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La triste fine dei berluscones |
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Sette mesi fa, quando Berlusconi salì al Quirinale per dimettersi tra due ali di folla festante, i suoi adepti (dichiarati o mascherati da "terzisti") si divertivano un sacco: "E ora, di che camperanno gli antiberlusconiani?". Plotoni di politici, portaborse, portavoce, giornalisti da riporto e intellettuali da diporto, tutta gente che campa da vent’anni grazie alle paghette di Rai-Mediaset, Fininvest, Mondadori, "Giornale", "Panorama", "Foglio" e Medusa, si affannavano a dimostrare che il Cavaliere lasciava orfani e vedovi inconsolabili non i suoi impiegati e trombettieri, bensì i suoi più intransigenti avversari. Era un patetico espediente per tentare di mettere sullo stesso piano il berlusconismo che aveva trascinato l’Italia nel baratro e l’antiberlusconismo che aveva fatto di tutto per salvare l’Italia dal baratro. Sabina Guzzanti mise subito alla berlina quella pochade: "E’ come se il 25 aprile 1945 qualche fascista si fosse avvicinato ai partigiani e agli angloamericani che avevano appena liberato l’Italia dal fascismo dicendo loro: "Vi manca il Duce, eh?"". Ora gli antiberlusconiani godono ottima salute anche senza Berlusconi (anzi, proprio per questo), mentre non si può dire altrettanto dei berlusconiani. Alfano, da quando Papi lo manda solo, lo invoca notte e giorno arrivando a chiamarlo "il presidente della Repubblica". Giuliano Ferrara, con articoli e financo con un rap, lo esorta a "riscendere in campo", manco la politica fosse una seduta spiritica. Sennò chi glielo finanzia "il Foglio" e chi glielo dà un programma su RaiUno? I famigli e i complici lo incitano al "colpo di scena", d’ala, di reni, anzi di teatro, vaneggiando di "grandi svolte" (tipo cambiar nome al Pdl) e "nuovi predellini" (stavolta il mezzo di locomozione non sarebbe la Mercedes, ma l’ambulanza). Sennò chi li riporta in Parlamento, evitando loro di andare a lavorare? Minzolini, su "Panorama", aizza dall’angolo del ring il pugile suonato a "tornare alle origini" e "inventare un nuovo soggetto politico in cui manterrebbe il ruolo di padre nobile affiancato da Montezemolo" o addirittura "Guido Barilla" (a sua insaputa). Sennò il poveretto un altro tg se lo scorda. Vespa, sempre su "Panorama", sogna che l’amato "dimostri di esser ancora il grande commissario tecnico che ha trasformato il Milan in campione mondiale e ha restituito l’anima ai moderati: crei le condizioni perché Casini torni a casa" e "metta intorno a un tavolo Passera, Montezemolo e chiunque non voglia Vendola al governo". Ma soprattutto chiunque voglia ancora "Porta a Porta" una sera sì e l’altra pure. Sallusti, sul "Giornale", fa quasi pena: non passa giorno senza un suo consiglio al padrone che inopinatamente gli ha affidato il "Giornale" che fu di Montanelli. Titoli trionfalistici che fanno impallidire i dispacci di Alì il Chimico, il ministro di Saddam che ne magnificava le vittorie mentre le truppe americane gli occupavano anche la toilette: "Ecco il piano di Berlusconi", "Dai Silvio, molla Monti", "Pdl, ore decisive", "Il Cav pensa alla svolta: appoggio esterno", "Alfano annuncia la rivoluzione: qualcosa dal Cav ha imparato", "Asse Cavaliere-Napolitano", "Silvio torna in campo: ecco il nuovo partito", "Berlusconi torna allo spirito del ’94", "Silvio mette sul tavolo la Terza Repubblica", "Berlusconi e il Pdl tengano duro, stanino codardi e ipocriti, dimostrino di avere le palle". Belpietro, su "Libero", dopo i titoloni profetici "Monti salterà: ecco il piano" e "Si può vincere" (alla vigilia delle comunali), attacca tutti i dirigenti Pdl tranne Berlusconi: "Dimettetevi tutti", "Andate a lavorare", "Non sanno neppure dimettersi". Perfino i leghisti, elaborato il lutto, riescono a immaginare un futuro senza Bossi & the Family. Ma i berluscones un centrodestra senza Berlusconi non se lo figurano proprio: a parte lui, che se ne infischia come sempre della politica, avendo cose ben più serie a cui pensare: i processi, Mediaset e dunque la Rai. Così, senza il caro estinto, rischiano la disoccupazione non gli antiberlusconiani, ma proprio i berlusconiani che sette mesi orsono facevano tanto gli spiritosi. Presto riapriranno i battenti i comitati "Silvio ci manchi", sulle note del nuovo inno: "Meno male che Silvio c’era". Marco Travaglio
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