Legge elettorale. Il Colle spinge per l’intesa
 











Il nuovo diktat del Colle per una riforma elettorale condivisa mette in agitazione i presidenti di Camera e Senato. Fini vorrebbe che se ne discutesse nell’aula di Montecitorio, mentre Schifani avoca a sé la materia. Il presidente di Palazzo Madama pur auspicando un accordo tra le parti politiche non ci troverebbe nulla di male in una legge che passi sulla testa dei partiti. Il primo passo è stato quello di delegare ad una commissione ristretta la realizzazione di un testo con i pro e i contro di tutte le rappresentanze politiche.
“Il comitato -chiosa Schifani- farà il suo lavoro e fra dieci   giorni ci si confronterà sulla base di questa spinta. Credo comunque che si sia fatto un   importante e interessante passo in avanti”. Per il segretario del Pd Bersani di passi in avanti, finora, non se ne sono fatti. Sulla riforma della legge elettorale la dirigenza piddina è sempre ferma ai collegi uninominali, mentre il Pdl è ancorato
alle preferenze e al presidenzialismo. Da tempo sosteniamo che il superamento di questo modello maggioritario sia una necessità improcrastinabile. I cittadini debbono poter scegliere i propri rappresentanti perché solo così si torna alla partecipazione diretta della democrazia. Per il Pdl la strada per uscire dall’impasse è solo quella di un ripristino delle preferenze. “Francamente -spiega Cicchitto- non si capisce perché il Pd sia contro questo tipo di approccio alla riforma della legge elettorale che   dovrebbe essere definita con una intesa fra le principali forze   politiche. Sull’ipotesi delle preferenze è d’accordo anche l’Udc. Esistono tutti gli elementi per poter definire un progetto condiviso di legge elettorale fondato sull’alternanza fra i due principali partiti”. E’ probabile che si cerchi un accordo tra i due partiti di maggioranza anche per mettere fuori gioco, attraverso una soglia di sbarramento alta, tutte le frange minoritarie. 
E l’ex pm
Di Pietro denuncia la manovra in atto ovvero quella di fare una legge per la propria sussistenza e non per i cittadini.
“Noi siamo per una legge -conclude- che faccia sapere prima  ai cittadini quale coalizione, quale programma, quale leadership. Solo  così gli italiani ritroveranno il senso dell’andare a votare”.
Ma perché c’è differenza tra l’offerta di centrosinistra e di centrodestra? Tutti e due a favore dell’euro e tutti e due a votare il pacchetto lacrime e sangue del governo Monti, anche se dicono che avrebbero fatto di meglio. Ma chi gli crede.chiara de paolis