Il governo non farà una manovra bis,non ci sarà bisogno di una manovra bis
 











Il governo, ha sostenuto Corrado Passera, ha fatto tutto quello che c’era da fare.
Il ministro dello Sviluppo, ha rivendicato all’esecutivo catto-bancario guidato dall’ex consulente di Goldman Sachs, di avere varato le misure che i mercati finanziari e gli investitori si aspettavano.
Quindi, la riforma delle pensioni, quella del mercato del lavoro, il taglio della spesa pubblica per abbattere il debito e il disavanzo e lo smantellamento dello Stato sociale, grazie anche alla spending review.
Ma soprattutto, anche se Passera non lo ha detto, quello che interessava alla finanza anglofona era l’avvio del processo di privatizzazioni che per ora ha registrato lo scorporo di Snam dall’Eni e le trattative in corso per vendere Ansaldo energia ai tedeschi della Siemens. Le buone, si fa per dire, intenzioni ci sono, il resto seguirà.
Peccato però che gli speculatori di Wall Street e della City abbiano giudicato finora l’amico Mario Monti troppo
timido nel realizzare quello che avrebbe dovuto fare. Lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi è infatti tornato a livelli simili e a volte superiori di quelli dei tempi di Berlusconi. A dimostrazione che il problema non è chi guida il governo ma la disponibilità dello stesso a sostenere una politica ultra liberista.
Il governo di Mario Monti, ha comunque rivendicato l’ex banchiere, vuole confermare la sua impronta europeista e crede quindi che l’euro sia un progetto sul quale non si può essere incerti e che verrà portato avanti fino in fondo. L’euro rappresenta il futuro dell’Italia e soltanto grazie ad esso il nostro Paese potrà tornare ad avere una crescita economica.
Da parte sua l’Italia dovrà continuare a mostrarsi “virtuosa” per rassicurare i mercati sul fatto che i nostri titoli di Stato saranno sempre solvibili. In tale progetto, la revisione e la razionalizzazione della spesa, appunto la spending review, riveste un ruolo fondamentale. E’ necessario quindi eliminare i
centri di spesa inutili e superflui, quelli che sono doppioni di altri. Non è più tempo di lussi e di sprechi, ha ammonito Passera, ma occorre razionalizzare, senza ridurre l’efficienza. Il Paese reagisce e ce la farà se si sentirà unito e coeso per realizzare una vera inversione di tendenza. Questo serve più di tanti interventi tecnici. Di fronte ai sacrifici che chiediamo ai cittadini, ha messo le mani avanti Passera, non saremmo scusabili se non ci sforzassimo di fare il possibile anche noi.
Ma se si guarda a quanto sta succedendo al Senato, l’unità auspicata da Passera annuncia di essere solo una speranza visto che ben 1.800 sono gli emendamenti posti sul disegno di legge che disciplina la spending review, rivolti a non smantellare lo Stato sociale o in alternativa a non cancellare centri di spesa nei collegi elettorali dei singoli senatori. Il governo, tanto per non smentirsi, essendo un esecutivo emergenziale, non votato dai cittadini, ricorrerà al voto di fiducia sul testo
approvato in Commissione. Il relatore del provvedimento, il Pd Paolo Giarretta, si è compiaciuto che le proposte di modifica presentate dai senatori della maggioranza
Rappresentino tentativi di miglioramento del testo e che non mettano in discussione il saldo contabile della manovra. In buona sostanza, essi perseguono due obiettivi sostanziali: evitare l’aumento del 2% dell’aliquota Iva e stanziare 2 miliardi per l’emergenza del post terremoto in Emilia.Andrea Angelini