La Guerra dell’Europa. Il nuovo conflitto finanziario contro i popoli
 











“Studiare su fotocopie perché mancano i libri, andare in ospedale e dover acquistare garze, alcool e medicamenti in farmacia per poter essere assistiti, passare l’inverno con la propria famiglia nei parchi, in mezzo a neve e gelo”.
Chi legge i quotidiani più diffusi, chi guarda i TG, cosa capisce della crisi Greca? Si parla di un Paese che ha truccato i conti e ora paga il prezzo di tanta leggerezza, si parla del rigore necessario, indispensabile, per non uscire dall’euro.
La percezione è da mesi sempre la stessa: una rincorsa continua ai prestiti che serviranno (?) a tirare fuori Atene dalle brutte acque nelle quali si è cacciata. Ma il perché di tutto questo? Le ragioni della crisi? La vita quotidiana nella Grecia di oggi? Nessuno di questi aspetti interessa ai produttori di informazione. E, di conseguenza, ai consumatori medi. Sembra quasi che concentrare l’attenzione sul pericolo di default greco serva a sviare l’attenzione di noi
italiani, o degli irlandesi, o di spagnoli e portoghesi, da quel che sta accadendo nei rispettivi Paesi. Che è esattamente quel che è successo in Grecia già da tre anni a questa parte.
Ma è meglio non vedere e concentrasi sulle disgrazie altrui evitando di accorgerci della trave nel nostro occhio. L’informazione – volutamente – approssimativa sulle vicende greche risponde a questa necessità: far percepire come inevitabili le misure applicate ad Atene in modo da preparare il terreno nei prossimi Paesi della lista. Pochissimo lo spazio concesso ad analisi dissonanti rispetto alla versione ufficiale. Per questa ragione il libro di Monia Benini sulla crisi greca recentemente dato alle stampe dalla Nexus edizioni difficilmente troverà spazio nei TG blasonati (anche se forse qualche spiraglio si sta aprendo: Monia è intervenuta su SkyTG24) o sulla carta stampata più nota. A maggior ragione perché l’autrice racconta la vita dei greci oggi, dopo anni di rigore e austerità e di fronte ad un
futuro nel quale non si intravede una inversione di tendenza. Come un pugno nello stomaco ci arrivano le immagini di un Paese nel quale gli assi portanti della società si stanno sgretolando sotto i colpi della troika: la scuola, la sanità, il diritto alla casa. “Studiare su fotocopie perché mancano i libri, andare in ospedale e dover acquistare garze, alcool e medicamenti in farmacia per poter essere assistiti, passare l’inverno con la propria famiglia nei parchi, in mezzo a neve e gelo”.
Questa è la Grecia che i media embedded non ci raccontano e che invece Monia Benini descrive nel suo libro nel quale approfondisce anche il ruolo che le multinazionali hanno in questo Paese sull’orlo del baratro, nel quale l’assistenza sanitaria sta diventando un privilegio da ricchi e contemporaneamente un business per le aziende farmaceutiche. Messi in fila, i dati che saltuariamente vengono fuori sulla situazione greca assumono un significato drammatico: l’aumento del tasso dei suicidi, della
denutrizione tra i bambini, delle persone rimaste senza casa dipingono un Paese in profonda crisi che tuttavia continua a perseverare nella sua corsa verso il nulla. “Le produzioni greche sono state annientate, la nazione è stata devastata dalle privatizzazioni, moltissime attività sono state chiuse, pezzi di paese sono stati svenduti all’estero, i cittadini sono stati impiccati da un debito che non gli appartiene.
Chi protesta viene gasato con i lacrimogeni o riempito di manganellate” scrive Monia Benini. È una guerra nuova, nella quale la grande finanza internazionale aggredisce i Paesi con gli strumenti delle agenzie di rating e le transazioni virtuali fatte con un semplice click. Lo scopo è quello di sottomettere i popoli alle leggi feroci di un mercato virtuale che non si basa più sui beni materiali ma sulla creazione di valore fittizio del quale non beneficia la gente ma le “banche che hanno spesso il centro di comando in una potenza imperiale oltreoceano”. La Grecia sembra
essere un laboratorio di questo nuovo conflitto scatenato contro i popoli europei, con i suoi governi tecnici – trattamento già imposto anche a noi italiani – e il “rigore” senza fine. Chi tira i fili di questo piano vuole spingersi sempre più in la nella negazione dei diritti, e il popolo greco sembra essere diventato la cavia di questi scienziati pazzi della finanza.
Tuttavia Monia Benini individua anche gli anticorpi che il popolo greco sta mettendo in campo per non soccombere: il ritorno alla terra e le profonde radici del popolo che ha “inventato” la democrazia, una consapevolezza della realtà che sta dando vita a nuove forme di resistenza civile. Conoscere è l’unico modo per reagire, capire cosa è accaduto e accade oggi in Grecia è l’unico antidoto al veleno che Bce e Fmi intendono somministrare ai cosiddetti PIIGS.
La Guerra dell’Europa è un libro da regalare ai nostri parenti e amici che subiscono passivamente il condizionamento mediatico grazie quale i banksters possono
continuare ad agire indisturbati, una pillola di verità che può aiutare a diventare più forti di fronte a un futuro che sempre più simile al presente di Atene.Alessia Lai