortunatamente le condizioni politiche non si sono create, dico fortunatamente con il senno di poi, perché poi ci fu tutta una trattativa politica, e soprattutto penso una sorta di ricatto anche politico da parte del segretario del Pd Michele Emiliano insieme con Tedesco, perché dissero chiaramente a Nichi, cosa che lui mi avrebbe confermato poi, che, se avesse nominato me assessore, avrebbero fatto quanto meno cadere la giunta immediatamente … poi uscì da questa stanza del presidente Vendola prima il sindaco Emiliano e poi Frisullo, e in quella circostanza ebbi contezza che realmente il presidente Vendola aveva fatto quella riunione perché aveva intenzione reale di togliere la delega a Tedesco e di affidarla a me, me lo disse Michele Emiliano, che mi disse: “Non ti conviene perché si scateneranno i sistemi, quelli più … diciamo leciti e non …”". Se Lea Cosentino ricorda bene, le parole di Emiliano, hanno un peso significativo: da un ex pm della dda, rispetto a “sistemi non leciti”, ci si aspetterebbe una reazione parecchio incisiva, sotto il profilo politico. Ma vediamo le dichiarazioni di Emiliano, nel 2009, riportate dal quotidiano “bari sera” su Vendola e la candidatura che ha salvato Tedesco dall’arresto. “Consigliai a Vendola di sostituire Tedesco” “All’epoca – dice Emiliano – consigliai il presidente Nichi Vendola di scambiare la delega assessorile di Alberto Tedesco (Sanità), ma lui mi rispose che l’ipotesi era difficile da praticare. Certo avrei dovuto insistere, e di questo oggi soffro, ma la verità è che i partiti non hanno il ruolo che avevano 20 anni fa”. Poi, continua Bari Sera, ” Emiliano si assume anche la responsabilità di aver voluto la candidatura di Paolo De Castro a capolista del Sud alle Europee del Pd – perché fra i massimi esperti di Agricoltura a livello Europeo – pur consapevole dell’ “effetto indiretto” che avrebbe portato poi Tedesco al Senato. E oggi Emiliano invita proprio Tedesaco a riflettere “sul proseguire o meno il suo mandato senatoriale. E’ affidata alla sua coscienza ogni decisione, ma non sarebbe sbagliato aprire una riflessione sull’argomento”. L’archiviazione di Vendola. In una nota a pagina 128 il gip verga una critica per niente velata sulla posizione del governatore pugliese, per il quale, la procura, dopo aver disposto l’iscrizione nel registro degli indagati, ha chiesto un’archiviazione che non è stata ancora disposta. Il passaggio più duro, per la credibilità di Vendola e della sua politica sanitaria, arriva dall’analisi del capo d’imputazione “F-3? attribuito a Tedesco: l’abuso d’ufficio per aver chiesto a Guido Scoditti (anch’egli arrestato ieri) di “rimuovere il direttore sanitario della Asl di Lecce Francesco Sanapo e di nominare, al suo posto, il dottor Umberto Caracciolo, più disponibile a esaudire ‘ordini dall’alto’”. Sulla “destituzione” di Sanapo è d’accordo anche Vendola ma, secondo l’accusa, non vi sarebbe reato: il governatore avrebbe agito seguendo la logica dello “Spoil System”. Ma il gip critica l’impostazione della procura. Il gip aggiunge che la richiesta di archiviazione per Vendola avviene perché “la pubblica accusa non ha ritenuto sostenibile neppure l’abuso d’ufficio”. Lo stesso abuso d’ufficio che, insussistente per Vendola, per lo stesso episodio, viene però contestato a Tedesco e Scoditti. Sulla destituzione di Sanapo è utile leggere questa intercettazione del novembre 2008 tra Emiliano e Tedesco. Emiliano: Pronto. Tedesco: Michele, Alberto, Emiliano: Alberto, dimmi. Tedesco: Allora avete deciso chi sarà il prossimo assessore alla sanità? Emiliano: No, non ho saputo niente. Tedesco: Nichi ti ha chiamato? Emiliano: No, non mi ha chiamato, che è successo? Tedesco: Allora, così come d’accordo, abbiamo sostituito Sanapo. Emiliano: uh… Tedesco: Dopo di che Frisullo ha chiamato Vendola… Emiliano: sì Tedesco: E gli ha detto: uno, che naturalmente trarrà le conseguenze sul piano dei rapporti personali di questa cosa. Emiliano: uh… Tedesco: due, porrà il problema dell’assessore alle politiche della salute Emiliano: e questo è il suo punto di vista, non è il mio (…). Comunque c’ero anche io quando il presidente ha detto a Frisullo che avrebbe cambiato Sanapo (…). Tedesco: c’eri anche tu quando io gli ho risposto (…) e adesso su Sanapo … stavi tu quando nella stanza del presidente ci appiccicammo Emiliano: com’è, me lo ricordo bene!” L’importanza di questa conversazione viene così evidenziata dal Gip: “La conversazione sopra riportata appare di estrema importanza, anzitutto perché evidenzia che anche il governatore aveva deciso, in pieno accordo con Tedesco, come pure con (…) con lo stesso Emiliano (segretario regionale del Pd), la defenestrazione del Sanapo, sostanzialmente esente da colpe come direttore sanitario dell’ospedale di Nardò, e poi per la spaccatura che tale decisione aveva portato nella maggioranza, a seguito del diverbio tra Frisullo e Vendola, avendo detto chiaramente, nella stessa conversazione: “Comunque c’ero anche io quando il presidente ha detto a Frisullo che avrebbe cambiato Sanapo” e Tedesco confermava questo fatto in toto, dicendo: “E adesso su Sanapo … stavi anche tu nella stanza del presidente quando ci appiccicammo”. E qui parte la nota del gip sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura per Vendola. E si tratta di una nota molto dura. “Nelle sue dichiarazioni al pm del 6 luglio 2009 – scrive il gip – il governatore Vendola ha confermato che detto diverbio con il Frisullo è effettivamente avvenuto, sia pure solo al proposito dell’intento di sostituire Sanapo. Ha tuttavia sostenuto – contrariamente a quanto emerso dalle intercettazioni sopra riportate – che non vi era mai stata alcuna intromissione da parte del Tedesco e che tanto aveva voluto fare perché, a suo dire, “io volevo mandare via Sanapo perché avevo avuto notizia che aveva incontrato delle persone nell’ufficio del mio vicepresidente e avevo avuto un alterco con il mio vicepresidente …”. Ma soprattutto Vendola – “inverosimilmente”, chiosa il gip – ribadisce ai pm: “Io le posso escludere nella maniera più assoluta che io abbia avuto un’indicazione politica nel procedere alla rimozione di Sanapo”. La presunta concussione di Vendola Vendola viene iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di concussione per la vicenda Sanapo. La procura però – scrive il gip – chiede la sua archiviazione – non ancora disposta – perché manca “una vera e propria pressione psicologica in chi è stato fiduciariamente scelto (…). Nella ipotesi relativa alla sostituzione di Sanapo emerge dalle intercettazioni che Vendola aveva dato il via libera alla sostituzionje di Sanapo, sostenuta fortemente da Tedesco e ne era consapevole. Difficilmente nel caso di specie appare configurabile nei confronti degli indagati un comportamento penalmente rilevante atteso che il direttore generale Scoditti (per lui ieri è stato disposto l’arresto ai domiciliari, ndr) appare agire – più che nella veste di soggetto concusso vittima di indebite pressioni o minacce – quale soggetto che opera in pieno accordo con i politici, ponendo in essere un atto risultato illegittimo, ma non a priori manifestamente criminoso, perché rientrante nelle prerogative del direttore generale, il quale si determina consapevolmente assecondando le altrui richieste, così sicuramente conclamando una avida e spregiudicata intromissione della politica nella gestione della sanità pubblica, ma null’altro”. Se la tesi dell’accusa è valida, Vendola va archiviato, ma resta il pesante giudizio sulla “spregiudicata intromissione della politica nella sanità pubblica”. Sotto il profilo giudiziario, però, il gip fa notare che qualcosa non torna: gli stessi fatti portano l’accusa a chiedere l’arresto per Tedesco e Scoditti e l’archiviazione per Vendola. “Quello che qui s’intende sottolineare – scrive il gip – è che tale richiesta di archiviazione, avvenuta sulla base delle stesse indagini oggi poste a fondamento della presente richiesta di misura cautelare, risulta giusificata dalla circostanza che la pubblica accusa non ha ritenuto seriamente sostenibile neppure un’altra residuale condotta penalmente rilevante quale, appunto, l’abuso d’ufficio, per il presidente Vendola (e gli altri coindagati), anche perché costui, a differenza del Tedesco, avrebbe agito soltanto spinto dal crierio dello Spoil System …”. E poi conclude: “Avviene oggi, però, che con la presente richiesta di applicazione di della misura cautelare a carico degli odierni imputati, fra cui lo stesso Scoditti, singolarmente si contesta agli odierni ex coindagati del presidente Vendola proprio quella condotta criminosa (abuso di ufficio a fini patrimoniali …) che non era stata ritenuta sussistente al momento della richiesta di archiviazione (per Vendola, ndr)”. La presunzione di innocenza La vicenda giudiziaria è ancora in corso e quindi sia per Vendola sia per Tedesco vale la presunzione di non colpevolezza. Michele Emiliano non è indagato. Come abbiamo scritto all’inizio, però, il punto non è soltanto giudiziario: è politico. Ed è su questo terreno che Vendola, Emiliano e l’intero centrosinistra pugliese – proprio per marcare, con i fatti, la propria differenza – dovrebbero chiarire la propria posizione. Vendola, dopo lo scandalo giudiziario che coinvolse il vicepresidente Frisullo, azzerò la giunta, ma, come scrive il gip, il conflitto d’interessi che toccava Tedesco era evidente già dal 2005, quando fu nominato assessore. Era incapace di vederlo? Emiliano offrì a Tedesco, che nel frattempo s’era dimesso, uno scranno al Senato attraverso la candidatura di De Castro alle Europee. Era incapace – proprio lui, un ex pm – di immaginare che, quella candidatura, avrebbe salvato Tedesco da un probabile arresto? Antonio Massari-ilfattoquotidiano
Tedesco: "Nomine e voti ecco il sistema" Non si tiene. "Io sono stato iscritto nel registro degli indagati del 2008, sulla base di intercettazioni nemmeno sbobinate. Poi vedo il trattamento Emiliano, oppure quello di Vendola, e mi cadono le braccia". Senatore Alberto Tedesco, con ordine. Le accuse di lei della Procura sono state confermate sino in Cassazione. Per Emiliano e Vendola non c’è nemmeno un avviso di garanzia, le due cose non sono paragonabili. "Io non voglio fare paragoni. Però c’è un dato: mi sono dimesso dopo non aver ricevuto nemmeno un avviso di garanzia. E a oggi non ho avuto ancora il diritto di difendermi in un processo". Accadrà. E probabilmente non ce ne sarà uno solo. Ha letto dell’inchiesta sugli accreditamenti? "Ormai è una persecuzione. In ogni caso la vicenda è chiara: sono le strutture tecniche che predispongono gli accreditamenti. Quello della giunta è un passaggio quasi formale. Sulla delibera della Kentron vorrei poi ricordare che io quel giorno non c’ero, ero a Roma. Ea proporla in giunta fu un altro collega. Devo ricordare che poi agli attiè riportato che dopo l’approvazione Frisullo e Vendola chiamarono il titolare della clinica per complimentarsi. Io contro quella delibera non avevo niente in contrario, ma può passare Tedesco per l’uomo della Kentron?". E può un uomo dalla storia di Michele Emiliano passare come il sindaco delle cozze pelose? "Questa non è una storia giudiziaria. Ma politica. Emiliano paga il conto oggi della sua superficialità e della sua supponenza: per anni ha esibito la pistola dello sceriffo, la spada del paladino della legalità e contemporaneamente per motivi puramente elettorali nominava i vari Olivieri, De Gennaro, Anaclerio nelle aziende municipalizzate. Ha usato la cosa pubblica per gratificare politici che passavano con lui". Emiliano ha sempre detto di aver rispettato le indicazioni dei partiti nelle nomine. "E quale partito ha imposto Olivieri? Emiliano pensa solo a sé. All’inizio ero contrario alla sua discesa in campo, poi mi convinse dopo una chiacchierata lunga ore a casa della madre. L’ho sempre sostenuto e difeso. Poi gli dissi che alle ultime elezioni da segretario del Pd non mi sembrava opportuna la sua candidatura, e mi ha scaricato. Emiliano è spinto soltanto da una smodata gestione del potere: ora è difficile che possa ambire a fare il presidente della Regione. Piuttosto deve prendere in considerazione l’opportunità di continuare a essere il sindaco di Bari. Ma Emiliano non si fa queste domande. Come Vendola". Che c’entra Vendola? "Prima della campagna elettorale ero ’suo fratello’, come mi disse. Il giorno dopo non mi guardava più anzi mi considerava un infedele. La giunta qualche settimana fa ha nominato come responsabili dei Civ un ex consigliere regionale diessino e uno della Margherita. Gli stessi che avevo scelto io. Solo che nel mio caso quello fu un clientelismo elettorale, e ora? La verità è che Bari e la Puglia non hanno più bisogno di leaderismo, di verginelli idolatrati a torto. Bari e la Puglia hanno bisogno di essere governate: non serve più il faccio tutto io o il fatemi lavorare e basta, nè al Comune nè alla Regione". Senatore Tedesco lei ora con chi sta? "Sono al gruppo misto. E rimango socialista. Certo non sto né con Bersani né con Alfano". G.Foschini-repubblica |
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