Colle denuncia: ’Torbida manovra destabilizzante’
 











Il capo dello Stato non è "ricattabile", non cambia idea sul ricorso alla Consulta e di fronte a "torbide manovre destabilizzanti" che stanno investendo il Quirinale chiama il mondo politico ed istituzionale a difendere "il corretto svolgimento della vita democratica". Ecco l’ira fredda di Giorgio Napolitano - descritto oggi "determinato" come non mai a "tenere fermo il punto" - materializzarsi gelida e contundente, dopo un’agitata notte di riflessione, attraverso un comunicato durissimo che mostra come ormai, per il Colle, la misura sia colma. Toni da chiamata alle armi, quelli usati oggi da Napolitano, per difendere un’istituzione, la presidenza della Repubblica, che mai negli ultimi anni era finita come oggi sotto il fuoco incrociato di parti politiche diverse e di ’media’ paradossalmente collocati su sponde opposte.
Immediata la sponda di palazzo Chigi, che mostra di non prendere sottogamba l’accerchiamento del Quirinale: sono "attacchi
strumentali ai quali il Paese saprà reagire", scrive Mario Monti in un messaggio di vicinanza al presidente a nome dell’intero Governo con il quale stigmatizza "le inaccettabili insinuazioni comparse sulla stampa". La vicenda intercettazioni sembra dilagare e le indiscrezioni pubblicate ieri da ’Panorama’, gruppo Mondadori e quindi di proprietà della famiglia Berlusconi, hanno fatto tracimare l’indignazione del Quirinale che era già vicinissima all’esplosione dopo le continue bordate lanciate da un giornale della sponda opposta, cioé il ’Fatto quotidiano’.
"Che si poteva fare - si osserva oggi al Quirinale - di fronte ad una campagna costruita quasi ad arte, che dura da così tanto tempo" e portata avanti da "una commistione di soggetti diversi, interessi diversi ed quindi media diversi?. Oggi è chiaro che sono altri - si ragiona al Colle - che devono spiegare una campagna senza alcun fondamento". Immediata e quasi unanime è arrivata la "solidarietà" della politica e delle
istituzioni, a partire dal Csm che per primo ha parlato di "attacchi infondati e strumentali". Poi, via via, ecco le note dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, la salita al Colle di Massimo D’Alema ed anche di Gianni Letta che ha preso nettamente le distanze dalle indiscrezioni di Panorama definendo le rivelazioni sui contenuti delle telefonate intercettate dalla Procura di Palermo "arbitrarie, ingiuste e assolutamente lontane dalla verità". "Una salita vera che ha fatto piacere al presidente", confermano i collaboratori di Napolitano.
Poi ecco Bersani ed il Pd compatto a difesa del Colle, il Pdl c’é anche se meno granitico e comunque pronto a sfruttare l’onda per rilanciare il mantra delle intercettazioni. Voci fuori dal coro? Naturalmente l’Italia dei valori e la Lega Nord che con Roberto Maroni chiede al Quirinale di rendere pubblici i contenuti delle telefonate, perché "su una vicenda così grave non ci possono essere zone d’ombra". Pesa infine il
silenzio di Silvio Berlusconi. E poi c’é la procura di Palermo, che segue gli sviluppi giudiziari in attesa della sentenza della Consulta e che legge con estrema attenzione le indiscrezioni apparse sulla stampa al punto di ventilare la possibilità di aprire un’indagine sulla fuga di notizie. Accertamenti che, ha spiegato il procuratore Francesco Messineo, posso essere fatti anche per "la diffusione di una notizia parziale o inesatta". Il che, tradotto, significa che per i Pm le indiscrezioni di Panorama non sono veritiere. In procura spiegano, chiedendo l’anonimato, che le indiscrezioni pubblicate da Panorama danneggiano solo le indagini e sono costruite ad arte per rimettere in pista il bavaglio alle intercettazioni.  Fabrizio Finzi- ansa