Sanità Foggia: 10 arresti tra funzionari pubblici e imprenditori
 











I carabinieri del Nas di Bari hanno arrestato 10 persone tra dirigenti medici, funzionari, imprenditori e dipendenti di aziende operanti nel settore delle apparecchiature biomedicali ritenuti responsabili dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa ed al falso.
Le misure cautelari sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura delle Repubblica che ha diretto le attivita’ investigative dei carabinieri del Nas. Il danno a carico del Servizio Sanitario Nazionale, finora accertato, e’ di un milione e mezzo di euro.
Un taglia-aghi del costo di 1,92 euro veniva pagato 463. Dispositivi medici costosissimi venduti e mai utilizzati, anzi spesso mai consegnati, cifre gonfiate anche del 250%, mazzette superiori a 140 mila euro pagate con assegni, bonifici, viaggi in lussuosi alberghi e vacanze. I carabinieri del Nas hanno scoperto una
maxitruffa che ha visto coinvolte, a vario titolo, dieci persone tra funzionari dell’Asl di Foggia ed imprenditori. Un giro d’affari che si aggira  intorno al milione e mezzo di euro.  Cinque persone finite in manette ed altrettante ai domiciliari, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa e al falso. Coinvolti nell’inchiesta Sabino Inchingolo, all’epoca dei fatti subcommissario all’Asl, Sabino Conte e Nicola Marinaro, funzionari dell’area patrimonio dell’Azienda sanitaria foggiana e Nazario Di Stefano, accusato di aver emesso ordini falsi e già coinvolto in precedenti inchieste dello stesso tenore. Nella bufera giudiziaria anche tre imprenditori del campo biomedico: Vincenzo Nuzziello, Stefano Frongia e Giovanni Gianluca Bruno.  Renato Milione e Chiara Di Lella, invece, sono stati  accusati di riciclaggio per aver messo a disposizione conto correnti bancari per ricevere le mazzette.
L’inchiesta portata avanti
dalla Procura di Foggia ha fatto scoprire un giro d’affari per l’acquisto di dispositivi "Taglia aghi" e per la fornitura di sistemi informatici di telemedicina per i reparti di cardiologia degli
ospedali di Cerignola, San Severo e Lucera. Apparecchiature mai utilizzate ed ancora imballate. Pagate 250 volte in più rispetto al prezzo di mercato. I "tagli aghi" risultavano consegnati alle Isole Tremiti, dove però non erano mai arrivati. Un’indagine da manuale, coordinata dal sostituto Antonio Laronga, che non ha utilizzato intercettazioni, ma si è avvalso solo di pedinamenti e della documentazione contabile per scoprire il malaffare. Sono state perquisiti anche gli studi di 5 primari e le sedi di tre aziende del settore sanitario, due delle quali ad Urbino.
Col rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica, la corte dei conti non più tardi della scorsa settimana, aveva lanciato l’allarme corruzione nella sanità. Ed ecco la conferma giungere dalla Capitanata: una sorta di
‘Sistema Foggia’ pare oramai incalzare a passi da gigante, con analogie sempre più numerose con le ‘imprese’ di Giampaolo Tarantini,  con gli appalti truccati e con le megatruffe al sistema sanitario nazionale.
Prima dell’operazione odierna, i carabinieri del Nas di Bari avevano visitato l’Asl più di una volta: a dicembre avevano eseguito 6 misure cautelari nei confronti di 2 medici, 3 dirigenti d’azienda ed un funzionario, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, con un giro d’affari di circa 240mila euro. Le indagini videro coinvolti ancora una volta il dirigente dell’area patrimonio dell’Asl Nazario Di Stefano, un primario ed uno pneumologo oltre ai dirigenti di due aziende nazionali. Il sistema per truffare il servizio sanitario prevedeva che i medici specialisti prescrivessero l’acquisto di ventilatori polmonari: ciò che insospettì i carabinieri fu che venivano richiesti non
solo i dispositivi, ma erano indicati marca, modello e case produttrici. In questa maniera venivano favorite illecitamente  due aziende del settore, la Medicair Italia e Vitalaire Italia. I prezzi dei ventilatori preventivati nelle prescrizioni, inoltre, erano sempre superiori a quelli di listino, senza contare che quelle apparecchiature venivano acquistate senza alcuna gara d’appalto.
Prima ancora di quel blitz, l’avviso di garanzia all’allora direttore generale dell’asl, Ruggiero Castrignanò, accusato di favoreggiamento nei confronti di un indagato per peculato. A marzo dello scorso anno lo stesso Di Stefano ed altre tre persone figurarono in un giro di appalti truccati per l’acquisto di attrezzature per marchiare i ferri delle sale operatorie, mentre altre tre furono accusate a maggio di falso e truffa aggravata ai danni del servizio sanitario nazionale, per aver presentato fatture per servizi mai prestati o differenti dalle attività contenute nelle determine
dirigenziali.