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Grillo contro Bersani: ’Sei solo un fallito’ |
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"Si rassicuri, lei non è un fascista. E’ solo un fallito. Lo è lei insieme a tutti i politici incompetenti e talvolta ladri che hanno fatto carne da porco dell’Italia e che ora pretendono di darci anche lezioni di democrazia. Per rimanere a galla farete qualunque cosa. A Reggio Emilia si celebra Pio La Torre mentre si tratta con l’Udc di Cuffaro. Amen". Così Beppe Grillo chiude, sul suo blog, un lungo post in cui replica al segretario del Pd Pier Luigi Bersani che ha attaccato i "fascisti" che sul web insultano il Pd. "Vedo che sulla rete sono rivolti al nostro partito dei linguaggi del tipo ’siete degli zombie, dei cadaveri, vi seppelliremo vivi’. Sono linguaggi fascisti ma vengano qui a dircelo", ha tuonato ieri Bersani. Il segretario del Pd non ha fatto nomi, ma è evidente che nel mirino c’erano tanto Grillo quanto Antonio Di Pietro, che tempo fa ha postato su internet anche un video con Bersani nei panni di uno zombie. "’Fassissti! Fassissti del web’, ha gridato Gargamella Bersani - gli fa oggi il verso il leader del Movimento 5 Stelle - Fatemi capire, se Bersani viene accomunato a uno zombie politico (tesi supportata dalla sua storia passata e recente) è un insulto gravissimo, se invece Bersani considera il MoVimento 5 Stelle alla pari del nuovo Partito Nazionale Fascista è normale dialettica. A Bersani non mi sognerei mai di dare del fascista, gli imputo invece di aver agito in accordo con ex fascisti e piduisti per un ventennio, spartendo insieme a loro anche le ossa della Nazione". Anni in cui, sostiene il comico genovese, "non c’è traccia di leggi sul conflitto di interessi o contro la corruzione. Violante e D’Alema sono stati le punte di diamante del pdl/pdmenoelle. Bicamerale, garanzia delle televisioni a Berlusconi, concessione delle frequenze televisive all’uno per cento dei ricavi. E lo Scudo Fiscale, passato grazie alle assenze dei pidimenoellini? e le decine di volte in cui il governo Berlusconi poteva essere sfiduciato, ma i pdimenoellini erano sempre altrove?". Nel 2007 "sono state presentate tre leggi di iniziativa popolare per ripulire il Parlamento dai poltronissimi (massimo due mandati) e dai condannati e per l’elezione diretta degli eletti: non sono mai state discusse. Chi è il fassissta, caro Bersani? Chi ha ignorato 350.000 firme? Quando mi presentai ’in carne e ossa’ per la segreteria del pdmenoelle mi fu impedito. Chi era il fassissta, caro Bersani? Il MoVimento 5 Stelle ha rifiutato ogni rimborso elettorale, il pdmeneolle non ha mollato neppure l’ultima rata dello scorso giugno perché già spesa. Chi fa il fassissta con il finanziamento pubblico abolito da un referendum, caro Bersani? Chi voleva il nucleare ’pulito’ nonostante un referendum contrario? Io ho girato l’Italia con un camper, a mie spese, per fare campagna elettorale. Senza scorta. La Finocchiaro con la scorta ci fa la spesa e Fassino il primo maggio. Chi è il fassissta, caro Bersani? Lei ha ricevuto 98.000 euro da Riva, il padrone dell’Ilva, a che titolo? Chi è il fassissta, caro Bersani?". Grillo, referendum contro i senatori a vita: “Decisivi e non muoiono mai” Beppe Grillo non ritorna sulla polemica innescata da Pierluigi Bersani, che lo aveva accusato di usare toni fascisti, ma continua ad attaccare la politica italiana. Nel mirino oggi finiscono i senatori a vita, e di riflesso lo stesso Napolitano. Come al solito, lo fa senza usare mezzi termini e chiede l’abolizione sulla carta con un referendum online. “I senatori a vita non muoiono mai, o almeno muoiono molto più tardi”, osserva infatti il leader del Movimento 5 Stelle ricordando che “in Senato pochi voti possono determinare l’esito di un voto di fiducia o l’approvazione di una legge non costituzionale. E’ già successo. I senatori a vita possono risultare decisivi. E’ già successo”. Il comico genovese, inoltre, non ha dubbi: “la composizione del Parlamento, in teoria, dovrebbe essere decisa solo dal popolo sovrano”. I senatori a vita, però, sono nominati dal Capo dello Stato e per questo “l’istituto delle nomina del senatore a vita sfugge a qualunque controllo democratico”. Si tratta, prosegue il comico sul blog, di “una promozione di carattere feudale, baronale, come ai tempi dei valvassini e dei valvassori. Per diritto divino. Il Presidente in carica può influenzare senza rendere conto a nessuno la legislatura successiva alla sua presidenza nominando chi gli aggrada”. E Grillo annota che “Napolitano può nominare nuovi senatori a vita. Altri quattro per la precisione, oggi sono cinque. Il numero massimo di cinque senatori a vita presenti in Senato oppure cinque nominati da ogni presidente della Repubblica è controverso. Dal dopoguerra ognuno ha fatto un po’ come gli pareva”. Grillo legge a modo suo la composizione attuale della ‘squadra’ di senatori a vita in carica: “Dopo la nomina di Rigor Montis per meriti sconosciuti e immunità parlamentare acquisita, sono in pole position secondo indiscrezioni, Eugenio Scalfari (quello delle trattative), Boss(ol)i (quello che il Tricolore ‘ci si puliva il culo’), Gianni Letta (il badante ventennale del piduista, tessera 1816, Berlusconi), Emanuele Macaluso (quello della corrente ‘migliorista’ di Napolitano) e Margherita Hack (l’unica degna di menzione)”. Invece “i cinque senatori a vita attuali, a parte Rigor Montis, sono il prescritto Andreotti (93 anni), Emilio Colombo (92 anni), Carlo Azeglio Ciampi (in qualità di ex presidente della Repubblica, 92 anni), Rita Levi Montalcini (103 anni). Nella prossima legislatura saranno raggiunti da Napolitano che in confronto a loro – incalza – è un giovanotto (87 anni). Nella rosa dei nuovi senatori a vita i due più accreditati sono Macaluso e Scalfari, entrambi ottantottenni”. Infine, secondo Grillo “il senatore a vita è tale per aver ‘illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario’. E’ il ritratto di Andreotti! Se si vuole onorare chi ha ‘illustrato la Patria’ si possono assegnare onorificenze, anche altissime, ma la vita democratica della Nazione deve essere decisa unicamente dagli elettori con il loro voto che vale uno esattamente come quello di Napolitano o di ogni altro presidente della Repubblica che lo ha preceduto”. E ricorda: “Cossiga – aggiunge in una nota – offrì la nomina a senatore a vita a Montanelli che rifiutò a garanzia della sua indipendenza. Disse ‘non e’ stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza’”.
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