Legge elettorale. Il Porcellum piace alla gente che piace
 











Sulla volontà dei partiti di bypassare il Porcellum abbiamo molte perplessità. Da mesi assistiamo alle solite promesse di voler fare una nuova legge elettorale ma senza poi fare nulla di concreto. E’ soprattutto il Pd a voler mantenere l’odiato sistema elettorale perché ne trarrebbe il massimo vantaggio. Infatti andando al voto con il Porcellum la strada per Palazzo Chigi sarebbe in discesa. Invece con la proposta del Pdl di un premio di maggioranza non più alla coalizione ma al partito vincente e con il ritorno alle preferenze le certezze di vittoria potrebbero non essere più così certe. Non per niente il nervosismo della dirigenza piddina dimostra quanto temano l’archiviazione del Porcellum.
A parole sono tutti contro ma nei fatti per niente. Si ripeta la stessa sceneggiata degli anni passati sulla questione del conflitto d’interessi. Ad ogni campagna elettorale promettevano che sarebbe stato al primo punto della lista delle cose da cancellare,
invece niente. E così anche per il Porcellum. Sbraitano e promettono di abolirlo ma poi se lo tengono stretto perché è una garanzia di vittoria. Vincerebbero comunque, sia con un’alleanza formata dal Pd e dall’Udc, sia con una coalizione alternativa con Vendola e Di Pietro. Ma senza il Porcellum tutto si complicherebbe. Quindi la cancellazione della legge porcata è una balla. C’è da dire che la posizione del Pd sulle preferenze è di assoluta contrarietà, perché sarebbe un ritorno al voto di scambio. Ma perché con l’attuale sistema non c’è nessuna corruttela? Cerchiamo di essere meno ipocriti. Con l’uno o con l’altro modello elettorale è praticamente impossibile evitare ogni forma di corruzione. Il caso Penati, il caso Belsito, il caso Boni, il caso Del Turco, il caso Tedesco, il caso Frisullo e tanti altri parlamentari e amministratori di centrosinistra e di centrodestra che sarebbero stati presi con le mani nella marmellata. Quindi non sono le preferenze a fare l’uomo ladro ma… l’uomo. La ritrovata sintonia tra Pdl e Lega sul piano delle riforme, con una sorta di prove tecniche sul Senato federale in cambio della condivisione del presidenzialismo e sul ripristino  delle preferenze trova la netta contrarietà del Pd. “Sappiano che, se continuano così, per il bene del Paese siamo pronti ad andare a votare anche con  questa legge elettorale che detestiamo” questo il parere di Rosy Bindi. Una rottura sulla legge elettorale, a suo dire, ricadrebbe interamente sulle spalle del Pdl. Questa storia del senso di responsabilità, dall’una e dall’altra parte, poco ci piace. Berlusconi a novembre si è messo da parte pressato dallo spread e dalla piazza, Bersani invece ha rinunciato a Palazzo Chigi per lasciare il passo ai banchieri.  Risultato: niente è cambiato. Infatti l’esperienza di Monti è naufragata sotto tutti i punti di vista. Non solo più tasse ma anche un’esposizione maggiore del nostro Paese ai venti speculativi. “Votarsi da soli le riforme istituzionali è stata un’operazione grave ma inefficace, perché sappiamo che quanto è stato votato al Senato   non passerà alla Camera. Ma votare una legge elettorale a   maggioranza, ricostituendo la vecchia maggioranza, è inaccettabile”. Questo il pensierino della democristiana nelle file piddine. Ora che governi il Pd o il Pdl la differenza è poca cosa. Tutti e due gli schieramenti sono al servizio delle politiche che vengono impartite da Bruxelles e da Francoforte. Né il Pd né il Pdl possono attuare programmi propri in funzione degli interessi nazionali. Quindi che a Palazzo Chigi ci sia Bersani o Berlusconi o Casini cambia davvero poco. 
Anzi, tutto sommato qualcosa di buono il governo precedente lo ha fatto: gli accordi con la Russia di Putin: dal gas agli scambi commerciali e in parte il trattato di amicizia con la Libia di Gheddafi. “Il Pd si augura che questa sia una settimana proficua e decisiva. Noi pensiamo che non servano prove di forza,
ultimatum e nemmeno fretta”, questo il messaggio della Finocchiaro “Il Pd ha due capisaldi: la lealtà al governo Monti e la volontà di cambiare il Porcellum”. Cosa assolutamente non veritiera, in quanto nel progetto piddino c’è solo voglia di tornare a Palazzo Chigi. E con il mantenimento della legge porcata sarebbe strasicuro. I collegi uninominali servono solo a garantire il posto ai propri tifosi non certo a rappresentare un segnale di grande apertura democratica. “Noi -spiega la senatrice del Pd- ci siamo sempre mossi con responsabilità e siamo sempre stati disponibili al confronto più aperto, perché    riteniamo che una nuova legge elettorale debba avere il consenso della maggioranza più ampia possibile”. Il Pdl gioca su due campi: quello istituzionale imposto dal Colle con il sostegno a Monti e quello delle alleanze in chiave elettorale con la Lega. Se il Pd si sente sicuro della sua forza di che cosa ha paura? Per Brunetta la dirigenza piddina vuole solo trovare pretesti per andare al voto anticipato. “Evidentemente -spiega l’ex ministro- ritengono che la scelta del presidenzialismo romperebbe le loro strategie egemoniche e   perché vogliono una legge elettorale che li favorisca sempre. Per ragioni di decenza loro non possono dirlo, ma in realtà è il Pd che vuole tornare al voto con il Porcellum”. E le fibrillazioni dentro il partito di Bersani ne sono una prova.michele mendolicchio