L’Ungheria rifiuta i diktat dell’usura internazionale
 











L’Ungheria rifiuta i ricatti di Unione europea e Fondo monetario internazionale. A tuonare contro i due organismi internazionali è stato il primo ministro magiaro Viktor Orban (nella foto) che ha definito letteralmente un “ricatto”, il prestito della Ue e del Fondo monetario internazionale al Paese magiaro condizionato al cambiamento degli assetti politici in Ungheria. La rabbia del premier magiaro è esplosa durante un’intervista alla Radio pubblica MR1, quando Orban ha dichiarato che “mettere delle condizioni politiche, quali la richiesta di cambiare il nostro ordine giudiziario, risulta essere un ricatto inaccettabile in seno all’Unione europea”. Il ricatto secondo Orban è rappresentato dalla posizione presa dall’Unione europea tesa a vincolare l’avvio di negoziati per l’assegnazione di un prestito da 15-20 miliardi di euro a Budapest, alla modifica di alcune riforme che mettono a rischio l’indipendenza di enti di controllo, a partire dalla Banca centrale. “Creare delle condizioni politiche, per esempio a proposito del sistema giudiziario, equivale a un ricatto, che è inaccettabile in seno all’Unione europea”, ha sottolineato il capo del governo durante l’intervista alla radio pubblica magiara. “Il Fondo monetario internazionale – ha continuato – non chiede che il rispetto di condizioni finanziarie, ma l’Ue intende flirtare con l’idea di porre delle condizioni politiche”. Orban ha ricordato che Paesi come il Pakistan, l’Egitto e la Bielorussia hanno ricevuto prestiti dal Fmi, denunciando così la volontà del Fmi di condizionare il prestito a regole troppo ferree di stampo ultraliberista che vincolano il governo magiaro alle decisioni dell’organizzazione mondialista con sede a Washington. Orban non è nuovo a queste prese di posizione che hanno origine in riposta ai diktat dei tecnocrati di Ue e Fondo monetario. Il premier ungherese ha avvertito che Budapest è pronta in ogni caso a rivolgersi alla Corte europea di Giustizia se la controversia non sarà risolta.
Nel dicembre scorso l’organismo mondialista aveva posto delle pesanti condizioni per concedere il prestito. Per cui era disposto accordare gli “aiuti” seguendo il più classico dei suoi strumenti finanziari: il prestito in stand-by (SBA). I fondi in regime di standby vengono erogati attraverso delle tranche, per cui il destinatario è in grado di attingere al fondo volta per volta dopo un esame accurato messo in atto dal Fmi, vincolo che implica il rispetto da parte del Paese debitore di precise condizioni che, come è noto, sono particolarmente onerose e riguardano anche la perdita della sovranità economica. Poche settimane dopo era arrivata la doccia fredda del responsabile del Fondo monetario per l’Ungheria Christoph Rosenberg, che aveva consigliato al governo Orban di recuperare la fiducia dei mercati aumentando la “prevedibilità” della sua politica economica. E cosa intendeva in realtà il tecnocrate? “L’esempio più visibile riguarda il dibattito
sull’indipendenza della banca centrale”, aveva dichiarato Rosenberg. “La legislazione – aveva osservato il responsabile dell’Fmi – adottata a fine 2011 ha dato l’impressione che il governo tenti di esercitare un’influenza sulle decisioni della banca centrale”. “Il governo – aveva proseguito Rosenberg – dovrebbe fare tutto il possibile per dissipare questa impressione modificando la legge al fine di renderla conforme alle norme internazionali... La politica monetaria viene condotta da chi ne è incaricato, non dal governo”. Minacce molto chiare all’indirizzo del governo Orban. Per questo in risposta al Fondo monetario e all’Unione europea il 16 marzo scorso il premier magiaro era intervenuto durante una imponente manifestazione a sostegno del suo governo, tuonando contro banchieri e tecnocrati di ogni risma che minacciano il futuro dell’Ungheria. In quell’occasione aveva ribadito che il suo Paese non è una colonia e che non intende cambiare l’attuale legislazione di natura costituzionale. Legislazione sgradita a coloro che sognano di piegare le nazioni e i loro popoli ai voleri dell’usura internazionale di Washington e di Bruxelles, poco cambia. D’altronde una Costituzione come quella magiara non soddisfa l’ingordigia di Soloni e tecnocrati che sognano il primato della Banca centrale sulla nazione, dell’economia sulla politica.A. Perrone