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L’Agcom potrà censurare il web |
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Potere di vita e di morte ad Agcom sul web italiano. E abolizione delle norme europee che ci proteggono dal rischio di trasformare i provider in poliziotti di Internet. Ci sono queste macroscopiche novità in una bozza di articolato che sta circolando in queste ore nelle sale del governo. E’ il via libera, tanto atteso da Corrado Calabrò (presidente Agcom, Autorità garante delle comunicazioni) per fare la sua delibera sulla riforma del diritto d’autore online. Autore della bozza, a quanto risulta, è Antonio Catricalà, giurista 60 anni ora sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ed ex presidente dell’Antitrust. L’anno scorso Catricalà aveva mandato una segnalazione al Parlamento e al governo chiedendo che venisse «rivista la normativa sul copyright adeguandola alle innovazioni tecnologiche ed economiche del web», come si legge nell’ultima relazione annuale dell’Antitrust. A quanto pare, adesso ha deciso di accelerare le cose di suo pugno. La bozza s’intitola ’Disposizioni interpretative in materia di competenze dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni’. In effetti Calabrò aveva detto, in audizione al Senato, che prima di fare la delibera aveva bisogno di una «interpretazione autentica» su quali siano i suoi effettivi poteri, da parte del governo. Tradotto: voleva la copertura normativa per rivoluzionare il diritto di Internetin Italia. Un problema iniziato da quando Paolo Romani, alloraministro allo Sviluppo Economico aveva infilato a forza, in un decreto che parla di tv, alcuni articoli che davano carta bianca ad Agcom di occuparsi di web. Ma adesso questa ’interpretazione autentica’ arriva come un colpo inaspettato: stabilisce principi che fanno apparire persino troppo moderata l’ultima bozza della delibera Agcom. Dice infatti che Agcom ha il potere di disabilitare l’accesso ai servizi (oscurare i siti, cioè) o di far rimuovere specifici contenuti che giudica violino il diritto d’autore. In sostanza, in Italia il potere di censurare il web non è più in mano a un giudice – che sente le parti – ma a un’autorità amministrativa di nomina politica. Per di più, l’autore delle "disposizioni interpretative" si accorge che non si può dare quel potere ad Agcom e lasciare in vita le norme europee sul commercio elettronico, che tolgono ai provider la responsabilità su quanto fatto dai loro utenti. Decide quindi- vero colpo di teatro, per una semplice "disposizione interpretativa"- di abrogare gli articoli con cui l’Italia recepisce quelle norme. E’ un modo per imporre ubbidienza e vigilanza ai provider (come Google, Telecom Italia). «E’ chiaro che su questo testo faremo guerra», promettono i senatori del Pd Luigi Vimercati e Vincenzo Vita. Alessandro Longo-l’espresso |
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