Società di rating, nemiche dell’Italia
 











Continuano le inchieste penali della Procura di Trani sulle manipolazioni di mercato operate dalle due società Usa di rating, Moody’s e Standard&Poor’s, che da anni conducono una lotta feroce e senza tregua contro i nostri titoli di Stato, in particolare i Btp decennali, con l’obiettivo di farne crollare il valore di mercato, fare aumentare allo stesso tempo gli interessi sulle prossime emissioni e di conseguenze fare aumentare il differenziale di rendimento (spread) con i Bund tedeschi.
Questi rappresentano in Europa il centro dei mercati finanziari e vengono presi a riferimento per la loro stabilità e per l’affidabilità sulla loro solvibilità futura, in quanto riflettono la solidità dell’economia di Berlino che, nonostante qualche rallentamento, continua a crescere. Colpire i Btp, abbassandone il rating, anche quando ci si trova di fronte come adesso ad un taglio indiscriminato della spesa pubblica, tra misure di austerità e spending
review, quello che ufficialmente dovrebbero volere i cosiddetti “mercati finanziari”, rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra non tanto contro l’Italia quanto contro lo stesso sistema dell’euro. Se infatti, in conseguenza del declassamento dei Btp operato da Moody’s e da S&P, i nostri Btp trovano meno compratori, è tutto il sistema della moneta unica ad esserne colpito.
Le due società di rating si finanziano fornendo consigli di acquisto o di non acquisto ad una larga schiera di investitori che possono essere indotti a smobilitare risorse in una giornata, provocando i ben conosciuti saliscendi dello spread. Quella che, per interposta persona si sta combattendo, è insomma una lotta la cui posta in palio è la supremazia tra dollaro e sterlina da una parte e dell’euro dall’altro. Una supremazia per l’affermazione di una di queste valute come mezzo di pagamento nelle transazioni internazionali che attualmente è del dollaro ma che l’euro avrebbe tutte le possibilità
per insidiare. In tale ottica le società di rating svolgono un ruolo di aperto fiancheggiamento degli interessi Usa.
Secondo due associazioni di consumatori che hanno promosso le inchieste attraverso denunce mirate, le intercettazioni telefoniche attesterebbero che esiste un piano per attaccare l’euro già dai primi giorni di luglio 2011, e che in tale data i vertici di S&P già sapevano che ci sarebbe stato un governo tecnico. Quello di Monti, già consulente di Moody’s (!). La conclusione è che mentre noi facciamo sacrifici per decine di miliardi di euro, le agenzie di rating lavorano per i funerali dell’euro, provocando danni che, finora, la Corte dei Conti ha quantificato in 120 miliardi di euro.Filippo Ghira