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Anche Via Nazionale ignora il ruolo della speculazione |
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L’ultimo bollettino economico della Banca d’Italia non è molto incoraggiante per le prospettive della nostra economia. A frenare la sperata crescita ci sarebbe soprattutto l’andamento dei mercati finanziari e dei rendimenti dei titoli di Stato. Affermazione che implicitamente significa che se la speculazione si darà una calmata i programmi finanziari dello Stato italiano potranno essere rispettati e ci saranno più risorse da indirizzare allo sviluppo. Certo, osservano i tecnici di Via Nazionale, i rendimenti si sono abbassati ma la volatilità resta però molto elevata. Il problema è che né il governatore Ignazio Visco (nella foto) né i suoi tecnici vogliono e possono pronunciare quella parola, speculazione, nella quale è racchiuso il senso di tutto quanto è accaduto negli ultimi anni e continua ad accadere. La speculazione della finanza anglo-americana contro i titoli di Stato italiani decennali (i Btp), indicata nel bollettino come “tensioni sui mercati finanziari”, persegue infatti l’obiettivo di farne cadere il valore di mercato e allo stesso tempo fare salire il differenziale di rendimento con i Bund tedeschi che, in virtù della loro stabilità, sono considerati la pietra angolare sulla quale misurarsi e che offrono agli investitori indicazioni di massima sulla convenienza o meno di questo o quel titolo. Ora, è un fatto che il nostro debito pubblico è al 120% del Prodotto interno lordo ma ci sono Paesi come il Giappone che vanta un debito superiore al 200% senza che ci siano speculatori che lo prendano di mira. Prima dell’arrivo di Monti al governo, quindi quando c’era Berlusconi, lo spread aveva toccato i 575 punti. Poi con la presa di potere dell’ex consulente di Moody’s e di Goldman Sachs lo spread era sceso decisamente unitamente alle prime misure di politica economica annunciate, tra liberalizzazioni varie e privatizzazioni lasciate intendere (quelle di Eni, Enel e Finmeccanica) fino all’aumento dell’età pensionabile e la riforma del lavoro con l’introduzione della libertà di licenziamento. Lo spread era così sceso a 278 punti in marzo salvo poi risalire la settimana scorsa a quota 400 e scendere in questi giorni intorno ai 380 punti. La spiegazione è duplice. La finanza anglo-americana vuole fare capire a Monti che deve essere più deciso nel fare passare una riforma del mercato (sic) del lavoro all’insegna della libertà di licenziamento, di retribuzioni minori per i dipendenti e di profitti maggiori per le imprese. Allo stesso tempo si vuole far capire all’ex Goldman Sachs che, dopo aver deciso la separazione societaria ed operativa di Snam Rete Gas dall’Eni, dovrà essere messo in vendita il gruppo pubblico che da decenni assicura il nostro approvvigionamento energetico. Eppure, nonostante che questa sia la ragione principale per la quale i Btp sono sotto pressione, nessuno a Via Nazionale come a Palazzo Chigi (figuriamoci!), o nel mondo politico italiota, si è alzato in piedi per indicare con nome le banche inglesi e statunitensi (come la solita Goldman Sachs) che speculano contro l’Italia ed i loro dirigenti alla City e a Wall Street. Il fatto è che la filosofia del Libero Mercato come unico punto di riferimento è comune non soltanto agli ambienti economici e finanziari che detengono il potere reale ma anche a quei politici che rinunciando alla loro impostazione di “sinistra” si sono ridotti a fare da ascari agli interessi di oltre Manica e oltre Atlantico con la speranza di ottenerne un investitura per le proprie fortune future. Così, evitando di toccare il cuore del problema, pure i numeri della situazione economica interna offerti da Via Nazionale si trasformano in cifre aride. Se a fine anno il rapporto tra debito e Pil era al 120,1%, nel 2013 esso si dovrebbe ridurre offrendo un po’ di respiro al nostro Paese. Quest’anno invece sarà notte fonda. Una diminuzione dello 0,7% del Pil, un aumento della disoccupazione (cresciuta nel 2011 al 9,6% rispetto all’8,7% del 2010) con quella giovanile particolarmente colpita. Via Nazionale bacchetta le banche italiane per la stretta creditizia che si è particolarmente accentuata nell’ultimo semestre, penalizzando imprese e famiglie, nonostante gli enormi prestiti agevolati concessi dalla Banca centrale europea anche agli istituti italiani. I quali, invece di destinarli a quel fine, li hanno utilizzati per la propria ricapitalizzazione e per rifarsi degli investimenti speculativi andati a male fatti negli ultimi anni nei cosiddetti “titoli tossici”, quelli di società finanziarie poi fallite. La Banca d’Italia sottolinea poi il progressivo calo dei consumi delle famiglie conseguenza del calo del reddito disponibile che è l’aspetto più preoccupante della recessione in atto. Detto e precisato questo, pure Via Nazionale, purtroppo, finisce per suggerire misure ultra-liberiste per rimettere in sesto il nostro Paese e favorire la crescita economica. Perché se è condivisibile l’indicazioni di snellire le procedure burocratiche per la creazione di nuove imprese, non è accettabile la condivisione della filosofia interna alla riforma del mercato del lavoro della Fornero, per la quale si sottolinea la necessità di riequilibrare e rendere più convenienti le diverse forme di flessibilità. Insomma, legalizzare il lavoro ridotto a merce e la libertà di licenziamento.filippo ghira
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