Qualche osservazione sulla musica leggera
 







di Rosario Ruggiero




La recente scomparsa del cantante Lucio Dalla, compagno musicale di una intera generazione di ascoltatori, l’attenzione mediale rivolta all’evento, l’estrema popolarità del personaggio e la longevità della sua carriera, oltre a portare ancora una volta l’attenzione sulla musica leggera, stimola considerazioni sulle sue trasformazioni nel tempo, su ciò che è stata, ciò che attualmente è, ciò che potrà essere.
Detta anche musica di consumo, la musica leggera è quell’attività umana svolta con i suoni, che, pur mirando ad offrire gradevolezza, non ambisce risultati storici, più fini, ma semplicemente accettati. Finalizzata dapprima al più spensierato intrattenimento, ebbe ruolo soprattutto nella nostra più recente quotidianità postbellica, allietandoci le giornate ed invogliandoci sostanzialmente alla rinascita, specialmente psicologica.
Nel nostro Paese, da quel momento, le sempre più ridenti condizioni economiche generali, la distribuzione del
potere di acquisto a fasce della popolazione un tempo ben più escluse e l’accresciuta accessibilità di fruizione, grazie anche ai mezzi tecnologici di riproduzione e comunicazione dei suoni, come la radio, la televisione ed i giradischi, ne favorirono enormemente l’espansione dell’ascolto, a beneficio soprattutto degli spiriti più semplici, e le minori pretese tecniche ne favorirono la pratica, in un contributo reciproco e sinergico che ha conferito al fenomeno un’accelerazione crescente, sicché oggi, nella patria del belcanto e scuola artistica secolare, la musica classica ha finito col ricoprire un ruolo sempre più marginale, relegandosi ad un pubblico che, sfrondato da chi la intende solo come occasione di mondanità, simbolo di prestigio sociale o curiosità necessaria, è estremamente esiguo.
D’altro canto è pur vero che le scelte che hanno nutrito gli sviluppi più recenti dell’una e dell’altra musica sono estremamente differenti, da qui la loro diversa incidenza sulla nostra
società. La musica leggera ha via via vissuto sempre più il suo tempo, accogliendo proteste giovanili, più ampiamente sociali ed altre istanze epocali, al tempo stesso, nella necessità di rinnovarsi di volta in volta pur senza un forte e faticoso lavoro di espressa creazione, ha attinto ed inglobato tanti altri stilemi legati ad epoche e luoghi, dal jazz alla musica etnica, alla canzone tradizionale napoletana, alla stessa musica classica, come i concerti grossi dei New Trolls, il complesso musicale “Rondò veneziano” e le infinite riproposte di celebri pagine del repertorio classico chiaramente dimostrano, realizzando anche lavori di grande respiro, ma soprattutto, giacché non può facilmente prescindere dagli incassi ai botteghini e dall’accettazione degli ascoltatori, mantenendo un rapporto costante e diretto con il suo pubblico.
La musica classica, o colta, come qualcuno dice, si è invece vieppiù arroccata su un prestigio secolare ed indiscusso che la ha autorizzata a sostegni
istituzionali per la sua sopravvivenza e che ha distolto ed allontanato le sue attenzioni precipue dal consenso, dalla comprensione, dalla più partecipe condivisione del pubblico, non avendo principale necessità di incassi ma di condiscendenza istituzionale, i suoi protagonisti divenendo sempre più una casta di eletti posti su un piedistallo, più o meno distanti dal resto del mondo.
Ottima cosa certo i sostegni istituzionali rivolti alle varie attività; le tutelano nel tempo a dispetto delle mode e difendono giustamente i gusti e le esigenze di minoranze, giacché minor numero non significa inferiorità qualitativa o assoluta inutilità; ma poi non tradire tanto nobili intenzioni, rimane impegno etico di chi, a questi scopi, è eletto o preposto.
La storia ci addita infiniti esempi di artisti, anche e soprattutto massimi, che con l’umiltà dei grandi hanno osservato, studiato ed attinto dal patrimonio spontaneo popolare, a prova di una loro chiara attenzione per il pubblico al quale
si rivolgevano o per ogni buona lezione da ovunque provenisse. Beethoven, Chopin, Liszt, Schubert, Debussy, Ravel, Gershwin ed innumerevoli altri autori hanno così operato.