|
|
Ilva, Riesame conferma sequestro "Per la messa a norma, non chiusura" |
|
|
|
|
|
|
|
|
Il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro degli impianti Ilva di Taranto, vincolandolo però alla messa a norma e non alla chiusura degli impianti. Domiciliari confermati per Nicola Riva, Emilio Riva e Luigi Capogrosso, mentre tornano liberi i dirigenti Andelmi, D’Alò, De Felice, Di Maggio e Cavallo. Nel sequestro dell’Ilva, come si diceva, è prevista la facoltà d’uso degli impianti finalizzata alla messa a norma. E il Riesame di Taranto ha nominato il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, custode e amministratore di aree e impianti sotto sequestro. Restano in carica, per le procedure tecnico-operative, i tre ingegneri nominati dal gip. Ferrante sostituisce il commercialista nominato per i compiti amministrativi. Il Tribunale ha disposto che "i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti", confermando nel resto il decreto impugnato. I giudici si sono riservati di depositare le motivazioni dell’ordinanza. I termini non perentori per le motivazioni sono di cinque giorni. L’attesa del decreto Intanto la Camera dei deputati, questa sera o domani, potrebbe essere riconvocata per l’annuncio del decreto legge ad hoc. E’ quanto è emerso dalla riunione dei capigruppo di Montecitorio. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha chiesto ai capigruppo che la Camera fosse riconvocata per l’annuncio del decreto, varato all’ultimo Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, ma che manca ancora della firma del Capo dello Stato. "Siamo incerti - ha spiegato Giarda - se riusciremo a presentarlo già questa sera o domani mattina". In ballo i 336 milioni di euro che serviranno per avviare gli interventi di bonifica e risanamento del territorio. La posizione dell’azienda L’Ilva da parte sua si dice intenzionata ad attuare le misure necessarie per ridurre l’impatto ambientale, con misure adottate "spontaneamente". "Noi abbiamo accettato alcune soluzioni, le abbiamo adottate spontaneamente - ha spiegato il presidente Bruno Ferrante - questo è importante dirlo: non sono soluzioni imposte dalla legge o dall’autorizzazione di impatto ambientale". Ferrante ha parlato a Bari, dove ha incontrato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’assessore alla qualità dell’ambiente, Lorenzo Nicastro. "Insieme con la nostra disponibilità ad adottare queste iniziative - ha continuato Ferrante - c’è anche un obiettivo che noi ci siamo posti e che, attraverso il monitoraggio del perimetro dello stabilimento, dimostra la nostra volontà di essere assolutamente trasparenti". "Noi - ha detto ancora - non dobbiamo nascondere nulla, sappiamo che esistono dei problemi che vanno affrontati e risolti. Dobbiamo essere trasparenti, comunicare con la città e con le autorità e per questo abbiamo dato la nostra piena disponibilità al monitoraggio perimetrale dello stabilimento ma non solo. E’ veramente una svolta per Ilva e per il territorio tarantino". "Faremo il monitoraggio all’esterno - ha continuato Ferrante - con diverse centraline che saranno posizionate secondo accordi con l’Arpa. Abbiamo accolto l’indicazione del governo regionale e nazionale sulle giornate climatiche critiche e stiamo adottando uno studio che sarà pronto a giorni per ridurre le emissioni diffuse. Faremo rapidamente, una delle ipotesi è quella della riduzione dell’attività produttiva ma ci sono altre ipotesi tecnicamente praticabili e che hanno come obiettivo quello di ridurre le emissioni". I timori di Passera. Sulla vicenda dello stabilimento siderurgico colpito dai provvedimenti della magistratura è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera: "Occorre evitare la chiusura - ha detto - se si chiudono quegli impianti non si riaprono più: se spegni uno di questi forni non li riaccendi più, e Taranto, la Puglia e per l’Italia, sarebbe un costo veramente eccessivo". I fondi per la bonifica e i tempi per raggiungere standard diversi "sono dati che tutti insieme portano a evitare la chiusura". L’alternativa pane-veleno "è inaccettabile", ha concluso il ministro. "Non possiamo però neppure dire che gli impianti dell’Ilva vanno tenuti aperti a qualsiasi condizione - ha puntualizzato Passera - in quanto i criteri salute pubblica devono essere considerati". "Ci deve essere l’impegno di tutti a non chiudere, ne va di mezzo - ha detto il ministro - non solo il gruppo Riva ma tutta la filiera". Quello che l’azienda stava facendo, le risorse che il governo ha messo a disposizione per bonifiche e interventi, buona volontà e il tempo per raggiungere certi standard e non parametri estremi, "sono tutti elementi - ha aggiunto - che possono portare a evitare la chiusura". Ilva, dal Cdm 336 milioni per le bonifiche la procura deposita nuove intercettazioni:"Agli ispettori leghiamo il cu... alla sedia" Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per consentire l’avvio immediato delle bonifiche nelle aree inquinate nel sito di interesse nazionale di Taranto. Si tratta del provvedimento urgente annunciato ieri dal ministro Clini, che sblocca i 336 milioni di euro del protocollo d’intesa sottoscritto il 26 luglio scorso. In tribunale a Taranto, l’udienza del Riesame, con la discussione sulle misure cautelari scattate nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento prodotto da Ilva. La procura ha depositato una serie di intercettazioni, tra cui una in cui i dirigenti del siderurgico si dicono - rispetto all’arrivo in fabbrica dei funzionari regionali che dovevano compiere un sopralluogo sugli impianti ritenuti a rischio ambientale - "dobbiamo legargli il culo alla sedia". Dopo più di 10 ore di discussione in aula, l’udienza è stata aggiornata a domani mattina, alle 9. I giudici hanno comunque deciso di esprimersi subito, entro il 9 agosto, sui sigilli disposti per sei reparti dell’area a caldo, nonostante l’eccezione sollevata dall’accusa. Fondi per la bonifica dell’area. Il decreto sblocca 336 milioni di euro necessari per gli interventi di bonifica. In base al protocollo d’intesa consiste in uno stanziamento complessivo di 336.668.320 euro, di cui 329.468.000 di parte pubblica e 7.200.000 di parte privata. In mattinata anche una riunione del Cipe che, come aveva riferito ieri il viceministro Fabrizio Barca, aveva come compito anche quello di sbloccare 21 miliardi di euro del fondo coesione e sviluppo che include le risorse necessarie per la bonifica dell’area attorno al sito siderurgico. Per quanto riguarda il commissario tecnico per l’attuazione degli interventi, "non so se sarà Vendola o qualcun altro - ha detto Clini - decideranno loro della Regione". Gli interventi sulle emissioni. Il ministro ha anche spiegato che "l’Ilva ha accettato il tavolo e lunedì si riunirà. Spero che nell’arco di una settimana si arrivi all’identificazione delle soluzioni tecnologiche per ridurre le emissioni inquinanti. In questo modo potremo sottoscrivere un accordo tra impresa, ministero e Regione Puglia, che vincoli l’impresa ad attuare ciò che è stato determinato". E se verranno attuate innovazioni tecnologiche, l’Ilva "potrà accedere ai fondi pubblici". "Gli investimenti per le imprese per rispettare l’obbligo di legge sono a carico delle imprese stesse - ha aggiunto Clini - solo in caso di innovazione tecnologica le imprese possono accedere a fondi pubblici". L’udienza. Il palazzo di giustizia di Taranto è blindato da stamattina. Il Riesame deve decidere sui ricorsi presentati dall’Ilva, accusata di disastro ambientale, per i sigilli disposti dalla magistratura il 26 luglio scorso, e per le misure cautelari. L’edificio è presidiato all’interno ed all’esterno da blindati e dalle forze dell’ordine, sono inibite al parcheggio le aree circostanti e l’accesso è consentito solo da un ingresso posteriore dopo identificazione. Per tutta la notte il Palazzo di GIustizia è stato costantemente sorvegliato. La decisione sul sequestro. Discutere del sequestro degli impianti a settembre, voleva la Procura. E solo allora decidere se togliere o confermare i sigilli scattati per l’area a caldo del siderurgico. Questa mattina in camera di consiglio la Procura aveva sollevato una eccezione sulla legittimità della fissazione del Riesame ad agosto per quanto riguarda il provvedimento di sequestro dei sei impianti dell’Ilva. Secondo la Procura non ci sono gli elementi previsti dal codice per rinunciare alla sospensione dei termini nel periodo feriale. Un’eventuale illegittimità che potrebbe essere sollevata in qualsiasi momento del procedimento, inficiandolo. Di qui la posizione della Procura che ritiene legittima la discussione del riesame solo per gli arresti domiciliari inflitti a Emilio Riva, a suo figlio Nicola e a sei dirigenti. Per quanto riguarda il sequestro degli impianti tutto andrebbe rinviato a dopo il 15 settembre. Il folto collegio di difesa dell’Ilva si è opposto alle argomentazioni della pubblica accusa, posizione accolta dal tribunale che ha deciso di andare avanti e di respinge la richiesta dell’accusa. Le intercettazioni. Nei nuovi documenti prodotti dalla procura oggi c’è anche il contenuto di alcuni intercettazioni. Lo ha riferito il procuratore della Repubblica, Franco Sebastio. "Dobbiamo legargli il culo alla sedia", forse per non permettere ai tecnici un’ispezione libera e completa dello stabilimento, è il contenuto di una delle conversazioni intercettate. La frase sarebbe stata pronunciata da un dirigente dell’Ilva in una conversazione con altri dirigenti. Le frasi sono contenute in un procedimento penale con l’ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari, di cui è titolare il pm della Procura di Taranto Remo Epifani e che è stato unificato a quello nei confronti dell’Ilva per disastro ambientale colposo e doloso. Dalle intercettazioni, secondo indiscrezioni, emergerebbero contatti con tecnici che dovevano preparare l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale per conto del ministero dell’Ambiente, nonché un presunto episodio di corruzione del docente universitario ed ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti (episodio è indicato anche nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip). Nel procedimento per corruzione in atti giudiziari sono indagati lo stesso Liberti, il vice presidente del gruppo Riva, Fabio Riva, l’ex direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso, e il dirigente Ilva Girolamo Archinà. Le controperizie dell’Ilva. L’udienza a porte chiuse davanti ai giudici è iniziata intorno alle 9; presidente è Antonio Morelli, a latere Alessandra Romano e Benedetto Ruberto. I legali dell’Ilva, in relazione al sequestro, dovrebbero depositare due perizie di parte, una chimica e l’altra epidemiologica, finalizzate ad ottenere il dissequestro; i sigilli, infatti, sono stati apposti lunedì scorso senza facoltà d’uso. La decisione dei giudici dovrà essere depositata entro giovedì 9 agosto. All’esterno al momento non si registrano manifestazioni da parte di operai né esponenti di Cobas o centri sociali, gli stessi che ieri hanno interrotto il comizio conclusivo della manifestazione sindacale organizzata da Cgil, Cisl e Uil.M. Diliberto-repubblica |
|
|