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Ida Magli “Dopo l’Occidente”? L’Europa, quella autentica |
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“Perché io ve lo dico, giovanotti (ammoniva “Svart Jugend”, aperiodico di politica e costume): è tempo di morì. E tocca morì per l’Europa”. Analogo concetto, pur se più incline all’approfondimento e meno indulgente col vernacolo, è quello che traspare dalla lettura delle pagine di “Dopo l’Occidente”, l’ultima opera dell’antropologa Ida Magli. Come nelle sue precedenti opere, legata al rigore scientifico ma aliena da un concetto asettico della sua trattazione, l’Autrice torna a parlare di civiltà europea: non solo attraverso la denunzia delle malefatte, della corruzione e della natura tirannica e omologante delle istituzioni finanziarie e sovranazionali, ma anche tramite una analisi storico-sociale sulle origini del male che hanno innescato la crisi, ormai pericolosamente avviata sulla strada dell’irreversibilità, della civiltà del vecchio continente. E’ il tramonto, la morte dell’Europa lo spettro che aleggia sulle pagine del suo libro. Quello spettro evocato e generato da nemici interni ed esterni che, innalzando le insegne della modernità e facendo assurgere al rango di nuova religione il predominio dell’individuo sulla società, sta conducendo alla tomba i popoli e lo spirito europei. Tali nemici sono individuati con estrema chiarezza e accusati, senza alcuna concessione alla “correttezza politica”, sulle pagine di “Dopo l’Occidente”. E’ un iroso pianto contro l’impotenza della Bellezza, quella caratteristica primaria della civiltà europea che non è riuscita, da sola, senza una tutela politico-sociale, a sopravvivere agli assalti delle più spregiudicate forze che, nel breve corso degli ultimi decenni, hanno stretto le catene al collo del nostro continente. Eccoli, dunque, i nemici contro cui la Magli si scaglia. Il dogma del “politicamente corretto”: quel “frutto di una intelligenza sadico-criminale (che l’Autrice individua negli Usa) che non ha confronti nella storia, messa al servizio di un governo che ha larghissima influenza su tutti i governi d’Occidente” e sugli eventi del mondo. Sotto accusa le cause storiche della morte dell’Europa, quali gli atteggiamenti pseudo-religiosi orinati dal prevalere di tendenze giudaiche -portatrici di una visione della vita come “attesa” di una rivelazione - sulla “socialità” della civiltà romana e, con le dovute riserve, anche su un cristianesimo che (“purificatosi” grazie al necessario contatto con Roma) aveva provato a rompere il millenario vincolo di una schiavitù imposta dal binomio Fede –Potere. Forte è poi la critica nei confronti dell’infezione dell’immigrazione di massa, che completa l’opera contribuendo a eradicare dall’animo europeo ogni residuale senso di identità e volontà di potenza affermatrice di sé. E’ un attacco concentrico, quello contro l’Europa. Portato da un fronte quanto mai vasto e scellerato. Oggi, ad esempio, con il “contributo”, all’opera di disfacimento, dell’avvento messianico della “società dei diritti”, prevaricazione dell’individuo sulla comunità. Ricorda Ida Magli che “con la Dichiarazione dei diritti finalmente la Natura, gli Dei, Dio sono stati esautorati di ogni loro potere, ma non è l’Uomo a trionfare, sono i governanti che ne hanno preso il posto, sono essi stessi adesso: Natura, Dei, Dio”. Così l’Europa divisa e schiava, quella che i Signori delle banche lasceranno ai nostri figli; “è il brulichio delle innumerevoli vite che disintegrano un cadavere”. Un’Europa assediata da forze ormai tristemente note: l’arma della cinematografia made in Usa, l’abdicazione di fronte allo stupro delle lingue nazionali. E’ alle banche, alla società finanziaria degli burocrati che la Magli rivolge le accuse di sicari: sono loro che stanno conducendo l’Europa alla tomba. “Aprirai un conto corrente. E’ questo l’Undicesimo comandamento – sottolinea con amara ironia - andrai nella tua banca ogni mattina, che è la tua chiesa, e quei pochi soldini che non hai impiegato nella corruzione, li verserai lì, nelle mani dei nuovi inquisitori-poliziotti ai quali confesserai “quante volte” hai usato le tue monetine, così che il governo possa controllare s davvero le adoperi soltanto per mangiare”. Un grido di doloreche non è tuttavia senza speranza. C’è un’altra Europa che guarda verso quella Russia che, nonostante il colpevole immobilismo e le degenerazioni del sovietismo, pare ancora essere l’ultimo presidio di uomini e popoli liberi, refrattari al dominio economico, politico e culturale degli Stati Uniti e della grande finanza; un’ Europa che saprà “conservare e proiettare in qualche modo, anche senza accorgersene e senza volerlo, lo spirito della civiltà europea sul resto del mondo”. La salvezza, come è sempre stato e sarà, verrà da chi è rimasto fedele alla propria natura.Fabrizio Fiorini
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