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EDITORIA “RIFORMATA” Norme repressive per sopprimere la stampa libera |
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Con centinaia di leggi e leggiucole ad hoc, i “partiti-camerieri” assisi al potere in Italia avevano da tempo fatto strame di quell’art. 21 della Costituzione che tutela la libertà di espressione e di informazione e che vieta esplicitamente “autorizzazioni o censure sulla stampa”. Il governo Monti imposto agli italiani dai Signori del denaro sta alacremente completando l’opera. Come Vi abbiamo più volte riferito da sei mesi in qua, la stampa di idee, la stampa non omologata, quella di “Rinascita” e di ogni editore indipendente, viene condannata all’estinzione in forza di norme vessatorie, anticostituzionali e anche, vergognosamente, incentivatrici di un monopolio dell’informazione da delegare in esclusiva al noto clan di giornali e radiotelevisioni di regime, all’oligopolio dei media arruolati per offrire carta, voce e immagini alla creazione di un artificioso consenso al governo della miseria e ai partiti della casta. Naturalmente, come accade in ogni regime “democratico”, si bada bene a spacciare norme totalitarie e repressive quali “riforme” rivolte all’“efficienza”, alla tutela “del merito” e paraventi astratti simili. Dietro le quinte si organizza, invece, il “bottino” da spartire tra i soliti noti. Guardiamo ai fatti di queste ore. Dopo aver condannato la stampa “non omologata” a percorrere per mesi norme e regolamenti conflittuali tra loro provocando la chiusura - fin qui, ma non è finita... - di almeno 15 testate quotidiane su cento, hanno ancora più vessato l’editoria - imponendo la crisi generale del comparto: dagli editori ai giornalisti e grafici, dagli stampatori ai trasportatori, dai distributori alle edicole - sospendendo l’erogazione dei fondi pubblici dovuti per il 2010 - ma imponendo assurde formalità amministrative e burocratiche nonché esazioni fiscali ex ante, per istigare al suicidio le aziende indipendenti del settore. Infine hanno delegato agli stessi editori di provvedere al suicidio fisico, materiale: tagliare la distribuzione dei loro prodotti per... risparmiare. Ma, è ovvio, lo capisce anche un bimbo delle prime classi elementari, hanno inventato una semplice sottrazione: tagliando la distribuzione, si taglia la diffusione dei giornali, la loro vendita sul territorio nazionale. Ed è questo il risultato che la loro “riforma” intendeva ottenere: imbavagliare “efficientemente” ogni opposizione. Naturalmente, nel chiuso delle loro grigie aule, hanno esentato da queste “norme”, indovinate chi? I loro sodali, gli organi di partito e rifinanziato lauti “contributi indiretti” alla grande (loro) editoria. E poi c’è l’economia reale, quella che detta legge. Se tutto aumenta, è lapalissiano che tutto costi di più. Un caffè, un’arancia, il carburante, ogni bene essenziale. Così gli editori indipendenti, quelli che come noi hanno scelto di affrontare comunque e combattere la “riforma repressiva”, si trovano di fronte a un ulteriore taglione: se vogliono continuare a distribuire devono pagare... tre volte tanto (più percentuale fissa sulle vendite). Vi offriamo qui l’estratto fotografico di una delle comunicazioni al riguardo. Insomma ci vogliono ammazzare. Istigandoci al suicidio o, se “non funziona”, delegando terzi sicari. E’ proprio una sfida all’ultimo sangue: o sarà il nostro o il loro. Se saremo uniti, anche la forza della nostra più debole verga ci consentirà di fracassarli.Ugo Gaudenzi |
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