Le famiglie si stanno privando poco a poco di pezzi di normalità
 











Gli italiani sono alla canna del gas. Le sociologie spicciole di Silvio il fuggiasco, della spocchiosa Elsa e di minus Mario, detto anche “fra’ inteso” per quella sua tendenza a spararla grossa per poi cercare di rimediare con la solita toppa, stridono terribilmente con la realtà dei fatti.
Scambiare qualche aperitivo al bar, dopo una giornata di stress e lavoro, per benessere ed interpretare come disponibilità di soldi, ordinarie code in autostrada per una striminzita vacanza, è roba da gonzi della politica e da analfabeti dell’economia. Le famiglie del nostro paese si stanno privando a poco a poco di pezzi di normalità, di cose ordinarie. Sono i numeri a dirlo e la quotidianità a certificarlo.
Il reddito è tornato ai livelli di 10 anni fa e i risparmi sono dimunuiti del 26,4% a fronte di un aumento della spesa per i consumi finali (al lordo dell’inflazione) del +4%. Numeri e dati che con il benessere c’entrano come i cavoli a merenda. Tra il
2008 ed il 2011 la spesa delle famiglie italiane è aumentata del 4%, attestandosi sui 962,6 miliardi di euro. Per contro, i risparmi hanno subito una caduta verticale del 26,4%, scendendo a quota 93,5 miliardi di euro, mentre il reddito disponibile è rimasto pressocché uguale (+0,3%). Il potere d’acquisto è sceso del 3,7%. L’inflazione, sempre tra il 2008 ed il 2011, ha fatto segnare un +5,2%. I risultati emersi dall’indagine condotta dall’Associazione Artigiani e Piccola Impresa Cgia di Mestre, non richiedono particolari interpretazioni. Il quadro è nerissimo. A subire maggiormente i contraccolpi della crisi, sono state le famiglie numerose con minori a carico, quelle monoreddito e quelle che purtroppo hanno dovuto patire la perdita del posto di lavoro di almeno un componente. Si spende poco, non solo a debito ma anche a credito, perché mancano i soldi e il commercio ne risente.
L’incertezza strisciante sul versante lavorativo, ha avuto infatti pesanti ricadute anche sul credito al
consumo, come dimostra la recente elaborazione di Federconsumatori su dati Abi, Assofin e Istat. Se dal 2002 al 2009 la richiesta prestiti da parte delle famiglie italiane ha fatto registrare una costante crescita, per quest’anno si prevede una contrazione delle consistenze del credito al consumo del 5%.
Nel 2009 l’indebitamento era pari a 4.618 euro a famiglia e 1.910 euro a persona; quest’anno sarà invece soggetto ad una diminuzione, passando a 4.280 euro a famiglia e 1.783 euro a individuo. Segni meno ovunque, tranne che nei “Palazzi”. Lì i segni più abbondano, ma di certo non per meriti o cose positive.Ernesto Ferrante