Allarme Usa: -Nostre armi ai ribelli in Iraq-
 







di Matteo Bosco Bortolaso




Mia, missing in action. Stavolta, però, a scomparire non sono i soldati, ma fucili e pistole, elmetti e giubbetti antiproiettile. Un arsenale di 190 mila armi da fuoco, fornito dagli Stati uniti alle forze di sicurezza irachene, è misteriosamente svanito nel nulla. All'appello, secondo un rapporto circolato a Washington, mancherebbero 110mila kalashnikov, 80 mila pistole, 115 elmetti e 135 mila giubbetti anti proiettile. Armi comprate con i soldi dei cittadini americani che potrebbero essere finite nelle mani dei terroristi, pronti ad usarle contro le truppe a stelle e strisce. Gli Stati Uniti potrebbero aver equipaggiato un esercito di quasi 200 mila ribelli, molti di più rispetto ai soldati mandati dall'amministrazione di Washington nel teatro mediorientale.
La scoperta crea non poco imbarazzo alla Casa bianca e nei centri di comando a Baghdad, dove ieri il generale David Petraeus, responsabile delle forze sul terreno, ha riunito i suoi uomini
per discutere delle armi perdute. Secondo il rapporto del Government accountability office, un organo investigativo del Congresso simile alla corte dei conti italiana, il Pentagono ha perso le tracce del 30% delle armi distribuite in Iraq negli ultimi tre anni. Un anno fa un altro rapporto, preparato dall'ispettore generale per la ricostruzione in Iraq, spiegava che all'appello mancavano 14mila armi da fuoco. Nel documento più recente, un fascicoletto di venticinque pagine, i funzionari del Gao spiegano di aver confrontato i registri, scoprendo che i conti non tornavano. Nell'introdurre i dati, gli autori scrivono che a spingerli verso l'indagine è stato il fatto che «dal 2003 gli Stati uniti hanno speso circa 19,2 miliardi di dollari per preparare le forze di sicurezza irachene e il dipartimento della difesa ha chiesto altri due miliardi per portare avanti questo programma». Di questi 19,2 miliardi, almeno 2,8 sarebbero serviti alla distribuzione di armi e equipaggiamenti. In particolare, sempre secondo il Gao, la distribuzione è stata particolarmente inefficace dal 2004 al 2005. Il rapporto parla di staff insufficiente, tecnologia inadeguata e mancanza di una rete completa per la distribuzione.
«A fronte della richiesta del Pentagono di altri 2 miliardi di dollari», il government accountability office chiede che vengano assicurate «procedure affidabili». Gli uomini del dipartimento della difesa, che non mettono in discussione le cifre della corte dei conti, spiegano di aver cominciato a rivedere il sistema di distribuzione di armi. Mark Kimmit, un funzionario del Pentagono, ha detto che il dicastero per la difesa «sta ricontrollando politiche e procedure per assicurarsi che gli equipaggiamenti finanziati dagli Stati uniti raggiungano determinate forze di sicurezza irachene secondo un programma prestabilito».
Lo scandalo delle armi perdute è una patata bollente che scotta le mani del generale Petraeus, il quale dovrà preparare una diagnosi della
situazione irachena che verrà presentata a Washington a metà settembre, assieme alle considerazioni dell'ambasciatore statunitense a Baghdad, Ryan Crocker. Il dibattito politico sulla guerra concentra le sue attese su questo doppio appuntamento, mentre da Baghdad le notizie non sono incoraggianti: ieri il bollettino dal fronte era business as usual. Un camion bomba lanciato contro la città del nord di Tal Afar, ha ucciso almeno 28 persone. Nella capitale irachena, invece, nove civili sono stati uccisi da una bomba lasciata su un lato della strada in un'area prevalentemente sciita. L'Iraq, però, ieri non era nell'agenda del presidente Bush, che ha discusso invece di oppio e talebani con il presidente afghano Hamid Karzai, in visita a Camp David, la Casa bianca delle vacanze che ha la settimana scorsa ha ospitato il nuovo premier britannico Gordon Brown. Ad ogni domanda su quel che accade in Iraq, Bush ripete di voler aspettare metà settembre, quando usciranno i rapporti del generale Petraeus e dell'ambasciatore Crocker. E tra le tante cifre contenute in questi documenti, ci saranno pure quelle 190 mila armi che mancano.da Il manifesto