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Festa del Pd. L’Olimpo dei racconta balle |
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Anche Bersani finisce nell’album delle frasi celebri. Il suo discorso di chiusura della festa del Pd a Reggio Emilia è sembrato venire da un altro pianeta. Benché sia una delle tre gambe del governo Monti, assieme a Berlusconi e Casini, ha pure il coraggio di far passare il messaggio di un’agenda diversa rispetto a quella dei tecnocrati. E più precisamente ha detto: “Cambieremo l’agenda del paese portando l’attenzione sulle condizioni concrete di vita e di lavoro degli italiani”. Questo significa solamente prendere in giro gli italiani e gli stessi elettori del Pd. Sostengono un governo che sta facendo piazza pulita di tutti i diritti fin qui acquisiti dal mondo del lavoro, spalmando a piene mani flessibilità e condizioni di salari miserrimi per occupati e pensionati. E futuro nero per intere generazioni di giovani. Oltreché una pioggia di tasse, un degrado sociale crescente anche per colpa di politiche migratorie insensate e costo della vita adatto solo ai banchieri. E dal palco della festa di Reggio Emilia si ha pure il coraggio di parlare di agenda diversa. Sia sul piano del lavoro che del tema delle pensioni, come sottolineato più volte da Fassina e da Damiano. “Ora tocca a noi” questa la promessa di Bersani. Ora a tutto c’è un limite. Forse sarebbe il caso che qualcuno ricordasse a Bersani e D’Alema che non solo rappresentano un pilastro del governo dei banchieri ma ne hanno approvato anche tutti i provvedimenti vergogna. Da una platea non ideologizzata ci sarebbe stato subito un lancio liberatorio di ortaggi e di uova marce invece sono arrivati gli applausi. Si vede che da quelle parti vale ancora la logica del piacere attraverso le privazioni e le fustigazioni. Tra le tante promesse fatte dal segretario del Pd ce ne sono alcune che davvero dovrebbero imbarazzare anche i più credenti fedeli della dottrina post-comunista. A cominciare da quella sul ruolo dei banchieri. “No al governo dei banchieri, basta con i finanzieri con licenza di uccidere”. Eppure tanti imprenditori si sono suicidati proprio per la chiusura dei rubinetti del credito. E nella cricca che sostiene Monti e le banche c’è soprattutto il Pd. D’altronde la rabbia dei lavoratori dell’Alcoa rivolta soprattutto nei confronti della dirigenza del Pd dimostra che non tutti subiscono l’effetto del sonnifero ideologico. Saranno pure elettori del partito di Bersani ma non scemi e con l’orecchino al naso. Altra frase famosa: “Siamo un partito senza padroni”. E Monti cos’è se non espressione dei padroni banchieri? E le agenzie di rating cosa sono? E i mercati? Il Pd come lo stesso Pdl, l’Ud e il capo dello Stato si sono subito genuflessi al potere dei banchieri, dell’Ue e dei mercati. “Tocca agli italiani decidere chi governerà”, altra balla clamorosa detta da Bersani. La verità è che siamo commissariati e lo saremo finché non ci riprenderemo la nostra sovranità e il nostro diritto a decidere sulle politiche economiche. Tutto ci viene imposto dall’esterno e soprattutto dalla grande finanza. Tutto il resto sono balle spaziali. Quindi finché resteremo nell’Europa dei banchieri, della moneta unica e dei burocrati di Bruxelles non saremo liberi di decidere su nulla. Figuriamoci sulle scelte strategiche di un Paese come il nostro. Non ci sarà né sviluppo né crescita ma solo una spianata al ribasso di tutte le categorie che non potranno più chiedere dignità dei salari e delle pensioni ma dovranno accontentarsi delle briciole che passeranno i vari Monti con il sostegno dei centrosinistri e dei centrodestri. Nel libro dei sogni, il segretario del Pd ci ha messo anche l’immancabile promessa sull’abrogazione della legge sul falso in bilancio, sul conflitto d’interessi, sulla non ricandidabilità dei condannati per corruzione o altro e sul recupero dei soldi dei politici che hanno preso tangenti. Forse come primo atto dovrebbe fare visita all’ex Bottegone per recuperare un po’ di soldi e di credibilità. Ma visto che basta cambiare nome per liberarsi dei fantasmi del passato, allora anche i cittadini farebbero bene a dare il benservito a questi mistificatori della verità. O forse Bersani vuole rifarsi su Penati? Dopotutto era il suo braccio destro e non poteva non sapere dove andavano a finire le tangenti incassate dall’ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo per la storia dell’area dell’ex Falk di Sesto. Comunque sia non ci sarà nessuna delle cose promesse da Bersani, soprattutto la discontinuità dal governo Monti. D’altronde Casini, suo alleato, è stato chiaro: dopo Monti c’è Monti. michele mendolicchio |
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