Rifiuti: l’infernale antro campano
 











Sindaci che fanno i cittadini. Cittadini che giocano a fare i sindaci. Ministri, Senatori e Deputati che fanno gli “indiani”.
Presidenti di Regione e Provincia che giocano a ping-pong. Medici che giocano a fare i politici e politici che fanno i medici. Militari che fanno i civili e civili che giocano a fare i militari. Partiti politici che fanno le associazioni.
Associazioni che giocano a fare i partiti politici. Cardinali che fanno i preti e preti che fanno i cardinali. PM che fanno gli sceriffi e giudici che restano a guardare...”.
La nuova fase della cronica emergenza rifiuti campana, è magistralmente riassunta in queste poche righe pubblicate sul portale indipendente di cittadinanza attiva, la “Terra dei Fuochi”, diretto dall’attento Angelo Ferrillo. Nella confusione totale di ruoli, compiti e responsabilità, e approfittando della spessa coltre di fumo che, soprattutto nelle ore notturne, ricopre vaste aree delle province di Napoli e
Caserta a causa dei numerosissimi roghi di rifiuti, in tanti stanno provando a rifarsi una verginità politica e sociale, fingendo di voler fare qualcosa, dopo anni di colpevole disinteresse, per evitare il martirio di una terra calpestata senza pietà da nemici e “presunti” amici.
C’è anche chi, come l’onorevole azzurro Paolo Russo, ha presentato un appello ai ministri dell’Interno, dell’Ambiente e della Difesa, sottoscritto da diversi deputati e senatori, per contrastare l’incendio doloso di rifiuti in Campania.
“Attraverso gli incendi, si legge nel tardivo documento, imprenditori senza scrupoli, complici spessissimo i più temibili clan campani, smaltiscono rifiuti speciali e pericolosi aggirando la legge ed avvelenando irrimediabilmente tutte le matrici ambientali: aria, suolo, sottosuolo e falda acquifera”. Non per essere disfattisti, ma vale la pena di ricordare che già nel 2003, 16 Comuni del napoletano sottoscrissero con il Prefetto di Napoli il patto di legalità per
l’ambiente al fine di mettere in pratica una strategia comune di contrasto e prevenzione.
I bagliori dei velenosissimi fuochi che illuminano le notti di tanti cittadini, dimostrano inequivocabilmente l’esito di tale tentativo. Strada che vai, cumulo in fiamme che trovi. A San Marcellino, Giugliano, Casoria, Gricignano d’Aversa, Parete, Brusciano e Melito, nelle campagne o nelle vicinanze dei raccordi stradali. Particolarmente grave è la situazione nel comune di Saviano, nel nolano, dove nell’area dei regi lagni, compresa tra via provinciale Fressuriello e la continuazione di via del Frasso, ci troviamo di fronte l’ennesima discarica illegale a cielo aperto, lunga ben un chilometro. Nascosti tra la vegetazione, come ci segnalano gli attivisti del gruppo “Rifiutarsi”, emergono cumuli di rifiuti urbani, differenziati, ospedalieri, edili, elettrici, scarti delle industrie tessili illegali del vesuviano e rifiuti tossici, nello specifico amianto.
Addirittura, i criminali che
gestiscono il traffico illegale dello smaltimento dei rifiuti, hanno pensato bene di attaccare un grande sacco industriale direttamente al muro per facilitare lo sversamento. Un tratto lungo 300 metri, inoltre, è stato completamente bruciato con tutti i rifiuti che vi erano dentro, generando un enorme rogo tossico. Questa la nota tragica. Ma non mancano risvolti al limite del ridicolo: l’area è stata messa sotto sicurezza con del semplice nastro rosso e la presenza di grandi teloni neri chiusi “ermeticamente” con delle pietre. Lascia non poco perplessi la “distrazione” del sindaco centrista Carmine Sommese, medico e consigliere regionale.
I suoi tanti incarichi di responsabilità dovrebbero imporgli interventi decisi a tutela del territorio e della salute dei cittadini. Non basta accendere i riflettori per qualche ora o al massimo per qualche giorno. L’emergenza rifiuti è diventata ordinaria quotidianità di veleni, sofferenze e morte. Si calcola che il business criminale dei rifiuti
abbia fruttato in questi anni circa 800 milioni di euro ma ad un prezzo salatissimo per la salute dei cittadini. E studi autorevoli saltati fuori solo ora dal fondo dei cassetti, lo stanno dimostrando. Cresce in modo “significativo” il numero dei tumori mammari in Campania. E’ questo il dato che emerge dal libro bianco “Campania, terra di veleni” di Antonio Giordano, ricercatore e direttore dello Sbarro Institute for cancer research presso la Temple University e di Giulio Tarro, primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli, realizzato in seguito a uno studio finanziato dal governo federale americano.
Nel volume, gli autori pongono l’accento sulla correlazione tra l’incremento delle malattie tumorali e lo smaltimento di rifiuti tossici. Secondo i due studiosi, tra il 2000 e il 2005, sono stati 40mila i casi di tumori non censiti di cui il 15% tra donne al di sotto dei 40 anni. “Trent’anni di camorra e di rifiuti tossici non correttamente smaltiti, ha spiegato Giordano, costano
alle zone di Napoli nord e di Caserta Sud un indice di mortalità del 9,2% in più fra gli uomini e del 12,4 per cento per le donne”. Percentuali di morte, segmenti di miseria. Quella di chi continua a far finta di niente...  Ernesto Ferrante