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Mentre l’esimio Mr. Monti continua ad anellare vertice su vertice (l’ultimo con Hollande - condito da una stizzosa replica a chi faceva notare l’inutilità di questi “summit” - con un nuovo “piano in tre tappe per salvare l’euro” fondato, toh, sulla necessità di un’ “unione bancaria”...) e mentre gli Italiani tutti - quelli che pensano - sono da noi invitati a fare i debiti scongiuri sulle “misure” salva-euro varate dall’altro delegato dell’usura, Mr. Draghi, alla guida della Bce, la politica politicante italiota ha ripreso a rantolare. Nel paniere delle chiacchiere hanno messo di tutto. Dalle accuse di “fascismo” a Grillo e Di Pietro alle vendolate sulla necessità di nozze gay contestate dalla Bindi; dall’emergenza carceri alle “grandi” (sic) manovre pre-elettorali per formare alleanze contronatura; da una stilettata a Renzi e una a Maroni; dal conflitto Alfano-Minetti alle kermesse-festival pro-terroristi in Siria... Dalle proposte per una legge elettorale alla francese e una alla tedesca (ma sempre conservando “premi” per loro stessi)... Nemmeno a dirlo ma il Leone d’Oro alla carriera politicante se l’è aggiudicato lo stesso Mario Monti - che di tecnico non ha più nulla ed è ormai un anglomane in servizio al regime dei partiti - e che ieri ha fatto propria la “tedesco-fobia” che alla City e a Wall Street va per la maggiore. Ovviamente nessuna voce né alcun “informatore” che informi sulla sua nefasta gestione di quel che resta dell’Italia, avviata verso la rovina totale. Tutto come sempre. Anzi: peggio.Lorenzo Moore Mario Monti, tanto per tenersi aperta un’altra porta, oltre a quella di una sua più che probabile candidatura nel 2013 alla guida di una coalizione liberal-liberista e catto-bancaria-tecnocratica, è intervenuto alla riunione di presidenza del gruppo parlamentare europeo del Partito Popolare a Fiesole. Qui ha fatto sfoggio di una non prevista attenzione “sociale” verso i problemi economici e le difficoltà dei cittadini italiani che le misure economiche del suo governo hanno ulteriormente impoverito. Non sono un membro del Ppe, ha messo le mani avanti Monti, ma credo di avere una affinità che mi permette di dialogare bene con voi. Non per niente, ha sostenuto, mi sono “ sempre” ispirato al modello dell’economia sociale di mercato. Insomma, un Monti emulo di Kohl e di Giovanni Paolo II° non ce lo saremmo davvero aspettato. Ma che si deve fare per campare… Trovandosi in un ambito europeo, l’ex consulente di Goldman Sachs e di Moody’s ha osservato che l’integrazione europea incontra difficoltà e potrà procedere soltanto con un flusso di idee nuove, fresche e critiche “adeguate a un compito storico”. Affermazione che traslata dal linguaggio tecnocratico a quello comune significa che i Paesi membri dell’Unione europea devono rinunciare progressivamente alla propria sovranità e cederla ad organismi comunitari centralistici come la Bce e la Commissione europea. La strada è comunque in salita. E se l’euro è il “pinnacolo” della costruzione europea esso può diventare un fattore di disgregazione tra i popoli. Uno scenario che sarebbe ancora più grave delle conseguenze materiali della crisi. Se non si alza il livello di guardia, ha avvertito, questa cosa avverrà. E Monti ha ammesso di non sapere se il mondo politico europeo e i capi di Stato e di governo ne siano sufficientemente consapevoli. Ci sarebbe da replicare che i governi ne sono perfettamente consapevoli ma che esitano a cedere tutta la sovranità azionale ad organismi guidati da uomini di fiducia dell’Alta Finanza. Un ambiente da cui proviene lo stesso Monti che non per niente la vede in maniera opposta. Le preoccupazioni di Monti riguardano anche il clima di insofferenza che nel Parlamento e anche nei gruppi italiani che fanno riferimento al Ppe si è creato negli ultimi 4-5 anni nei riguardi della Germania e del governo di Angela Merkel. Il mio governo ha ricordato è sostenuto da una maggioranza di cui fanno parte due gruppi, uno di centro (Udc) e uno di centrodestra (PdL), che fanno parte della famiglia del Ppe, a cui appartengono anche la Cdu e la bavarese Csu che con i liberali guidano il governo tedesco. Una contraddizione in termini, voleva dire Monti che non ha potuto e voluto portare più in là il discorso per non essere costretto ad ammettere che è la Merkel la vera guida dell’Europa e che il risentimento montante anti-tedesco è la conseguenza della linea del rigore che la Germania sta imponendo ai Paesi europei dell’area Sud. Quelli che hanno i maggiori problemi nel tenere sotto controllo la dinamica della spesa pubblica e ai quali è stata imposta una cura pesantissima attraverso il taglio della spesa pubblica e lo smantellamento dello Stato sociale. E i malumori e il risentimento anti-tedesco sono inevitabili, almeno in Italia, perché quel taglio, che lo stesso Monti ha fortemente voluto ed imposto, implica una riduzione dei finanziamenti che nella maggioranza dei casi finiscono anche per andare a gruppi sociali che sostengono questo o quel partito. E l’anno prossimo, questa è la spiegazione vera, si vota e i cittadini privi di risorse ci metteranno poco a fare sentire il proprio malumore nelle urne. Certo, ha ammesso, il governo italiano ha dovuto imporre “sacrifici pesantissimi” che sono stati compresi e sopportati in modo ammirevole. Sai che riconoscimento quando i sacrifici li fanno gli altri! E qui Monti ha sostenuto che ogni volta che la politica parla all’opinione pubblica italiana di vincoli europei, patto di stabilità, fiscal compact, non dice mai che dobbiamo farlo perché lo chiede l’Europa. In realtà, è proprio quello che dicono il governo e i tre partiti che attualmente lo sostengono. Ma Monti ha insistito su questo punto sostenendo che presentare i sacrifici (più tasse, taglio delle pensioni e lavoro reso più precario) in chiave europea è la cosa peggiore che un politico possa fare, perché distrugge cinicamente e consapevolmente la fiducia dei cittadini nei confronti del processo di integrazione europea. In ogni caso l’Italia, che non è indebitata con i fondi salva Stati, è più europeista di tanti altri Paesi. Se infatti è il terzo Paese come dimensione dell’impegno finanziario assunto per risolvere la crisi greca dopo Francia e Germania, si deve tenere conto che parte di quell’importo a loro ritorna per i crediti delle loro banche nei confronti della Grecia. Invece le banche italiane hanno pochissimi crediti. Così in termini assoluti l’Italia sarebbe il maggiore sostenitore del salvataggio della Grecia. Vista la maniera con cui la Grecia viene salvata, non è cosa di cui andare fieri. |
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