Tassazione: un carico insopportabile per gli italiani
 











Nel 2012 i contribuenti italiani pagheranno 19,9 miliardi di tasse in più rispetto al 2011; nel 2013, 32,5 miliardi. Tra due anni, infine, il peso delle nuove imposte, rispetto a tre anni prima, sarà di 34,8 miliardi. Il raggiungimento del pareggio di bilancio, nel triennio 2012/2014, costerà a tutti noi 87,3 miliardi di tasse in più. Il peso fiscale medio in capo a ciascuna famiglia italiana, anche per effetto delle misure introdotte dal precedente governo Berlusconi, sarà pari a 8.200 euro circa.
Quanto pagato fino ad oggi, rappresenta appena il 7% della cifra totale che si dovrà sborsare nei prossimi tre anni. “Ormai rischiamo di rimanere soffocati dalle tasse – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – è vero che il Governo Monti è stato costretto ad intervenire in maniera molto decisa per salvare il Paese dal fallimento. Ma è altrettanto vero che si è agito solo ed esclusivamente sul fronte delle entrate. Nel salva
Italia, ad esempio, l’effetto complessivo della manovra è costituito per l’81,3% da nuove entrate e solo il 18,7% da tagli alla spesa”.
“Un sacrificio immane – prosegue Bortolussi – che rischia di schiacciare il paese sotto una montagna di imposte, con il rischio, così come ha sottolineato qualche giorno fa il Fmi, di raggiungere il pareggio di bilancio solo nel 2017 e non, come previsto dal governo Monti, nel 2013”.
Dalla Cgia fanno sapere che nell’analisi sono state prese in esame le maggiori e le minori entrate previste dal “salva Italia” e le disposizioni fiscali annunciate nella riforma del mercato del lavoro che, molto probabilmente, produrrà i suoi effetti a partire dal 2013. Non si è tenuto conto, invece, delle conseguenze del decreto sulle semplificazioni fiscali che, sottolineano dall’Associazione Artigiani e Piccola Impresa, saranno molto modeste.
Il probabile aumento dell’Iva ad ottobre e il versamento del saldo dell’Imu a dicembre, invece, fanno tremare le vene
nei polsi. E la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente nel caso in cui i Comuni dovessero modificare l’aliquota ordinaria del 7,6 per mille. Infatti, la nuova imposta prevede che il gettito delle seconde case e dei beni strumentali (capannoni, negozi, uffici, etc.) andrà per il 50% ai Comuni e per l’altro 50% all’Erario. La scadenza del pagamento della prima rata è prevista per il prossimo 18 giugno.
In questa occasione, quasi tutti i Comuni applicheranno l’aliquota base. Pertanto, come spiegano dalla Cgia, basterà dividere a metà l’importo da versare indicando nel modello F24 la quota da destinare all’Erario e quella da versare al Comune. Se però l’aliquota dovesse essere portata all’8 per mille, la definizione della quota da pagare con la seconda rata, dovrà essere stabilita attraverso un doppio calcolo: il primo per determinare l’importo che andrà all’Erario, sempre calcolato con l’aliquota ordinaria (7,6 per mille), il secondo per quello che andrà al Comune, tenendo conto
che la parte eccedente il 7,6 per mille andrà tutta a quest’ultimo.
La stessa cosa si verificherà in caso di abbassamento dell’aliquota. Confusione e strangolamento fiscale: è questo il cocktail servito agli italiani dalla premiata ditta Monti. Ernesto Ferrante