L`Ungheria ancora sotto la scure del Fondo monetario
 











Niente accordo ancora tra il governo di Budapest e i grandi organismi dell’usura internazionale.
Manca infatti una data all’avvio dei negoziati tra Ungheria e Fondo monetario internazionale (Fmi) – Unione europea per un prestito anti-default da 15-20 miliardi di euro. La missione di questa settimana a Washington del negoziatore magiaro Tamas Fellegi non ha portato, secondo quanto rende noto il quotidiano economico online Portfolio.hu, allo sblocco della situazione. Fellegi ha visto il bicchiere mezzo pieno. A suo dire Budapest è sulla strada giusta per risolvere la crisi ed evitare la bancarotta e dovrebbe poter eliminare gli ostacoli normativi che hanno portato alla rottura con la Commissione europea e al congelamento dell’avvio dei negoziati. Tuttavia, il portavoce del Fmi Gerry Rice ha ribadito che il Fmi non ha stabilito alcuna data per l’avvio dei negoziati formali. Sui colloqui informali che Fellegi ha avuto a Washington, in particolare
quello con il responsabile del Fmi per il dossier ungherese Christoph Rosenberg, non s’è sbottonato, ma ha comunque chiarito che, prima di dare luce verde ai negoziati, l’istituzione di Bretton Woods vuole vedere “segni di passi tangibili che mostrano il forte impegno delle autorità s impegnarsi su tutte le questioni rilevanti per la stabilità macroeconomica”. Nei mesi scorsi vi era stata la minaccia proprio dall’organizzazione mondialista con sede a Washington, il cui capo della missione a Budapest, Rosenberg, aveva dichiarato che se l’Ungheria voleva ottenere gli “aiuti” dal Fmi doveva mettere in discussione le controverse riforme economiche approvate di recente nel Paese magiaro per volere del governo guidato da Vikor Orban.
In particolare quello che preoccupa il Fondo monetario è che l’esecutivo magiaro deve fare “tutto il possibile” per dissipare l’impressione di voler prendere il controllo della banca centrale del Paese. A confermare quanto richiesto dal Fmi è stato proprio il
responsabile del Fondo monetario internazionale per l’Ungheria Christoph Rosenberg, il quale in un’intervista rilasciata qualche settimana fa sul sito del Fmi, ha pensato “bene” di lanciare qualche avvertimento al governo Orban, ovvero quello di recuperare la fiducia dei mercati “aumentando la prevedibilità” della sua politica economica. Una minaccia, quindi, contro il governo magiaro eletto dai suoi cittadini. “L’esempio più visibile riguarda il dibattito sull’indipendenza della Banca centrale”, ha proseguito Rosenberg. E senza troppi giri di parole il responsabile del Fmi ha sottolineato che “la legislazione adottata a fine 2011 ha dato l’impressione che il governo stia tentando di esercitare un’influenza sulle decisioni della Banca centrale”. Per dissipare ogni dubbio, infine, Rosenberg ha precisato senza alcun timore che “il governo dovrebbe fare tutto il possibile per dissipare questa impressione modificando la legge al fine di renderla conforme alle norme internazionali... La politica monetaria viene condotta da chi ne è incaricato, non dal governo”. Dichiarazioni che la dicono lunga sulle vere intenzioni del Fondo monetario e su quelle degli altri organismi usurai coinvolti nel futuro prestito all’Ungheria. A lor signori non va proprio giù che Orban e il suo governo abbiano tentato di salvaguardare il popolo magiaro dalle fauci fameliche dell’usura internazionale e allo stesso tempo stiano cercando di mantenere il controllo sull’economia e la moneta attraverso la volontà di influire sulla Banca centrale. Elementi questi che hanno generato molto preoccupazione nel mondo dei banchieri e degli organismi internazionali, e che per questo sono corsi immediatamente ai ripari, stringendo il cappio della crisi del debito e della moneta attorno al collo del popolo magiaro, in vista di un prestito ancora più oneroso che è ancora al di là da venire e che sarà esiziale per il futuro del Paese.Andrea Perrone