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DOSSIER
Tanti soldi spesi...?
"Terrorismo in Sanità...lobby, mafie,burocrazie" |
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"Confermo che nel corso del mio mandato ho ricevuto pressione dall’assessore Tedesco per tutta una serie di attività anche non attinenti le sue funzioni di assessore". A dirlo è Rocco Canosa, ex direttore generale della Asl Bat, coinvolto nell’inchiesta della Procura di Bari su una presunta associazione per delinquere con a capo il senatore ed ex assessore regionale alla sanità, Alberto Tedesco. Il verbale d’interrogatorio di Canosa, datato 24 ottobre 2011, è stato inserito tra gli atti dell’inchiesta in cui sono indagati il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dell’ex direttore generale della Asl Bari, Lea Cosentino, accusati di concorso in abuso di ufficio, con riferimento al concorso vinto dal professor Paolo Sardelli, come primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari. Nel verbale, infatti, Canosa riferisce di una convenzione della Asl Bat con il professor Francesco Sollitto degli Ospedali Riuniti di Foggia, della stessa università di Sardelli, per attività di consulenza a titolo gratuito. "Penso di essere stato una persona molto autonoma nelle mie scelte per cui, avendo sempre mantenuto rapporti istituzionali con lui (Tedesco, ndr) e con il presidente Vendola, mi sono spesso sottratto a queste pressioni". "In alcuni casi - rivela Canosa - ho dovuto cedere". Il riferimento è alla revoca di una delibera "già predisposta e firmata" per una collaborazione inter-ospedaliera tra l’ospedale di Barletta e l’Ospedale Oncologico di Rionero in Vulture (Potenza) in merito alla chirurgia toracica, con l’obiettivo di ridurre l’emigrazione sanitaria verso il centro regionale oncologico della Basilicata. Convenzione soppiantata "dopo due, tre mesi" dice Canosa, da quella con Sollitto. Nell’interrogatorio, Canosa riferisce di altre occasioni in cui avrebbe ricevuto pressioni dall’allora assessore Alberto Tedesco, come nel caso dell’accreditamento della residenza sanitaria assistita ’Madonna della Pace’ di Andria e dei concorsi banditi dalla Asl Bat per due primariati agli ospedali di Andria e Barletta, rispettivamente di ostetricia e oculistica. "Questo di Andria - spiega Canosa - è stato uno di quei concorsi per cui ho subito delle forti pressioni dall’assessore Tedesco". Ma in entrambe le occasioni Canosa riferisce di aver nominato professionisti diversi da quelli indicati dall’assessore.(...) Non c’è pace per il sistema sanitario pugliese. Dopo la conferenza stampa convocata ieri Nichi Vendola per comunicare la sua iscrizione nel registro degli indagati a causa delle accuse della ex Lady Asl Lea Cosentino, oggi è arrivata la svolta nell’indagine sugli accreditamenti delle cliniche private. Falsificavano i dati delle liste d’attesa. Segnalavano criticità laddove invece non ce n’erano. Non avrebbero pensato alla salute dei cittadini quanto piuttosto alle esigenze degli imprenditori che aprivano cliniche private. E’ questa la nuova accusa che la procura di Bari muove alla gestione della sanità pugliese negli ultimi anni: stamattina sono stati notificati 47 avvisi di conclusione delle indagini a politici, dirigenti dell’assessorato alla Sanità e imprenditori. Le accuse vanno a vario titolo dall’associazione a delinquere ai falsi. Tra gli indagati c’è l’ex assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, oggi senatore del Gruppo Misto, Mario Morlacco, ex dirigente dell’Ares, l’agenzia per la Salute, e Lucia Buonamico, dirigente del settore che si occupa per la Regione degli accreditamenti con le cliniche private. L’ipotesi di reato è che la giunta regionale abbia concesso convenzioni a strutture sanitarie che non ne avevano i requisiti, e la procura procede per associazione a delinquere. E che lo abbiano fatto sulla base di premesse false. La giunta sarebbe però stata indotta in falso dalle strutture regionali e da alcuni assessori compiacenti, tra cui appunto l’assessore Tedesco, che invece avrebbero avuto interessi all’accreditamento della clinica. L’inchiesta parte dalla clinica Kentron di Putignano, oggetto di una lunga inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza coordinata dall’allora pm (oggi assessore) Lorenzo Nicastro. L’indagine, che partendo dall’imprenditore Ritella sfiorava i vertici del Partito democratico, aveva portato al sequestro e poi al dissequestro della clinica (che poi aveva ottenuto un nuovo accreditamento, avendo messo le carte a posto). Quell’inchiesta non era però mai stata chiusa ed è finita, dopo l’andata di Nicastro, sulla scrivania dei pm Francesco Bretone e Marcello Quercia. Il fascicolo è stato ripreso, incrociato con stralci dell’indagine effettuata dai carabinieri che si erano occupati del senatore Tedesco, aggiornato in alcuni punti. E l’indagine è rinata tanto da raccontare in maniera assai efficace - dicono gli investigatori - il reale intreccio tra politica e macchina amministrativa. Un intreccio che ha permesso a imprenditori privati di arricchirsi alle spalle delle casse regionali e spesso della salute dei cittadini. L’avviso è firmato dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno e dai sostituti Desirè Digeronimo e Francesco Bretone, gli stessi che si sono occupati dell’inchiesta sul presidente Vendola. E’ coinvolto anche un luogotenente della Guardia di finanza. Al senatore Tedesco, nella sua precedente qualità di assessore alla sanità della Regione Puglia, la pubblica accusa contesta i reati di abuso d’ufficio, falso e truffa in relazione all’accreditamento della struttura sanitaria ‘Giovanni Paolo II’ della società Kentron; di abuso d’ufficio (assieme al genero Elio Rubino, amministratore di una società della famiglia Tedesco) in relazione ad un “ingiusto vantaggio patrimoniale” procurato alla ‘Cbh-Città di Bari Hospital spa’ che gestisce a Bari le case di cura ‘Mater Dei’, ‘Santa Rita’, ‘La Madonnina’ e ‘Villa Bianca‘. Sono sei in tutto, però, le società che secondo l’accusa hanno beneficiato, senza averne i requisiti, delle procedure amministrative della Regione Puglia per il rilascio di vari provvedimenti autorizzativi sanitari: accreditamento al Servizio sanitario regionale, verifica del fabbisogno del progetto imprenditoriale, autorizzazione a realizzare le strutture, erogazione delle prestazioni socio-sanitarie, trasferimento della sede e determinazione delle fasce di qualità dei servizi prestati. I provvedimenti regionali hanno provocato danni per milioni di euro alle casse della Regione. Delle sei imprese si parla nell’avviso di conclusione delle indagini notificato oggi dalla Guardia di Finanza a 47 indagati, tra cui – come detto – il senatore Alberto Tedesco (ex Pd ora al gruppo Misto), l’ex senatore Francesco Carella (Verdi-Ulivo dal 1994 al 2006) nella sua qualità di dirigente della sanità foggiana, ad imprenditori, dirigenti e funzionari della Regione Puglia. Le società coinvolte sono: la ‘Cbh-Città di Bari Hospital’ di Modugno (Bari), la Kentron di Putignano (Bari), la Spgs srl di Bari, il Gruppo Villa Maria di Lugo (Ravenna), la Gestione e management sanitario (Gms) di Adelfia (Bari) e le Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia. Tra i dirigenti coinvolti c’è anche Lucia Buonamico, responsabile del settore programmazione e gestione sanitaria della Regione Puglia. Quest’ultima – secondo l’accusa – ha gestito in maniera “clientelare” le procedure amministrative e di autorizzazione all’esercizio e/o di accreditamento al Ssr di alcune sanitarie. Le scelte di Buonamico – secondo la procura – hanno orientato gli impegni di bilancio regionale per la sanità privata in Puglia verso imprenditori amici della dirigente, ai danni del Fondo sanitario regionale. Secondo la Guardia di Finanza, Buonamico (assieme ad altri pubblici ufficiali) era asservita agli interessi imprenditoriali di alcuni soggetti, in totale spregio dei principi di trasparenza, di buona e corretta amministrazione della cosa pubblica. b.m. TUTTI GLI INDAGATI Lucia Buonamico, 63 anni; Francesco Ritella,38 anni; Alberto Tedesco,62 anni; Mario Morlacco,63 anni, Leonardo Loparco, 65 anni; Francesco Carella,60 anni; Angela Rocco Colonna,42 anni; Michele Conversano,55 anni; Giuseppe Copertini,44 anni; Giovannantonio Daddabbo,65 anni; Salvatore De Giorgi,62 anni; Maria Stella De Giorgi,32 anni; Silvio De Pascale,61 anni; Aurelio Zaccaria Di Taranto,60anni; Pasquale Faccioli, 59anni; Giovanni Iannucci,58 anni; Antonio Mancino,50 anni; Domenico Massaro,56 anni; Luigi Mastronuzzi,57 anni; Riccardo Matera,52 anni; Matteo Murro,62 anni; Domenico My,60 anni; Giovanni My,34 anni; Piernicola Pellegrino,61 anni; Francesco Pollice,57 anni; Roberto Rizzi,48 anni; Pasquale Sanpaolo,64 anni; Michele Santamato,37 anni; Fulvia Tamma,61 anni; Paolo Vincenzi,49 anni; Graziano Antonio Pallotta,46 anni; Gioacchino Fanelli,41 anni; Giovanni Colaianni,51 anni; Mario Cappiello,65 anni; Giuseppe Impedovo,60 anni; Giovanni Nardone,66 anni; Giuseppe Carrieri, 41 anni; Francesco Longo,41 anni; Nicola Pansini, 59 anni; Alessadro Calasso, 63 anni; francesco Lippolis,57 anni; Libero Rignanese,67 anni; Bartolomeo Lofano,58 anni; Giovanni D’Alessadro, 60 anni; Paolo Giulio Telesforo, 62 anni; Elio Rubino, 39 anni; Max Paganini, 64 anni "Alberto Pagliafora è il nuovo direttore amministrativo della Azienda Sanitaria Locale di Foggia. Pagliafora, nominato in queste ultime ore dal D.G. Attilio Manfrini, prenderà il posto del D.A. uscente Leonardo Trivisano. Pagliafora, nato il 28/03/1962, è iscritto all’albo dei direttori amministrativi della Regione Puglia (n. 51) e prenderà servizio, in qualità di direttore amministrativo della Azienda Sanitaria Locale foggiana, il 15 maggio 2012."(...) -Congelato- il procedimento davanti al giudice del lavoro di Bari per il risarcimento danni da 3 milioni di euro chiesto da Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, alla Regione Puglia. La causa, ferma per il trasferimento del giudice, non si discuterà fino a nuova assegnazione. La somma che Lea Cosentino chiede, ritenendo il suo licenziamento «illegittimo», è pari a 250 mila euro di stipendi arretrati e 2,8 milioni di euro di danni. «Lady Asl» fu sollevata dall’incarico di direttore generale il 22 settembre 2009 durante la bufera giudiziaria che aveva travolto lei e il suo ufficio, per le intercettazioni emerse nel corso delle indagini che riguardavano Gianpi Tarantini, e le sue frequentazioni delle residenze private dell’allora presidente del consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. Lea Cosentino fu arrestata il 14 gennaio 2010 per falso in atto pubblico e peculato nell’ambito dell’inchiesta attualmente a processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Bari, in cui l’ex direttore generale è imputata insieme con altre otto persone di presunte irregolarità per la selezione per un posto da primario di allergologia nell’Ospedale di Altamura (Bari) e per la cosiddetta spy-story, la bonifica degli uffici della Asl da eventuali microspie installate nell’ambito delle inchieste sulla sanità pugliese. Cosentino è inoltre indagata in un fascicolo d’inchiesta, chiuso mesi fa, a carico di 15 persone - tra cui gli imprenditori Claudio e Gianpaolo Tarantini - accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione e istigazione alla corruzione, peculato, turbativa d’asta, falso materiale e ideologico, truffa, frode in pubbliche forniture, con riferimenti alla gestione delle gare e delle trattative per l’acquisto di attrezzature e protesi sanitarie. Altra indagine in cui risulta coinvolta l’ex Lady Asl è quella a carico di 41 persone, tra cui il senatore Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità della Regione Puglia, su una presunta rete in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari ed economici con i referenti politici e in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso Tedesco in occasione delle competizioni elettorali. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, concussione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, truffa, corruzione, falso materiale e ideologico e peculato.(...) Forse è il caso per un momento di non parlare di ostriche e cozze pelose. Perché sul Partito democratico pugliese, e sull’intero governo regionale di centrosinistra, sta per abbattersi qualcosa che è più di una semplice bufera. Il tema è la sanità. Quindi è una storia di soldi. Le inchieste sono due e riguardano i massimi esponenti del partito. La prima nasce dalla procura di Bari. La seconda da quella di Foggia. La prima ha come protagonista principale il senatore Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità. La seconda il consigliere regionale, e presidente della commissione sanità, Dino Marino. Sono entrambi indagati, e con loro altre decine e decine di persone, per lo più dirigenti dell’assessorato e della Asl di Foggia. Tedesco è indagato con altre 44 persone nella maxi inchiesta sugli accreditamenti delle cliniche. L’ipotesi di reato è che la giunta regionale abbia concesso convenzioni a strutture sanitarie che non ne avevano i requisiti. E che lo abbiano fatto sulla base di premesse false. La giunta sarebbe però stata indotta in falso dalle strutture regionali e da alcuni assessori compiacenti, tra cui appunto l’assessore Tedesco, che invece avrebbero avuto interessi all’accreditamento della clinica. L’inchiesta parte dalla clinica Kentron di Putignano, oggetto di una lunga inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza coordinata dall’allora pm (oggi assessore) Lorenzo Nicastro. L’indagine, che partendo dall’imprenditore Ritella sfiorava i vertici del Partito democratico, aveva portato al sequestro e poi al dissequestro della clinica (che poi aveva ottenuto un nuovo accreditamento, avendo messo le carte a posto). Quell’inchiesta non era però mai stata chiusa ed è finita, dopo l’andata di Nicastro, sulla scrivania dei pm Francesco Bretone e Marcello Quercia. Il fascicolo è stato ripreso, incrociato con stralci dell’indagine effettuata dai carabinieri che si erano occupati del senatore Tedesco, aggiornato in alcuni punti. E l’indagine è rinata tanto da raccontare in maniera assai efficace - dicono gli investigatori - il reale intreccio tra politica e macchina amministrativa. Un intreccio che ha permesso a imprenditori privati di arricchirsi alle spalle delle casse regionali e spesso della salute dei cittadini. La Finanza ha depositato nelle scorse settimane l’informativa finale che ora è al vaglio del procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno, che coordina tutti i fascicoli sulla pubblica amministrazione: sta a lui, insieme con i sostituti, decidere il da farsi. Assai delicata è anche l’indagine che ha condotto la procura di Foggia con i carabinieri del Nas di Bari. L’indagine è coordinata direttamente dal procuratore Vincenzo Russo ed è una prosecuzione di quella che a dicembre portò agli arresti di sei persone tra medici, imprenditori e dirigenti della Asl. Scavando in quell’inchiesta - e sui computer di alcuni indagati - i carabinieri avrebbero ricostruito una rete di interessi che porta diritto al presidente della commissione sanità della Regione, Dino Marino, che per questo è stato iscritto nel registro degli indagati. Il reato dal quale è partita l’indagine è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale. Al centro dell’indagine ci sono una serie di forniture ospedaliere andate a imprenditori “amici”: il meccanismo era sempre il solito, con la politica che faceva pressione sui dirigenti della Asl e i funzionari che forzavano le pratiche per favorirli. Alla politica si arriva dopo che un anno fa furono arrestati due imprenditori, Raffaele Granatiero e Nazario Di Stefano, il tecnico Giovanni Bruno e Vincenzo Nuzziello, noto imprenditore foggiano e fratello del consigliere regionale Anna Nuzziello. Oggetto dell’indagine era una gara d’appalto deliberata nel 2008 per l’acquisto di attrezzature sanitarie che servivano a marchiare i ferri delle sale operatorie degli ospedali di Manfredonia, Cerignola, San Severo e Lucera, per renderli sempre riconoscibili in caso di furto. L’operazione era costata 208mila euro e secondo la procura era assolutamente inutile. «La gara d’appalto era stata fatta - spiegarono gli inquirenti - senza che, tra l’altro, i direttori sanitari dei quattro ospedali della Asl avessero mai inoltrato alcuna segnalazione circa la necessità e l’urgenza di acquistare la strumentazione, ritenuta non essenziale». In quell’occasione furono perquisite le abitazioni degli arrestati oltre che gli uffici e la direzione generale della Asl. E proprio quelle perquisizioni avrebbero permesso all’indagine di fare il salto di qualità e di raggiungere il livello politico. Non solo. A casa di Vincenzo Nuzziello furono trovati gli atti del bando di gara, con le offerte delle altre società partecipanti alla gara stessa. Ben cinque ditte (la Css di Foggia, la Medical Shuttle, la Genko Italia, la For Medical e la Effe Multiutility di Urbino) che erano tutte indirettamente controllate da Nuzziello. L’imprenditore, grazie a informazioni che riusciva a ottenere in anteprima sui bandi, creava una serie di società e partecipava da solo al bando in modo tale da essere certo di aggiudicarselo. Un meccanismo che ha ripetuto in diverse occasioni e che ora potrebbe metterlo ancora una volta nei guai. Giuliano Foschini-repubblica
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